17 Diciembre





Crocifisso del Tesoro del Duomo di Monreale

L’immagine è inchiodata all’albero di Jesse.

La pianta nasce dal fianco del re di Giuda

e i suoi rami presentano gli altri re progenitori di Gesù.

In cima la figura della Vergine.




Mt 1, 1-17

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.
Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Àcaz, Àcaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici.


IL COMMENTO

Una storia. E una vita. Dio con il suo popolo, senza stancarsi, con rinnovata misericordia, con pazienza, con eterno amore. In Cristo scorre questo sangue divino ed è una cosa sola con il sangue umanissimo dei suoi fratelli. Scorrere a ritroso il cammino del seme di Gesù è scoprire l'intensità e la profondità del suo amore. Da sempre con i suoi, di generazione in generazione, di momento in momento, sempre. Abramo, l'inizio incastonato in una promessa. Davide, la promessa che si svela come misericordia. L'esilio, la deportazione, la promessa che riverbera fedeltà sin dentro l'abisso del fallimento. E volti, persone, peccati, eroismi, la terra da cui è tratto il popolo, e lo Spirito Santo insufflato nei progenitori a condurre, misteriosamente, la storia.

Lo stesso termine usato da Matteo per definire la genealogia - ghénesis - lo incontriamo nel primo capitolo della Lettera di Giacomo: "(Chi non mette in pratica la parola) somiglia ad un uomo che osserva il proprio volto, alla lettera la forma del suo essere in uno specchio" (1 Gc. 1,23). Ecco, la storia del Popolo è tutta in questa Parola. Chiamato a guardare Dio, ad abbandonarsi alla sua promessa colma d'amore fedele, ha costantemente disatteso l'ascolto e l'obbedienza e si è trovato a contemplare il proprio volto, la forma del suo essere corrotto, inconsistente, vuoto. E' il fallimento d'ogni presunzione religiosa, l'elezione dimenticata nell'orgoglio.

E non è questa la nostra medesima situazione? Quante ore passate a contemplarci allo specchio, costretti a sbattere contro la nostra insipienza e stoltezza, e quel senso d'inappagamento, di non risolto, di effimero che sbiadisce ogni istante, ogni relazione, ogni atto. E' il trionfo della carne assoggettata alla menzogna. Ma è proprio qui che Dio ha deciso di piantare la sua tenda. In questa carne votata alla morte, la nostra carne sorta da una promessa e condannata al nulla. Qui giunge l'amore appassionato di Dio, in questo prossimo Natale, in questo giorno che ci è consegnato. Qui dove siamo, come siamo, frutti bacati di una storia d'amore.

Dio è buono, Dio è misericordioso, Dio è innamorato di ciascuno di noi. Scriveva il

poeta francese Charles Péguy:

«Bisogna riconoscerlo, la genealogia carnale di Gesù è spaventosa. Pochi uomini hanno avuto forse tanti antenati criminali, e così criminali. Particolarmente così carnalmente criminali. È in parte ciò che dà al mistero dell’Incarnazione tutto il suo valore, tutta la sua profondità, un arretramento spaventoso. Tutto il suo impeto, tutto il suo carico di umanità. Di carnale. Quantomeno per una parte, e per una gran parte».

C'è Abramo nella nostra storia, la promessa che ci ha dato vita; c'è Davide, l'elezione ed il peccato perdonato mille volte; c'è l'esilio, quello di ogni giorno scivolato senza amore. E ci sono quei volti che ci dicono la fedeltà di Dio: Isacco, l'impossibile che Dio ha tante volte realizzato nella nostra vita; Giacobbe, l'astuzia piegata dalla Croce di ogni giorno; Rut, la straniera e pagana bagnata dalla Grazia come i nostri pensieri e i criteri spesso mondani riacciuffati dalla misericordia infinita; Salomone, il trionfo della follia divina, le tante nostre opere morte, frutto di compromessi e peccati, rigenerate dal perdono che trasforma il male in bene; e i mille altri volti, sino a Giuseppe, sino a Maria, la Chiesa nostra Madre che ci ha adottati conoscendo il profondo del nostro cuore, e che ci ha allevato con tenerezza sino ad oggi.

