Sabato della XXVII settimana del Tempo Ordinario

Salam al tuo petto e al tuo seno
e alle tue mammelle gemelle.
Ti scongiuro o Maria,
per il sangue caduto goccia a goccia sul Golgota,
fa' che la mia anima sia degna,
assieme alla tua,
di una porzione,
e fa' che la polvere del mio corpo terrestre ne sia protetta.

Malkee o Effige di Maria, Patto di misericordia, Chiesa etiopica



Dal Vangelo secondo Luca 11,27-28.

In quel tempo, mentre Gesù parlava, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!».
Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».



IL COMMENTO

La carne non giova a nulla, neanche per Maria. Immersi in una visione sentimentale del cristianesimo, noi crediamo invece che, una volta sistemata la carne risolvendo le relazioni difficili, potremo vivere in pienezza. Se perfino la relazione umana più intima con Gesù non è fonte di beatitudine, a maggior ragione felicità e realizzazione non dipendono dai nostri sentimenti che, diventando passione e più spesso nevrosi, scambiamo per amore. La beatitudine cui siamo chiamati è infatti quella annunciata da Gesù e compiuta in Maria, ascoltare e custodire la Parola di Dio.

L’ascolto umile e obbediente ha seminato in Lei la fede, sgorgata dal suo seno come latte purissimo, l’alimento di Gesù destinato a divenire sangue da offrire sulla Croce. Ecco la beatitudine di Maria, donarsi nell’amore infinito del Figlio. Altro che lacci affettivi e relazioni come fonti screpolate da cui illudersi di attingere la vita! La beatitudine è riportare tutto e sempre all'ascolto della Parola, l'unica che decodifica le password della fede per accedere alla volontà di Dio e abbandonare i capricci della carne. Solo così sperimenteremo, con Maria, la stessa paradossale beatitudine: sotto la Croce, la spada a trapassare l’anima, gustare la pienezza dell’amore che ci consegna con Cristo a chiunque ci sia accanto.




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