Martedì della XVI settimana del Tempo Ordinario



Per richiamare l’uomo ad essere a lui simile, 
assegnandolo così come imitatore di Dio, 
innalzandolo fino al regno del Padre 
e concedendogli di vedere Dio e di cogliere il Padre 
– lui, il Verbo di Dio che ha abitato nell’uomo e si è fatto Figlio dell’uomo, 
per abituare l’uomo ad impossessarsi di Dio e abituare Dio ad abitare nell’uomo
secondo il beneplacito del Padre.

S. Ireneo








Dal Vangelo secondo Matteo 12,46-50.


Mentre egli parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli. 
Qualcuno gli disse: «Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti». 
Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». 
Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; 
perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre»





IL COMMENTO


I figli hanno in comune la carne e il sangue. Per questo Dio si è incarnato, per farci figli del suo Padre. Figli nel Figlio, carne della sua carne nel suo corpo che ha compiuto la Volontà di Dio. Sulla Croce, le sue ultime parole: "Tutto è compiuto". La volontà del Padre è stata dunque la ragione di vita del Figlio di Dio. Il "luogo" dove il Figlio di Maria ha manifestato la sua misteriosa figliolanza divina. Figlio di Dio perchè crocifisso. Tutto di Lui era preparato per la volontà del Padre. L'essenza stessa della natura divina rivelata in Cristo è stata il suo compimento. Accoglierlo dice Giovanni, è diventare figli di Dio partecipando della sua stessa natura. "Dio vuole fare di te un Dio, non però per natura come è colui che ha generato, ma per suo dono e per adozione. Come infatti egli, assumendo la natura umana, si è fatto partecipe della tua mortalità, cosi, per elevazione, ti rende partecipe della sua immortalità" (S. Agostino).


"Non la mia volontà ma la tua. In questa trasformazione del "no" in "sì", in questo inserimento della volontà creaturale nella volontà del Padre, Gesù trasforma l'umanità e ci redime. E ci invita a entrare in questo suo movimento: uscire dal nostro "no" ed entrare nel "sì" del Figlio" (Benedetto XVI, Catechesi del 20 aprile 2011). Entrare nel sì del Figlio, nel fiume di Grazia che compie in noi la volontà del Padre, costituisce il cammino che ci fa figli: "nell'obbedienza del Figlio siamo presenti tutti noi, veniamo tutti tirati dentro la condizione di figli" (Benedetto XVI, Ibid.). I Getsemani che ci attendono oggi e ogni giorno sono i "luoghi" dove "siamo", in Cristo, figli di Dio. La nostra vita è dunque un pellegrinaggio ai luoghi santi del compimento dei desideri del Padre. Essi sono la nostra felicità, la nostra gioia, la nostra pace come ripeteva Giovanni XXIII. Le persone e i fatti delle nostre storie, semplici e quotidiane, sono gli appuntamenti che attendono la nostra obbedienza al destino eterno che ci ha preparato nostro Padre. 


Ci aiuta il Catechismo della Chiesa Cattolica: "E' in Cristo e mediante la sua volontà umana che la Volontà del Padre è stata compiuta perfettamente e una volta per tutte. Gesù, entrando in questo mondo, ha detto: “Ecco, Io vengo, . . . per fare, o Dio, la tua Volontà”. Solo Gesù può affermare: “Io faccio sempre le cose che Gli sono gradite”. Nella preghiera della sua agonia, egli acconsente totalmente alla Volontà del Padre: “Non sia fatta la mia, ma la tua volontà!”. Ecco perché Gesù “ha dato se stesso per i nostri peccati... secondo la Volontà di Dio”. “E' appunto per quella Volontà che noi siamo stati santificati, per mezzo dell'offerta del Corpo di Gesù Cristo”. Gesù “pur essendo Figlio, imparò tuttavia l'obbedienza dalle cose che patì”; a maggior ragione, noi, creature e peccatori, diventati in lui figli di adozione. Noi chiediamo al Padre nostro di unire la nostra volontà a quella del Figlio suo per compiere la sua Volontà, il suo Disegno di salvezza per la vita del mondo. Noi siamo radicalmente incapaci di ciò, ma, uniti a Gesù e con la potenza del suo Santo Spirito, possiamo consegnare a lui la nostra volontà e decidere di scegliere ciò che sempre ha scelto il Figlio suo: fare ciò che piace al Padre. Aderendo a Cristo, possiamo diventare un solo Spirito con lui e così compiere la sua Volontà; in tal modo essa sarà fatta perfettamente in terra come in cielo [Origene, De oratione, 26]. Considerate come Gesù Cristo ci insegni ad essere umili, mostrandoci che la nostra virtù non dipende soltanto dai nostri sforzi, ma anche dalla grazia di Dio. Egli comanda ad ogni fedele che prega, di farlo con respiro universale, cioè per tutta la terra. Egli, infatti, non dice “sia fatta la tua Volontà” in me o in voi, “ma in terra, su tutta la terra”; e ciò perché dalla terra sia eliminato l'errore e sulla terra regni la verità, sia distrutto il vizio, rifiorisca la virtù, e la terra non sia diversa dal cielo [San Giovanni Crisostomo, Homilia in Matthaeum, 19, 5]" (Cfr. CCC nn. 2824. 2825). 


Possiamo dunque dire che siamo fratelli di Cristo - figli dello stesso Padre - perchè abbiamo, in Lui, nella Sua carne unita alla nostra, il "potere" di fare la volontà di Dio. Abbiamo in comune con Lui nostro fratello la volontà di Dio. Il pensiero di Dio, il suo cuore. Le sue viscere di misericordia. Per questo, compiendo la volontà di Dio, siamo anche "madre" di Gesù, perchè ogni giorno lo partoriamo continuamente per il mondo, attraverso la nostra stessa vita. Siamo deboli, poveri, piccoli. Ma nulla ci impedisce di abbandonarci completamente al suo amore, accogliendo, nell'ascolto, la Sua Parola, la vita che ci fa figli. Non temiamo dunque, e prendiamo anche oggi il largo della volontà del nostro Padre che è nei cieli. E' nella nostra debolezza che Dio agisce con potenza, perchè appaia chiaramente che le opere di vita eterna da noi compiute sono il frutto della sua Grazia, Del suo Spirito in noi: "Quando l’intero essere dell’uomo si è, per così dire, mescolato all’amore di Dio, allora lo splendore della sua anima si riflette anche nell’aspetto esteriore" (Giovanni Climaco, Scala Paradisi, XXX).









S. Agostino discorso 342


Solleva il tuo cuore, o genere umano, respira aria di vita e di sicurissima libertà. Che cosa odi, che cosa ti viene promesso? Diede a loro il potere. Quale potere? Non certo quello di cui gli uomini vanno orgogliosi, di giudicare delle vite umane, di emettere sentenze discriminando innocenti da colpevoli. Il potere - ha detto - di diventare figli di Dio. Infatti figli non erano, ma lo diventavano, perché Colui, per il cui mezzo si diventa figli di Dio, prima era Figlio di Dio e poi si è fatto figlio dell'uomo. Essi erano figli di uomini e diventarono figli di Dio. Si è abbassato ad essere ciò che non era, lui che ben altro era e ha innalzato te ad essere ciò che non eri, te che ben altro eri. Solleva dunque la tua speranza. E` cosa grande ciò che ti è stato promesso, ma ben grande è colui che te l'ha promesso. E` una cosa grandiosa, sembra incredibile, si riterrebbe impossibile che figli di uomini possano diventare figli di Dio. Ma in loro favore fu fatto ancor di più, perché il Figlio di Dio si è fatto figlio dell'uomo. Solleva dunque la tua speranza, o uomo. Scaccia dal tuo animo l'incredulità. E` avvenuto qualcosa ancora più incredibile di ciò che ti è stato promesso. Già era stupefacente che l'uomo potesse avere la vita eterna, che potesse giungervi. Ma è cosa ancor più stupefacente il fatto che Dio sia giunto per te alla morte. Come puoi dubitare delle promesse se hai ricevuto una tale garanzia? Vedi dunque in che modo egli ti riassicura, in che modo avvalora la promessa divina: A quanti l'accolsero diede il potere di diventare figli di Dio. Con che tipo di generazione? Non certo con quella usuale, tradizionale, transitoria, fisica. Non da carne o da sangue - è stato detto - né da volontà di uomo, ma da Dio sono stati generati. Ti stupisci? La cosa ti appare incredibile? Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi . Ecco donde proviene il sacrificio della sera. Inseriamoci in esso: Colui che per noi si è offerto lo si offra insieme con noi. Così col sacrificio della sera si elimina la vita vecchia, e al sorgere del giorno nasce quella nuova.  