Attraverso Maria, la Chiesa, entriamo a far parte di una famiglia santa, dove non siamo "più stranieri né ospiti, ma siamo diventati concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù" (Ef. 2,18-20). Siamo familiari dei santi, dei graziati. Familiari di Caino, redento nel compimento di una promessa che sconvolge ogni giustizia. Gli studi recenti infatti fanno risalire le origini familiari di Gesù sino a Caino, il primo assassino della storia, colui che darà carne al peccato dei suoi genitori. La superbia ereditata si traduce in gelosia e muove la mano all'omicidio. Eppure su questo peccato, il primo visibile ad occhio nudo, la materializzazione di quell'origine peccaminosa che ha sfregiato l'innocenza di Adamo ed Eva, sul cammino votato alla morte il Signore ha posto un segno, un Tau, immagine della Croce. Il "segno di Caino", l'amore di Dio infiltratosi sin dentro l'angoscia e Dla paura della morte, quella che aveva assediato e stroncato Caino. "Allora il Signore dopo il diluvio, da tutti i discendenti di Noè, operò con sapienza e con pazienza secondo le due irresistibili leggi della redenzione... Tra tutti i popoli della terra (Gen 10) scelse Sem e la sua posterità (Gen 10, 21-31). Dalla posterità di Sem scelse la famiglia di Tare, padre di Abramo (Gen 11, 27-32). Dai figli di Tare scelse Abramo (Gen 12, 1-3), e la sua discendenza, Isacco e Giacobbe. Dai dodici figli di Giacobbe scelse la tribù di Giuda (Gen 49, 8-12). Dalla tribù di Giuda scelse la semitribù dei Cainiti (o Qainiti, o Qeniti, o Qenizziti) con Kaleb, la cui terra sta nella ‘parte montagnosa’, con capitale Hebron e comprendeva la Betlemme di Kaleb (Gios 14, 6-15); Da questa semitribù (o dan) scelse la famiglia di Ishaj (lesse), e dagli otto figli di Ishaj scelse David (1Sam 16,1-12), sul quale pose il suo Spirito divino onnipotente e messianico (1 Sam 16, 13). Da David finalmente e irreversibilmente discese nella carne (Mt 1, 1; Rm 1, 3) attraverso la sola Maria Semprevergine, senza concorso di uomo (Mt 1, 16), il Figlio di Dio, Figlio di Abramo, Gesù Cristo, il Redentore" (Tommaso Federici, 24 giugno, 23 settembre, 25 dicembre: date storiche). Dio ha compiuto la sua promessa, il segno posto sulla fronte di Caino s'è fatto carne e carne crocifissa. A Betlemme, nel cuore della terra dei discendenti di Caino, nella mangiatoia di Betlemme appare l'amore capace di salvare ogni Caino della storia.

Sino ad oggi, il culmine di una generazione d'amore, proprio nella nostra terra, bagnata dal sangue dei nostri fratelli, tutti coloro dei quali non ci siamo presi cura e che, stretti nell'invidia, abbiamo assassinato nel nostro cuore. Oggi, nell'amore fatto carne brilla tutta la nostra storia, ogni angolo è purificato, ogni luogo, ogni istante, ogni volto riverbera di una luce mai vista, lo splendore della misericordia che riscatta e santifica la carne votata al peccato e alla morte.. Oggi, Gesù generato in noi dallo Spirito Santo, perchè impariamo, da Abramo e Maria, l'inizio ed il compimento della nostra storia, ad ascoltare la Parola, la Buona Notizia e ad obbedire per distogliere lo sguardo dalla nostra debolezza e fissarlo sul volto misericordioso di Colui che può darci vita, e vita eterna.


Evangelio según San Mateo 1,1-17.
Genealogía de Jesucristo, hijo de David, hijo de Abraham:
Abraham fue padre de Isaac; Isaac, padre de Jacob; Jacob, padre de Judá y de sus hermanos.
Judá fue padre de Fares y de Zará, y la madre de estos fue Tamar. Fares fue padre de Esrón;
Esrón, padre de Arám; Arám, padre de Aminadab; Aminadab, padre de Naasón; Naasón, padre de Salmón.
Salmón fue padre de Booz, y la madre de este fue Rahab. Booz fue padre de Obed, y la madre de este fue Rut. Obed fue padre de Jesé;
Jesé, padre del rey David. David fue padre de Salomón, y la madre de este fue la que había sido mujer de Urías.
Salomón fue padre de Roboám; Roboám, padre de Abías; Abías, padre de Asá;
Asá, padre de Josafat; Josafat, padre de Jorám; Jorám, padre de Ozías.
Ozías fue padre de Joatám; Joatám, padre de Acaz; Acaz, padre de Ezequías;
Ezequías, padre de Manasés. Manasés fue padre de Amón; Amón, padre de Josías;
Josías, padre de Jeconías y de sus hermanos, durante el destierro en Babilonia.
Después del destierro en Babilonia: Jeconías fue padre de Salatiel; Salatiel, padre de Zorobabel;
Zorobabel, padre de Abiud; Abiud, padre de Eliacím; Eliacím, padre de Azor.
Azor fue padre de Sadoc; Sadoc, padre de Aquím; Aquím, padre de Eliud;
Eliud, padre de Eleazar; Eleazar, padre de Matán; Matán, padre de Jacob.
Jacob fue padre de José, el esposo de María, de la cual nació Jesús, que es llamado Cristo.
El total de las generaciones es, por lo tanto: desde Abraham hasta David, catorce generaciones; desde David hasta el destierro en Babilonia, catorce generaciones; desde el destierro en Babilonia hasta Cristo, catorce generaciones.


COMENTARIO


Una historia. Y una vida. Dios con su pueblo, sin cansarse, con renovada misericordia, con paciencia, con eterno amor. En Cristo corre esta sangre divina y es una cosa sola con la sangre humana de sus hermanos. Correr a reacio el camino de la semilla de Jesús es descubrir la intensidad y la profundidad de su amor. Desde siempre con los suyos, de generación en generación, de momento en momento. Abraham, el principio engastado en una promesa. David, la promesa que se revela como misericordia. El destierro, la deportación, la promesa que refleja fidelidad hasta dentro del abismo del fracaso. Son rostros, personas, pecados, heroísmos, la tierra de que ha sido traido el pueblo, y el Espíritu Santo insuflado en los antepasados, carne y Espiritu a conducir, misteriosamente, la historia.

El mismo término usado por Mateo para definir la genealogía - ghénesis - lo encontramos en el primero capítulo de la Carta de Santiago: "Quién no lleva a la práctica la palabra, se parece a un hombre que observa su propia cara, - a la letra - la forma de su ser en un espejo", (1 Gc. 1,23). He aquí, la historia del Pueblo está toda en esta Palabra. Llamado a mirar Dios, a entregarse a su promesa colmada de amor fiel, ha desatendido constantemente la escucha y la obediencia y se ha encontrado a contemplar su propia cara, la forma de su ser corrompido, inconsistente, vacío. Es la quiebra de cada presunción religiosa, la elección olvidada en el orgullo.

¿Y no es este nuestra misma situación? Cuántas horas perdidas a contemplarnos al espejo, obligados a sacudir contra nuestra ignorancia y necedad y aquel sentido de insatisfacion, de no solucionado, de efímero que se destiñe en cada instante, cada relación, cada acto. Es el triunfo de la carne sujeta a la mentira. Pero es justo aquí que Dios ha decidido plantar su tienda. En esta carne votada a la muerte, nuestra carne surgida por una promesa y condenada a la nada. Aquí llega el amor apasionado de Dios, en esta próxima Navidad, en este día que nos es entregado. Aquí dónde somos, como somos, frutos amargos de una historia de amor.

Dios es bueno, Dios es misericordioso, Dios está enamorado de cada uno de nosotros. El poeta francés Charles Péguy escribió: "Hace falta reconocerlo, la genealogía carnal de Jesús es espantosa. Pocos hombres han tenido quizás a muchos antepasados criminales, y así criminales. Particularmente así carnalmente criminales. Es en parte lo que da al misterio de la encarnación todo su valor, toda su profundidad, un retroceso espantoso. Todo su ímpetu, toda su carga de humanidad. De carnal. Cuanto menos por una parte, y por una gran parte." Hay Abraham en nuestra historia, la promesa que nos ha dado vida; hay David, la elección y el pecado perdonados mil veces; hay el destierro, aquello de cada día vivido sin amor. Y hay aquéllos rostros que nos dicen la fidelidad de Dios: Isaac, lo imposible que Dios muchas veces ha realizado en nuestra vida; Jacob, la astucia vuelcada em humildad por la Cruz de cada día; Rut, la extranjera y pagana mojadas como por la Gracia, como nuestros pensamientos y criterios a menudo mundanos, capturados por la misericordia infinita; Salomón, el triunfo de la locura divina, las muchos nuestras obras muertas, fruto de compromisos y pecados, reengendradas por el perdón que transforma el mal en bien; y los mil otros rostros, hasta a Josè, hasta a Maria, la Iglesia nuestra Madre que nos ha adoptado conociéndono la profundidad de nuestro corazón, y que nos ha criado con ternura hasta a hoy.

Por Maria, la Iglesia, entramos a hacer parte de una familia santa, dónde "ya no somos extranjeros ni huéspedes, pero nos hemos convertido en conciudadanos de los santos y parientes de Dios, construidos sobre el fundamento de los apóstoles y los profetas, teniendo como piedra angular el mismo Cristo Jesús" (Ef. 2,18-20). Somos familiares de los santos, de los amnistiados. Familiares de Caín, rescatado en el cumplimiento de una promesa que revuelve cada justicia humana. Los estudios recientes en efecto hacen remontar las orígenes familiares de Jesús hasta a Caín, el primer asesino de la historia, el que dará carne al pecado de sus padres. La soberbia heredada se traduce en celos y mueve la mano al homicidio. Sin embargo sobre este pecado, el primero visible a ojo desnudo, la materialización de aquella origen pecaminosa que ha desfigurado a la inocencia de Adán y Eva, sobre el camino votado a la muerte, Dios ha puesto una señal, una Tau, imagen de la Cruz. La "señal de Caín", el amor de Dios infiltrado hasta dentro de la angustia y el miedo de la muerte, la que asedió y tronchò a Caín. "Entonces Dios después del diluvio obró con sabiduría y con paciencia ... Entre todos los pueblos de la tierra, (Gen10), eligió Sem y su posteridad, (Gen 10, 21 -31). De la posteridad de Sem eligió la familia de Taras, padre de Abraham, (Gen 11, 27 -32). De los hijos de Taras eligió a Abraham, (Gen 12, 1 -3), y su descendencia, Isaac y Jacob. De los doce hijos de Jacob eligió la tribu de Judas, (Gen 49, 8 -12). De la tribu de Judas eligió la semitribù de los Cainiti (o Qainiti o Qeniti o Qenizziti), con Kaleb, cuya tierra está en la 'parte montañosa', con capital Hebron y comprendia la Belén de Kaleb, (Jos 14, 6 -159; de estA semitribù o dan, eligió la familia de Ishaj, (Yesshe), y de los ocho hijos de Ishaj eligió David (1Sam 16,1 -12), sobre el que poses su Espíritu divino omnipotente y mesiánico, (1 Sam 16,13). De David por fin e irreversiblemente hizo nacer en la carne,( Mt 1, 1; Rm 1,3), por la sola Maria Siempre Virgen, sin concurso de hombre, (Mt 1,16), el Hijo de Dios, Hijo de Abraham, Jesúcristo, el Redentor", (Tommaso Federici, 24 de junio, 23 de septiembre, 25 de diciembre: fechas históricas). Dios ha cumplido su promesa, la señal puesta sobre la frente de Caín se ha hecho carne y carne crucificada. A Belén, en el corazón de la tierra de los descendientes de Caín, en el pesebre aparece el amor capaz de salvar a cada Caín de la historia.

Hasta a hoy, el cumbre de una generación de amor, justo en nuestra tierra, mojada por la sangre de nuestros hermanos, todos los que no hemos cuidado y que, estrechos en la envidia, hemos asesinado en nuestro corazón. Hoy, en el amor hecho carne brilla toda nuestra historia, cada rincón es purificado, cada lugar, cada instante, cada rostro refleja una luz celestial, el resplandor de la misericordia que rescata y santifica la carne votada al pecado y a la muerte. Hoy, Jesús es engendrado en nosotros por el Espíritu Santo, porque aprendemos, de Abraham hasta Maria, el principio y el cumplimiento de nuestra historia, a escuchar la Palabra, la Buena Noticia y a obedecer y apartar la mirada de nuestra debilidad y fijarse en el rostro misericordioso de El que puede darnos vida y vida eterna.



L'albero di Jesse: albero genealogico di Cristo e della maternità universale di Maria - Breviario di Filippo il Buono, Bruxelles, Biblioteca reale (sec. XV).

L'albero di Jesse: albero genealogico di Cristo e della maternità universale di Maria -
Breviario di Filippo il Buono, Bruxelles, Biblioteca reale (sec. XV).



San Leone Magno (?-c. 461), papa e dottore della Chiesa
Lettera 31; PL 54, 791

GENEALOGIA DI GESU' CRISTO

Non giova a nulla affermare che nostro Signore, figlio della Vergine Maria, è veramente uomo, se non si crede che lo è nel modo proclamato dal Vangelo. Quando Matteo ci parla della «genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo», egli segue, a partire dalla sua origine, la discendenza umana con tutte le generazioni fino a Giuseppe, al quale era fidanzata Maria. Luca, invece, percorre a ritroso la successione delle generazioni per arrivare all'inizio del genere umano, mostrando così che il primo Adamo e l'ultimo sono della stessa natura (3,23ss).
Era certo possibile all'onnipotenza del Figlio di Dio manifestarsi, per l'istruzione e la giustificazione degli uomini, nello stesso modo in cui era apparso ai patriarchi e ai profeti, sotto una forma carnale; per esempio, quando lottava con Giacobbe (Gn 32,25) o entrava in conversazione con Abramo, accettando il servizio della sua ospitalità al punto di mangiare il cibo che questi gli presentava (Gn 18). Ma queste apparizioni erano soltanto segni, immagini di quell'uomo di cui annunciavano la realtà assunta dalla stirpe di questi antenati.
Il mistero della nostra redenzione, preparato fin da prima del tempo, dall'eternità, nessuna immagine poteva compierlo. Lo Spirito non era ancora disceso nella Vergine, e la potenza dell'Altissimo non l'aveva ancora coperta con la sua ombra (Lc 1,35). La Sapienza non si era ancora costruita una casa perché il Verbo vi si incarnasse, perché il Creatore del tempo, con l'unione in una sola persona della natura di Dio e di quella dello schiavo, nascesse nel tempo, e colui per mezzo del quale tutto è stato fatto fosse generato tra tutte le creature. Se l'uomo nuovo non si fosse fatto a somiglianza della carne del peccato e non si fosse caricato del nostro uomo vecchio, se egli, che è consustanziale al Padre, non si fosse degnato di prendere sostanza da sua madre e assumere la nostra natura – eccetto il peccato – l'umanità sarebbe rimasta prigioniera alla mercé del demonio e noi non potremmo aver parte alla vittoria trionfale di Cristo, perché essa avrebbe avuto luogo al di fuori della nostra natura. È quindi dalla mirabile partecipazione di Cristo alla nostra natura che rifulse su di noi la luce del sacramento della rigenerazione.




CELEBRAZIONE EUCARISTICA CON LA COMUNITÀ
DEL CENTRO "ALETTI" DI ROMA
IN OCCASIONE DEL 90° COMPLEANNO DEL CARDINALE TOMÁŠ ŠPIDLÍK, S.I.

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico Vaticano
Giovedì
, 17 dicembre 2009


l brano del Vangelo di Matteo ci presenta la "genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo" (Mt 1,1), sottolineando ed esplicitando ulteriormente la fedeltà di Dio alla promessa, che Egli attua non soltanto mediante gli uomini, ma con loro e, come per Giacobbe, talora attraverso vie tortuose e impreviste. Il Messia atteso, oggetto della promessa, è vero Dio, ma anche vero uomo; Figlio di Dio, ma anche Figlio partorito dalla Vergine, Maria di Nazaret, carne santa di Abramo, nel cui seme saranno benedetti tutti i popoli della terra (cfr Gen 22,18). In questa genealogia, oltre a Maria, vengono ricordate quattro donne. Non sono Sara, Rebecca, Lia, Rachele, cioè le grandi figure della storia d’Israele. Paradossalmente, invece, sono quattro donne pagane: Racab, Rut, Betsabea, Tamar, che apparentemente "disturbano" la purezza di una genealogia. Ma in queste donne pagane, che appaiono in punti determinanti della storia della salvezza, traspare il mistero della chiesa dei pagani, l’universalità della salvezza. Sono donne pagane nelle quali appare il futuro, l’universalità della salvezza. Sono anche donne peccatrici e così appare in loro anche il mistero della grazia: non sono le nostre opere che redimono il mondo, ma è il Signore che ci dà la vera vita. Sono donne peccatrici, sì, in cui appare la grandezza della grazia della quale noi tutti abbiamo bisogno. Queste donne rivelano tuttavia una risposta esemplare alla fedeltà di Dio, mostrando la fede nel Dio di Israele. E così vediamo trasparire la chiesa dei pagani, mistero della grazia, la fede come dono e come cammino verso la comunione con Dio. La genealogia di Matteo, pertanto, non è semplicemente l’elenco delle generazioni: è la storia realizzata primariamente da Dio, ma con la risposta dell’umanità. È una genealogia della grazia e della fede: proprio sulla fedeltà assoluta di Dio e sulla fede solida di queste donne poggia la prosecuzione della promessa fatta a Israele.



CELEBRACIÓN EUCARÍSTICA CON LA COMUNIDAD
DEL "CENTRO ALETTI" DE ROMA
CON OCASIÓN DEL 90° CUMPLEAÑOS DEL CARDENAL TOMÁS SPIDLÍK, S.J.

HOMILÍA DEL SANTO PADRE BENEDICTO XVI

Capilla Redemptoris Mater del Palacio Apostólico Vaticano
Jueves 17 de diciembre de 2009


El pasaje del evangelio de san Mateo nos presenta la "genealogía de Jesucristo, hijo de David, hijo de Abraham" (Mt 1, 1), subrayando y explicitando todavía más la fidelidad de Dios a la promesa, que realiza no sólo mediante los hombres, sino también con ellos y, como en el caso de Jacob, a veces a través de caminos tortuosos e imprevistos. El Mesías esperado, objeto de la promesa, es verdadero Dios, pero también verdadero hombre; Hijo de Dios, pero también Hijo dado a luz por la Virgen, María de Nazaret, carne santa de Abraham, en cuya descendencia serán bendecidas todas las naciones de la tierra (cf. Gn 22, 18). En esta genealogía, además de María, se recuerda a cuatro mujeres. No son Sara, Rebeca, Lía, Raquel, es decir, las grandes figuras de la historia de Israel. Paradójicamente, en cambio, son cuatro mujeres paganas: Rajab, Rut, Betsabé y Tamar, que aparentemente "perturban" la pureza de una genealogía. Pero en estas mujeres paganas, que aparecen en puntos determinados de la historia de la salvación, se refleja el misterio de la Iglesia de los paganos, la universalidad de la salvación. Son mujeres paganas en las que se manifiesta el futuro, la universalidad de la salvación. Son también mujeres pecadoras y, así, en ellas se manifiesta también el misterio de la gracia: no son nuestras obras las que redimen el mundo, sino que es el Señor quien nos da la vida verdadera. Son mujeres pecadoras, sí, en las que se manifiesta la grandeza de la gracia que todos nosotros necesitamos. Sin embargo, estas mujeres revelan una respuesta ejemplar a la fidelidad de Dios, mostrando la fe en el Dios de Israel. Así vemos reflejada la Iglesia de los paganos, misterio de la gracia, la fe como don y como camino hacia la comunión con Dios. La genealogía de san Mateo, por lo tanto, no es simplemente la lista de las generaciones: es la historia realizada primariamente por Dios, pero con la respuesta de la humanidad. Es una genealogía de la gracia y de la fe: precisamente sobre la fidelidad absoluta de Dios y sobre la fe sólida de estas mujeres se apoya la continuidad de la promesa hecha a Israel.




«Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo» (Mt 1, 1)

Il presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace commenta la genealogia di Gesù secondo il Vangelo di Matteo

di François Xavier Nguyên Van Thuân

Levangelista Matteo inizia la sua testimonianza su Gesù con queste parole: «Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo...» (Mt 1, 1).
Quando nelle celebrazioni liturgiche ricorre questo brano evangelico, non di rado sentiamo un certo imbarazzo. C’è chi considera la lettura di tale testo come un esercizio senza significato, quasi un arido elenco di nomi, su cui è difficile costruire prediche ad effetto piene di riflessioni spirituali. Altri lo leggono di corsa, rendendolo incomprensibile ai fedeli; altri ancora ne tagliano alcuni pezzi, abbreviandolo.
Per me che sono vietnamita, e in generale per tutti noi asiatici, la memoria dei nostri antenati è una cosa a cui teniamo molto. Seguendo la nostra cultura, spesso nelle nostre case conserviamo con pietà e devozione il libro della nostra genealogia familiare. Io stesso conosco i nomi di 15 generazioni dei miei antenati, fin dal 1698, quando la mia famiglia ha ricevuto il santo battesimo. Quando ripenso alla mia genealogia, mi accorgo di appartenere ad una storia che è più grande di me. E colgo con maggior profondità il senso della mia propria storia.
Per questo ringrazio la santa madre Chiesa che, almeno due volte all’anno, nel tempo dell’Avvento e nella festa della Natività di Maria, fa risuonare durante le nostre celebrazioni liturgiche, fin nella più sperduta cappellina cattolica, i nomi di quegli uomini che hanno avuto, secondo il misterioso disegno di Dio, un ruolo importante nella storia della salvezza e nella realtà del popolo d’Israele.
Sono convinto che le parole del documento della genealogia di Gesù Cristo esprimono qualcosa di essenziale dell’Antica e della Nuova Alleanza, hanno a che fare con il cuore del mistero della salvezza che ci trova uniti tutti – cattolici, ortodossi e protestanti.
Questo brano della Scrittura ci schiude il mistero della storia della salvezza come mistero della misericordia. Esso ci richiama a quanto proclama la Vergine Maria nel Magnificat, il suo cantico profetico che la Chiesa ripete ogni giorno nella lode del vespro: il disegno misericordioso e fedele di Dio si è compiuto secondo la promessa fatta «ad Abramo e alla sua discendenza per sempre» (Lc 1, 55). Davvero, la misericordia di Dio si estende e si estenderà di generazione in generazione, «perché eterna è la sua misericordia» (cfr. Sal 100, 5; 136).
Il Libro della genealogia di Gesù Cristo si articola in tre parti. Nella prima sono nominati i patriarchi; nella seconda i re prima dell’esilio di Babilonia; nella terza i re venuti dopo l’esilio.
Ciò che colpisce in primo luogo nella lettura del testo è il mistero della predilezione, della scelta da parte di Dio. Dio fa misericordia perché è libero. Il suo è un dono gratuito incomprensibile ai parametri del calcolo umano, tanto da apparire a volte scandaloso.
Così, nel Libro della genealogia di Gesù Cristo appare che Abramo, invece di scegliere il primogenito Ismaele, figlio della schiava Agar, ha scelto Isacco, il secondogenito, figlio della promessa, figlio della moglie Sara («In Isacco ti sarà data una discendenza»). Come notava l’esegeta Erik Peterson: «La generazione carnale non costituisce, da sola, la razza di Abramo nel senso della promessa divina, ma sono figli di Abramo quelli ai quali il nome di Dio è dato in sovrappiù [...]. Non vi è vera filiazione se non là dove c’è la promessa».
A sua volta, Isacco voleva benedire il primogenito Esaù ma, alla fine, ha benedetto piuttosto Giacobbe, secondo il misterioso disegno di Dio.
Giacobbe non trasmette la continuità familiare della stirpe che avanza storicamente verso il Messia, né a Ruben, il primogenito, né a Giuseppe, il più amato, il migliore di tutti, colui che ha perdonato i suoi fratelli e li ha salvati dalla fame in Egitto. La scelta è caduta su Giuda, il quarto figlio, che pure insieme agli altri fratelli aveva venduto Giuseppe ai mercanti che lo avevano condotto in Egitto.
