2 Novembre. Commemorazione di tutti i fedeli defunti



 

Sono risorto e ora sono sempre con te, ci dice il Signore, e la mia mano ti sorregge. 
Ovunque tu possa cadere, cadrai nelle mie mani 
e sarò presente persino alla porta della morte. 
Dove nessuno può più accompagnarti e dove tu non puoi portare niente, 
là io ti aspetto per trasformare per te le tenebre in luce.
Benedetto XVI



Gv 6, 37-40
In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno.
Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».


Commento

Molto più di un semplice ricordo, la memoria è un’intimità che supera tempo e spazio, il «memoriale» che nella Scrittura giunge a diventare «il presente del passato» (S. Agostino). Quando Israele racconta e celebra gli eventi della sua storia, non resta spettatore sulla loro soglia. Li accoglie compiuti di nuovo nel suo presente mentre è chiamato a farsi contemporaneo di chi li ha vissuti in presa diretta. Come in un appuntamento d’amore, Israele ha incontrato Dio nella memoria del suo agire fedele e misericordioso, imparando ad affidarsi a Lui come un figlio a suo padre. Gesù ha dato compimento all’esperienza del suo Popolo. «Disceso dal cielo» sulla terra, ha vissuto unito al Padre nella memoria della sua volontà, facendone il suo presente dove offrirsi in riscatto per l’umanità. Vi è entrato accogliendo ogni uomo che il Padre gli ha «dato», nessuno escluso, prendendo ciascuno con sé nel suo passaggio dalla morte alla vita.

«Fate questo in memoria di me»: nel cuore della nostra vita il Signore ha deposto la sua memoria. Siamo chiamati a sperimentare nella storia di ogni giorno la Pasqua che celebriamo. A fare della nostra esistenza una memoria costante di Lui e della sua vita, perché il nostro presente ne diventi un riflesso glorioso. A «vedere» il Signore come lo hanno contemplato i discepoli la sera di Pasqua, riconoscendolo dai segni del suo amore per loro. È nel perdono dei peccati che possiamo «vedere» il Signore, e in Lui il volto misericordioso del Padre, origine e destino della vita di ogni uomo. Come è accaduto al figlio prodigo, solo nel riaccendersi della memoria della casa paterna, infatti, si può cominciare a «credere» per vivere ogni giorno come un ritorno, una conversione verso la nostra dimora. Si può desiderare solo ciò che si è conosciuto. Radicati nell’esperienza di non essere stati mai «gettati fuori» ma sempre riaccolti con misericordia, possiamo «credere» in Cristo e sperare il Cielo e la risurrezione nell’ultimo giorno, per noi e per i nostri cari. Li «commemoriamo» oggi, celebrando per loro e con loro il «memoriale della nostra salvezza», la Pasqua del Signore che attira ogni vita nel presente eterno del suo amore, dove nulla di noi va perduto.

Nessun commento: