Battesimo di Gesù. Commenti patristici

S. Ambrogio

Dunque il Signore fu battezzato, non per farsi purificare,
ma per purificare le acque, affinché esse, santificate
a contatto con la carne di Cristo, carne che
non conobbe peccato, conseguissero la prerogativa
di conferire il battesimo. Per questo, chi è giunto al
lavacro di Cristo, depone definitivamente il peccato.
Molto opportunamente qui san Luca ha riassunto
quanto hanno detto gli altri evangelisti, lasciando
capire che il Signore fu battezzato da Giovanni, senza
dirlo espressamente. Ma il Signore stesso spiega il
motivo del suo battesimo, quando dichiara: Lascia
fare per ora; conviene che adempiamo così ogni giustizia
(Mt 3, 15).
... Dunque, Gesù venne da Giovanni; il resto vi è
noto. Venne al battesimo di Giovanni, ma il battesimo
di Giovanni presupponeva la conversione dal
peccato. Per questo Giovanni lo trattiene, dicendo:
Sono io che ho bisogno di essere battezzato, e tu vieni
da me? (Mt 3, 13). Per quale motivo vieni da me, tu
che non hai peccati? Solo chi ha peccati deve farsi
battezzare; perché allora Colui che non commise
peccato chiede il lavacro di penitenza? Ma Egli disse:
Lascia fare per ora – cioè: finché la Chiesa non
sia edificata – conviene che adempiamo così ogni giustizia.
Che cos’è la giustizia, se non la misericordia?
Infatti: Egli ha dato con generosità ai poveri; la sua
giustizia persiste per sempre (Sal 111, 9). Ha dato
con generosità a me, che sono povero; a me che son
bisognoso ha dato la grazia, mentre prima non la
possedevo; perciò la sua giustizia persiste per l’eter-
nità. Che cosa vuol dire giustizia, se non metterti
per primo a fare ciò che vuoi che gli altri facciano,
ed incoraggiare gli altri col tuo esempio? Che cosa
vuol dire giustizia, se non che Egli, assunta la carne,
non ricusò di servirsi della sensibilità e dell’aiuto
della carne, e come uomo soggiogò la sua carne, per
insegnare anche a me a soggiogarla? Infatti, mi ha
insegnato il modo di far morire ai peccati e di rinnovare
nelle virtù il sudiciume della mia carne, colpevole
di tutti i vizi terreni.
O preveggenza veramente divina del Signore in
questo suo stesso abbassamento! Quanto fu più meschina
l’umiliazione, fu tanto più divina la sua provvidenza.
Si fa conoscere come Dio nell’asprezza degli
oltraggi ricevuti, e si dimostra Dio servendosi dei
rimedi, Lui che di rimedi non aveva bisogno. Che
c’è allora di più divino del lavacro della grazia per
chiamare i popoli? Nessuno deve sottrarvisi, perché
Cristo non si è sottratto al lavacro della penitenza.
Nessuno dica di essere senza peccato, se Cristo è venuto
per il rimedio del peccato. Se Cristo si è lavato
per noi, anzi se ci ha lavati nel suo corpo, quanto
più noi dobbiamo lavare i nostri peccati! Con quale
altra azione, con quale altro mistero di grazia, sebbene
Dio sia in ogni cosa, Dio si dimostra maggiormente
che non con questo suo atto: quando, per
tutto il mondo dovunque si estenda la condizione
del genere umano, attraverso le lontananze e le distese
di terre tra sé separate, in un solo istante, in un
unico corpo cancellò l’inganno dell’antico peccato,
riversò la grazia del regno celeste? Uno solo si immerse,
ma elevò tutti con sé; uno solo discese nell’acqua,
perché tutti ascendessimo in Cielo, uno solo
prese su di sé i peccati di tutti, perché in Lui fossero
mondati i peccati di tutti. Purificatevi (Gc 4, 8)
dunque, come dice l’apostolo, perché Colui, il quale
non aveva bisogno di purificazione, si è purificato
per noi. E questo vale per noi.
Ma consideriamo ora il mistero della Trinità. Noi affermiamo
l’esistenza di un unico Dio, però confessiamo
il Padre; confessiamo il Figlio. Infatti, poiché
sta scritto: Amerai il Signore, tuo Dio, e lui solo servirai
(Dt 6, 5. 13), il Figlio negò di essere solo, quando
disse: Ma io non sono solo perché il Padre è con me
(Gv 16, 32). Neppure adesso è solo, poiché il Padre
attesta di essere presente. È presente lo Spirito Santo:
infatti la Trinità non può mai essere in se stessa disgiunta.
Ecco che si aprì il cielo, e discese lo Spirito
Santo in forma corporea, come una colomba. ... Consideriamo
il mistero. Perché come una colomba? Perché
la grazia del battesimo richiede la semplicità, affinché
siamo semplici come colombe. La grazia del
battesimo richiede la pace, quella pace che, nell’antico
simbolo, la colomba portò un giorno a quell’arca,
che, sola, non fu travolta dal diluvio. Colui che ora
si è degnato di discendere in forma di colomba, ha
insegnato di chi fosse simbolo quella colomba, mi ha
insegnato che quel ramoscello e quell’arca erano il
simbolo della pace e della Chiesa, poiché, pur fra le
rovine del mondo, lo Spirito Santo reca alla sua
Chiesa una pace feconda. Me lo ha insegnato anche
Davide, il quale, scorgendo per ispirazione profetica
il sacramento del battesimo, ha detto: Avessi ali come
una colomba! (Sal 54, 7).

(Dall’Esposizione del vangelo secondo Luca II, 83. 90-92)


S. Beda il Venerabile

Ed ecco una voce dal cielo che dice: Questi è il mio
Figlio diletto nel quale mi sono compiaciuto. Il Figlio
di Dio è battezzato nell’uomo da lui assunto, lo Spirito
di Dio discende come colomba, Dio Padre è
presente nella voce: nel battesimo si dichiara il mistero
della santa e indivisibile Trinità. Era conveniente
che colui che avrebbe comandato ai ministri
dei suoi sacramenti di insegnare a tutte le genti e di
battezzare nel nome del Padre, del Figlio e dello
Spirito Santo, per primo egli stesso disvelasse che
tutta la Trinità era presente personalmente al suo
battesimo. Quanto poi alla voce del Padre che dice:
Questi è il mio Figlio diletto nel quale mi sono compiaciuto,
essa qui implicitamente stabilisce il confronto
con l’uomo terreno, a causa del cui peccato il
creatore fa capire il suo dispiacere, quando dice: Mi
pento di aver creato l’uomo sulla terra (Gen 6, 6-7).
Certo nessun pentimento può aversi in Dio, ma egli
parla a modo nostro, che siamo soliti essere colti da
pentimento quando vediamo che le nostre azioni
hanno esito diverso da quanto avevamo desiderato.
Perciò Dio ha detto di pentirsi di aver creato l’uomo,
dopo che lo vide degenerare a causa del peccato
dalla rettitudine propria di una sua creatura. Si è invece
compiaciuto in modo particolare del suo Figlio
unigenito, perché sapeva che avrebbe conservato
immune da peccato l’uomo di cui si era rivestito. E
anche in queste parole del Padre come in tutti gli altri
misteri del Signore battezzato si dichiara la piena
realizzazione della giustizia. Quando discende su di
lui lo Spirito Santo, viene annunziato agli uomini
chi sia il Figlio coeterno e consustanziale al Padre,
perché così gli uomini imparino che, ricevuto lo
Spirito Santo per grazia del battesimo, essi, da figli
del diavolo, possano diventare figli di Dio, come
l’apostolo insegna ai fedeli dicendo: Avete ricevuto lo
spirito di adozione di figli, in virtù del quale noi gridiamo:
Abbà, Padre (Rm 8, 15); e l’evangelista Giovanni:
A quanti lo hanno accolto ha dato la possibilità
di diventare figli di Dio (Gv 1, 12).
Abbiamo fatto, fratelli carissimi, queste considerazioni
sul battesimo del nostro Salvatore secondo
quanto egli stesso ci ha concesso; ritorniamo ora a
noi stessi e poiché abbiamo ascoltato l’umiltà e l’obbedienza
sia di chi ha, sia di chi è stato battezzato, 
cerchiamo di conservare con umile obbedienza il
battesimo che abbiamo ricevuto, purificandoci da
ogni contaminazione della carne e dello spirito e
perfezionando la santità nel timore di Dio, persuadiamo
coloro che non sono stati ancora iniziati, a iniziarsi
ai misteri e a osservarli con umiltà; e tutti
noi che, in virtù della dignità sacerdotale, siamo stati
incaricati di amministrare i suoi sacramenti, adempiamo
con umiltà il compito che ci è stato affidato.
Adoperiamoci con zelo per non precluderci, a
causa degli allettamenti umani, la porta della patria
celeste, che ci è stata aperta grazie ai misteri divini.

(Dall’Omelia 1, 12)



S- AGOSTINO Il battesimo di Gesù.

Per darci un esempio di umiltà, per insegnarci ad accogliere la grazia del battesimo, Cristo ha ricevuto ciò di cui egli non aveva bisogno, ma che a noi era necessario.
1. Come il Signore ha voluto, siamo arrivati al giorno della nostra promessa; che egli ci conceda di poterla mantenere. Tutto ciò che diciamo, infatti, se viene da Dio, è utile a noi e a voi; le cose, invece, che vengono dall'uomo sono menzogne: come ha detto lo stesso Signore nostro Gesù Cristo: Chi proferisce menzogne, parla del suo (Gv 8, 44). Nessuno possiede di suo se non menzogna e peccato. Quanto l'uomo possiede di verità e di giustizia, proviene da quella fonte, di cui dobbiamo essere assetati in questo deserto, se vogliamo come da alcune gocce di rugiada esserne irrorati e ristorati durante la nostra peregrinazione, e così non venir meno nel cammino, e pervenire là dove la nostra sete sarà placata e saziata. Se dunque chi proferisce menzogna, parla del suo, chi proferisce la verità parla da parte di Dio. Giovanni era verace, Cristo è la verità; Giovanni era verace, ma chi è verace lo è da parte della verità. Ora, se Giovanni era verace, e se l'uomo non può essere verace se non da parte della verità, in grazia di chi era verace Giovanni, se non di colui che disse: Io sono la verità (Gv 14, 6)? La verità non può dunque essere in contrasto con l'uomo verace, né l'uomo verace con la verità. E' la verità che aveva inviato quell'uomo verace, il quale appunto lo era perché era stato inviato dalla verità. Se fu la verità a mandare Giovanni, fu Cristo a mandarlo. Ma ciò che Cristo fa con il Padre è il Padre a farlo, e ciò che il Padre fa con Cristo è fatto da Cristo. Il Padre non fa nulla senza il Figlio, né fa qualcosa il Figlio senza il Padre. Sono carità indivisibile, unità indivisibile, indivisibile maestà, indivisibile potenza, secondo le parole stesse di Cristo: Io e il Padre siamo una cosa sola (Gv 10, 30). Da chi fu mandato, allora, Giovanni? Se rispondiamo: dal Padre, diciamo la verità; e la verità diciamo, rispondendo: dal Figlio. Più chiaro, però, se diciamo: dal Padre e dal Figlio. Colui che fu mandato dal Padre e dal Figlio, fu mandato dal Dio unico, poiché il Figlio ha detto: Io e il Padre siamo una cosa sola. Come poteva dunque Giovanni non conoscere colui che lo aveva mandato? Infatti egli disse: Io non lo conoscevo, ma chi m'inviò a battezzare nell'acqua mi disse... Domanda a Giovanni: chi t'inviò a battezzare nell'acqua, che ti disse? Colui sul quale vedrai discendere come colomba e fermarsi lo Spirito, è lui quello che battezza nello Spirito Santo (Gv 1, 33). Questo, o Giovanni, ti ha detto colui che ti mandò? Sì, proprio questo. Ma chi ti ha mandato? Penso il Padre. Dio Padre è fonte di verità, e Dio Figlio è la verità: se il Padre ti ha mandato senza il Figlio, Dio ti ha mandato senza la verità. Ma se tu, Giovanni, sei verace, appunto perché proferisci la verità e parli da parte della verità, allora, non fu il Padre senza il Figlio a mandarti, ma insieme ti mandarono il Padre e il Figlio. E se fu il Figlio, insieme al Padre, che ti mandò, come potevi non conoscere colui che ti aveva mandato? Colui che tu avevi visto nella verità, è quello che t'inviò affinché fosse riconosciuto nella carne, e disse: Colui sul quale vedrai lo Spirito discendere come una colomba e posarsi su di lui, è lui quello che battezza nello Spirito Santo.
2. A Giovanni furono rivolte queste parole perché egli potesse conoscere colui che prima non aveva conosciuto, oppure per poter conoscere meglio colui che già conosceva? Se infatti non avesse conosciuto in qualche modo il Signore, come avrebbe potuto dirgli, quando si presentò al fiume per essere battezzato: Sono io che devo esser battezzato da te, e tu vieni a me? (Mt 3, 14). Se disse così, vuol dire che lo conosceva. Ma quando discese la colomba? Quando il Signore era stato battezzato e stava uscendo dall'acqua. Ora, se colui che aveva mandato Giovanni gli aveva detto: Colui sul quale vedrai discendere e posarsi lo Spirito come colomba, è lui quello che battezza nello Spirito Santo, ciò significa che Giovanni non lo conosceva ancora, ma lo conobbe in seguito alla discesa della colomba; e la colomba discese solo quando il Signore uscì dall'acqua. Sicché Giovanni, quando vide il Signore che si avvicinava al fiume, lo conosceva, ma appare chiaro che in un certo senso lo conosceva, e in un certo altro senso non lo conosceva ancora. Senza questa spiegazione Giovanni risulterebbe menzognero. Quando Giovanni dice: Sono io che ho bisogno di essere battezzato e tu vieni a me?, dimostra di conoscere il Signore: come può essere verace dicendo così? E può essere di nuovo verace quando dice: Io non lo conoscevo, ma chi m'inviò a battezzare nell'acqua mi disse: Colui sul quale vedrai discendere e posarsi lo Spirito come colomba, è lui quello che battezza nello Spirito Santo? Dunque, per mezzo della colomba il Signore si manifestò a Giovanni, non come a colui che non lo conosceva affatto, ma come a colui che del Signore conosceva solo qualche cosa e qualche cosa non conosceva. Sta a noi cercare di sapere che cosa Giovanni non conosceva ancora del Signore, e che apprese per mezzo della colomba.
[Umiltà portata al massimo.]
3. Perché Giovanni era stato inviato a battezzare? Ricordo di averlo già detto, come ho potuto, alla Carità vostra. Se il battesimo di Giovanni fosse stato necessario per la nostra salvezza, anche adesso si dovrebbe praticare. Infatti non è che adesso gli uomini non si salvino, o si salvino in minor numero, o che allora ci fosse una salvezza e adesso un'altra. Se Cristo è cambiato, allora è cambiata anche la salvezza; ma se la salvezza è in Cristo, e Cristo è sempre lo stesso, anche la salvezza per noi è la stessa. Perché, allora, Giovanni fu mandato a battezzare? Perché era necessario che Cristo fosse battezzato. E perché era necessario che Cristo fosse battezzato? Perché fu necessario che egli nascesse? Perché fu necessario che Cristo fosse crocifisso? Se è venuto per mostrarci la via dell'umiltà, e a farsi egli stesso questa via dell'umiltà, era necessario allora che egli praticasse l'umiltà in ogni circostanza della sua vita. Così egli volle conferire autorità al suo battesimo affinché noi, servi, comprendessimo con quanto ardore si deve correre al battesimo del Signore, dal momento che egli non disdegnò di ricevere il battesimo di un servitore. A Giovanni, infatti, era stato concesso di dare il suo nome al battesimo che amministrava.