Il mistero sorprendente della libera scelta degli antenati del Messia da parte di Dio incomincia a sollecitare la nostra attenzione. Questa pagina illumina anche il mistero della nostra elezione, di come è capitato anche a noi di diventare, per grazia, cristiani. «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi» (Gv 15, 16). Non siamo stati scelti a causa dei nostri meriti, ma solamente a causa della sua misericordia. «Ti ho amato di amore eterno», dice il Signore (Ger 31, 3). Questa è la nostra sicurezza. «Il Signore dal seno materno mi ha chiamato» (Is 49, 1). È questo il nostro unico vanto: la consapevolezza di essere stati gratuitamente chiamati e scelti. «Egli solleva l’indigente dalla polvere, dall’immondizia rialza il povero, per farlo sedere tra i principi, i principi del suo popolo» (Sal 113, 7-8).
Infatti, se consideriamo i nomi dei re presenti nel documento della genealogia di Gesù, possiamo constatare che prima dell’esilio solo due di essi sono stati fedeli a Dio: Ezechia e Giosia. Gli altri sono stati idolatri, immorali, assassini.
Anche nel periodo dopo l’esilio, fra i numerosi re nominati, troviamo solo due personaggi che sono rimasti sempre fedeli al Signore: Salatiel e Zorobabele. Gli altri sono o pubblici peccatori o figure sconosciute.
In Davide, il più famoso fra i re che hanno dato i natali al Messia, si intrecciano fedeltà a Dio, peccati e delitti: con amare lacrime egli confessa nei suoi salmi i peccati di adulterio e il crimine di assassinio, specialmente nel Salmo 50, che nella liturgia della Chiesa cattolica è diventato preghiera penitenziale.
Anche le donne che Matteo nomina all’inizio del suo Vangelo come madri che trasmettono la vita, dal grembo della benedizione di Dio, ci colpiscono per le loro storie. Sono donne che si trovano tutte in una situazione irregolare e di disordine morale: Tamar è una peccatrice, che con l’inganno ha avuto un’unione incestuosa col genero Giuda; Raab è la prostituta di Gerico, che accoglie e nasconde le due spie israelitiche inviate da Giosuè, e viene ammessa nella comunità israelita; Rut una straniera; della quarta donna non si dice il nome, si dice soltanto «quella che era stata moglie di Uria». Si tratta di Betsabea, la compagna di adulterio di David.
Scriveva il grande poeta francese Charles Péguy, che mi è molto caro: «Bisogna riconoscerlo, la genealogia carnale di Gesù è spaventosa. Pochi uomini hanno avuto forse tanti antenati criminali, e così criminali. Particolarmente così carnalmente criminali. È in parte ciò che dà al mistero dell’Incarnazione tutto il suo valore, tutta la sua profondità, un arretramento spaventoso. Tutto il suo impeto, tutto il suo carico di umanità. Di carnale. Quantomeno per una parte, e per una gran parte».
Perché il fiume di queste generazioni umane, gonfio di peccati e di crimini, diventa una sorgente di acqua limpida man mano che ci avviciniamo alla pienezza dei tempi: con Maria, la Madre, ed in Gesù, il Messia, vengono riscattate tutte le generazioni.
Questa lista di nomi di criminali, di adultere e di meretrici che Matteo evidenzia nella stirpe umana di Gesù non scandalizzi noi poveri peccatori. Essa fa risaltare il mistero della misericordia di Dio. Anche nel Nuovo Testamento, Gesù ha scelto Paolo, che lo ha perseguitato, e Pietro, che lo ha rinnegato, al quale erano così devoti i cristiani lapsi dei primi tempi, quelli che nei momenti più duri delle persecuzioni, per paura, avevano ceduto alle pressioni, abiurando la propria fede. Pietro e Paolo, un rinnegato e uno zelante persecutore, sono le colonne della Chiesa. In questo mondo, se un popolo scrive la sua storia ufficiale, di regime, parlerà delle sue vittorie, dei suoi eroi, della sua grandezza. È un caso unico, mirabile e stupendo, trovare un popolo che nella sua storia ufficiale non nasconde i peccati dei suoi antenati.
Con il parto mirabile e stupendo di Maria, che celebriamo nella festa del Natale, il Regno è venuto, la pienezza dei tempi è già arrivata. Ma Gesù afferma che il Regno sta crescendo lentamente, di nascosto, come un granello di senape. Tra la pienezza e la fine dei tempi, la Chiesa è in cammino come popolo della speranza.
Scriveva ancora Charles Péguy: «La fede che mi piace di più è la speranza».
È questa la nostra grande chiamata. Non per nostro merito, ma «perché eterna è la sua misericordia». Oggi, come nei tempi dell’Antico e del Nuovo Testamento, Dio agisce nei poveri di spirito, negli umili, nei peccatori che per il dono libero della sua predilezione si convertono a lui con tutto il cuore, trovando felicità oltre ogni attesa.



albero di Jessé, Guiard dei Mulini, Bibbia historiale, Francia, Sant'Omer, XIV° sec.



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