Joseph Ratzinger - Benedetto XVI


Da Gesù di Nazaret, Volume I


SIA FATTA LA TUA VOLONTA'



Dalle parole di questa domanda si rendono immediatamente evidenti due cose: c'è una volontà di Dio con noi e per noi che deve diventare il criterio del nostro volere e del nostro essere. E ancora: la caratteristica del «cielo» è che lì immancabilmente vien fatta la volontà di Dio, o con altre parole: dove si fa la volontà di Dio, è cielo. L'essenza del cielo è l'essere una cosa sola con la volontà di Dio, l'unione tra volontà e verità. La terra diventa «cielo», se e in quanto in essa vien fatta la volontà di Dio, mentre è solo «terra», polo opposto del cielo, se e in quanto essa si sottrae alla volontà di Dio. Perciò noi chiediamo che le cose in terra vadano come in cielo, che la terra diventi «cielo».
Ma che cosa significa «volontà di Dio»? Come la riconosciamo? Come possiamo adempierla? Le Sacre Scritture partono dal presupposto che l'uomo nel suo intimo sappia della volontà di Dio, che esista una comunione di sapere con Dio, profondamente inscritta in noi, che chiamiamo coscienza (cfr., per es., Rm 2,15). Ma esse sanno anche che questa comunione di sapere con il Creatore, che Egli stesso ci ha dato creandoci «a sua somiglianza», è stata sepolta nel corso della storia mai estinguibile totalmente, essa tuttavia è stata ricoperta in molti modi; una fiamma debolmente guizzante, che troppo spesso rischia di essere soffocata sotto la cenere di tutti i pregiudizi immessi in noi. E per questo Dio ci ha parlato nuovamente, con parole nella storia che si rivolgono a noi dall' esterno e danno un aiuto al nostro sapere interiore ormai troppo velato.
Il nucleo di queste «lezioni sussidiarie» della storia, nella rivelazione biblica, è il Decalogo del monte Sin ai che - come abbiamo visto - dal Discorso della montagna non viene per nulla abolito o reso una «legge vecchia» ma, sviluppato ulteriormente, risplende ancora più chiaramente in tutta la sua profondità e grandezza. Questa Parola - l'abbiamo visto - non è una cosa che all'uomo viene imposta dall'esterno. Essa è - nella misura in cui siamo capaci di riceverla - rivelazione della natura di Dio stesso e con ciò spiegazione della verità del nostro essere: ci viene svelato lo spartito della nostra esistenza, di modo che possiamo leggerlo e tradurlo nella vita. La volontà di Dio deriva dall' essere di Dio e ci introduce quindi nella verità del nostro essere, ci libera dall' autodistruzione mediante la menzogna.
Poiché il nostro essere proviene da Dio, possiamo, nonostante tutte le sozzure che ci ostacolano, metter ci in cammino verso la volontà di Dio. Il concetto veterotestamentario di «giusto» significava proprio questo: vivere della parola di Dio e così della volontà di Dio ed entrare progressivamente in sintonia con questa volontà.
Ma quando Gesù ci parla della volontà di Dio e del cielo, in cui si compie la volontà di Dio, questo ha di nuovo a che fare in modo centrale con la sua missione personale. Presso il pozzo di Giacobbe Egli dice ai discepoli che gli portano da mangiare: «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato» (Gv 4,34). Ciò significa: essere una cosa sola con la volontà del Padre è la fonte della vita di Gesù. L'unità di volontà col Padre è il nocciolo del suo essere in assoluto. Nella domanda del Padre nostro avvertiamo, però, sullo sfondo soprattutto l'appassionata lotta interiore di Gesù durante il suo dialogo nell'Orto degli ulivi: «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!» - «Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà» (Mt 26,39.42). Di questa preghiera di Gesù, nella quale Egli ci permette di guardare nella sua anima umana e nel suo diventare «una»con la volontà di Dio, dovremo occuparci ancora in modo particolare quando rifletteremo sulla passione di Gesù.
L'autore della Lettera agli Ebrei ha individuato nella lotta interiore dell'Orto degli ulivi lo svelamento del centro del mistero di Gesù (cfr. 5,7) e - partendo da questo sguardo nell' anima di Gesù - ha interpretato questo mistero con il Salmo 40. Egli legge il Salmo così: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. L..] Allora ho detto: ecco io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro - per fare, o Dio, la tua volontà» (Eb 10,5ss; cfr. Sal 40,7 -9). L'intera esistenza di Gesù è riassunta nella parola: «Ecco io vengo, per fare la tua volontà». Solo così comprendiamo pienamente la parola: «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato». E a partire di là comprendiamo ora che Gesù stesso è «il cielo» nel senso più profondo e più autentico Egli, nel quale e mediante il quale la volontà di Dio vien fatta pienamente.
Guardando a Lui impariamo che, di nostro, noi non possiamo mai essere pienamente «giusti»: la forza di gravità della nostra volontà ci trascina sempre di nuovo lontano dalla volontà di Dio, ci fa diventare semplice «terra». Egli invece ci accoglie, ci attrae in alto verso di sé, dentro di sé, e nella comunione con Lui apprendiamo anche la volontà di Dio. Così, in questa terza domanda del Padre nostro, chiediamo ultimamente di avvicinarci sempre di più a Lui affinché la volontà di Dio vinca la forza di gravità del nostro egoismo e ci faccia capaci dell' altezza alla quale siamo chiamati.






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