Mercoledì della XII settimana del tempo ordinario



Il fatto è che in fondo non è buono. E in questo sta tutto il senso del dramma. Per spiegarlo integralmente basta un solo proverbio e per di più di un'estrema semplicità: «Non è tutto oro ciò che luccica». Lo splendore di un bene artefatto non ha nessuna forza. 

Vladimir Sergeevic SolovievIl racconto dell'anticristo 






Mt 7, 15-20

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete.
Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, nè un albero cattivo produrre frutti buoni.
Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere».


Il Commento

La traduzione italiana non rende giustizia al testo. Nell’originale non si parla di frutti buoni, ma di frutti belli. La bellezza salverà il mondo scriveva Dostoevski. Il più bello tra i frutti è Lui, il Signore. E’ Lui il frutto, la Sua vita offerta sull’albero della Croce. 
Anche il frutto offerto da satana appariva bello agli occhi di Adamo ed Eva. Ma era avvelenato. Era pura menzogna, luce sfavillante a nascondere la morte. I falsi profeti sono annidati ovunque, parlano di pace e hanno dentro la guerra. La labbra unte di dolcezza, la lingua suadente e adulante. Lingua di serpente, velenosa. Ipocriti.
Profeti ipocriti, adescano con parvenze di verità, dicorsi giusti al momento giusto, ci parlano della giustizia che cerchiamo, ci ispirano cammini retti, sembrano dare senso alla nostra vita. Come agnelli son vestiti, truccati di umiltà e mitezza. E mangiamo. E moriamo. Nudi, in un baleno. Un frutto amaro, il frutto del peccato. Un frutto di morte. Quante volte lo abbiamo sperimentato. E quante volte lo facciamo sperimentare. Siamo insidiati dai falsi profeti. Insidiamo anche noi, quali falsi profeti. 

Il frutto dello Spirito invece è pace, gioia, mitezza, dominio di sè, temperanza. I frutti del buon albero della Croce. I frutti belli, occhi limpidi sgorganti da un cuore puro. Parole serie, vere, misurate, di misericordia. Pensieri di bene, sempre, verso tutti. Parole profetiche che si compiono. Allevati nella menzogna e nell’ipocrisia non possiamo che dare frutti balordi. Allevati alla scuola della Croce daremo frutti belli, i sentimenti stessi di Cristo, Servo di tutti, schiavo per amore. Crocifissi con Lui nella storia d’ogni giorno, Lui vivo in noi, e opere di vita eterna come frutti bellissimi.
E’ la Croce il segno. Per i veri e per i falsi profeti. Il demonio fugge alla sua vista, lo Spirito Santo ce ne sigilla la verità. Ogni profeta che non ami la Croce, che non parli di lei, che non ce la faccia amare e abbracciare è un falso profeta, un rovo di sole spine. Un profeta che ci annunci la Croce Gloriosa del Signore Risorto è un vero profeta, messaggero del Padre. Cristo è il vero Profeta, e tutti coloro che gli appartengono. Che il Signore ci doni discernimento, e intelligenza e Spirito Santo per riconoscere i frutti. In noi, in chi ci parla. Che la voce del Signore ci catturi e smascheri, anche oggi come sempre, i falsi profeti, le menzogne appostate per strapparci a Lui. Legati come Isacco al legno della Croce. Ecco la nostra vita, vera, piena, felice, legati, innestati per dare un frutto che rimanga.



APPROFONDIMENTI


Emiliano Jimenez. I falsi profeti. Commento al Discorso della montagna



Giovanni Taulero (circa 1300-1361), domenicano a Strasburgo 
Omelie, 7 

Produrre frutti buoni


In una vigna, si rivolta la terra attorno al ceppo di vite e si sarchiano le erbacce. Anche l'uomo deve sarchiare se stesso, profondamente attento a ciò che ci potrebbe essere ancora da sradicare nel fondo del suo essere, affinché il Sole divino possa avvicinarsene più immediatamente e brillarvi. Se lascerai che la forza dall'alto faccia la sua opera..., il sole diventerà luminoso, dirigerà i suoi raggi cocenti sui frutti e li renderà sempre più trasparenti. Saranno sempre più dolci, le bucce che li avvolgono diventeranno sottilissime. Così succede nel campo spirituale. Gli ostacoli intermedi diventano in fine così tenui che riceviamo senza sosta i tocchi divini molto da vicino. Ogni qualvolta ci rivolgiamo a lui, troviamo sempre dentro di noi il divino Sole che brilla con più chiarore di tutti i soli che hanno mai brillato nel firmamento. E così, tutto nell'uomo viene deificato al punto che non sente, non gusta, non conosce nulla di così reale quanto Dio, con una conoscenza innata, e questa conoscenza supera di gran lunga il modo di conoscenza della nostra ragione.

Infine, si tagliano le foglie dei tralci perché il sole possa diffondersi sui frutti senza incontrare nessun ostacolo. Così succede in questi uomini: ogni intermediario viene a cadere e ricevono tutto in modo diretto. Ecco che cadono preghiere, rappresentazioni dei santi, pratiche di devozione, esercizi. Che l'uomo si guardi tuttavia dal respingere queste pratiche prima che esse cadano da sole. A quel punto, il frutto diviene così indicibilmente dolce che nessun ragionamento può capirlo... Siamo una cosa sola con la dolcezza divina, così che il nostro essere è del tutto penetrato dall'Essere divino e che vi si perde come una goccia d'acqua in un grande fusto di vino... A questo punto le buone intenzioni, l'umiltà, non sono altro che semplicità, un mistero così radicalmente sereno che a malapena se ne ha coscienza.




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