4. Questo deve notare, distinguere e sapere la vostra Carità. Il battesimo affidato a Giovanni, fu chiamato battesimo di Giovanni. Egli solo ricevette un tale carisma: nessun giusto, prima di lui, nessuno dopo di lui, ha mai ricevuto il potere di battezzare con un battesimo che fosse detto proprio. Ecco, lo ha ricevuto; perché da se medesimo non aveva alcun potere: se qualcuno parla di sua autorità, di suo non proferisce che menzogna. (Gv 8, 44). E da chi, Giovanni, aveva ricevuto un tale potere se non dal Signore Gesù Cristo? Ricevette il potere di battezzare da colui che poi egli stesso battezzò. Non vi stupite: Cristo fece con Giovanni un po' come un tempo aveva fatto con sua madre. E' detto di Cristo: Tutto fu fatto per mezzo di lui. (Gv 1, 3); ora se tutto, anche Maria fu fatta per mezzo di lui, Maria dalla quale poi è nato Cristo. M'intenda la vostra Carità: come il Signore creò Maria e fu creato per mezzo di Maria, così consegnò il battesimo a Giovanni e fu da Giovanni battezzato.
5. Ecco dunque perché Cristo ricevette il battesimo da Giovanni: per esortare coloro che a lui sono inferiori a un battesimo superiore, accettando un battesimo inferiore dalle mani di un inferiore. Ma perché egli non fu il solo ad essere battezzato da Giovanni, il quale, appunto, era stato inviato per battezzare il Signore e preparare la via a lui, cioè a Cristo stesso? Ve ne ho già detto la ragione, ma credo sia necessario ricordarvela in ordine alla presente questione. Se soltanto il Signore nostro Gesù Cristo fosse stato battezzato con il battesimo di Giovanni - tenete a mente quanto vi dico e il mondo non valga a cancellare dai vostri cuori ciò che vi ha scritto lo Spirito di Dio, né le spine delle preoccupazioni a soffocare il seme gettato in voi (perché infatti siamo costretti a ripeterci, se non perché non ci fidiamo troppo della memoria del vostro cuore?) - se dunque solo il Signore fosse stato battezzato con il battesimo di Giovanni, certuni avrebbero sostenuto che il battesimo di Giovanni era superiore al battesimo di Cristo. Avrebbero detto: è così superiore quel battesimo che soltanto Cristo meritò di essere battezzato con quello. Fu dunque per darci un esempio di umiltà, per insegnarci ad accogliere il battesimo di salvezza, che Cristo ricevette ciò di cui egli non aveva bisogno ma che a noi era necessario. Inoltre, fu concesso anche ad altri di ricevere il battesimo di Giovanni, affinché il battesimo che Cristo aveva ricevuto da Giovanni non fosse considerato superiore al battesimo di Cristo. Ma il battesimo di Giovanni non fu sufficiente per coloro che lo avevano ricevuto: essi dovettero ricevere anche il battesimo di Cristo, perché il battesimo di Giovanni non era il battesimo di Cristo. Coloro che ricevono il battesimo di Cristo non cercano il battesimo di Giovanni, mentre coloro che ricevettero il battesimo di Giovanni cercarono anche il battesimo di Cristo. Dunque, a Cristo bastò il battesimo di Giovanni. E come avrebbe potuto essere altrimenti, dato che neppure quello gli era necessario? Egli non aveva bisogno di alcun battesimo, e fu solo per esortare noi a ricevere il suo battesimo che accettò di ricevere il battesimo del suo servo. E affinché noi non considerassimo superiore al suo il battesimo di Giovanni, altri furono battezzati con il battesimo di un loro conservo. Ma chi era stato battezzato col battesimo del conservo, dovette essere battezzato col battesimo del Signore; mentre chi riceve il battesimo del Signore, non ha alcun bisogno del battesimo di un conservo.
[Ministero e potestà.]
6. Giovanni aveva ricevuto il battesimo che appunto fu chiamato battesimo di Giovanni, ma il Signore Gesù Cristo non volle dare ad alcuno il suo battesimo. E questo non perché nessuno fosse battezzato col battesimo del Signore, ma perché sempre e soltanto fosse il Signore stesso a battezzare: così è il Signore che battezza per mezzo dei suoi ministri. Ciò significa che coloro che avrebbero ricevuto il battesimo dai ministri del Signore, sarebbero stati battezzati dal Signore non dai ministri. Una cosa, infatti, è battezzare come ministri, e una cosa è battezzare per potestà propria. Il battesimo vale quanto vale colui nel cui nome esso è dato; e non quanto vale colui che, come ministro, lo impartisce. Il battesimo di Giovanni valeva tanto quanto valeva Giovanni. Un battesimo santo certamente, perché dato da un santo, ma pur sempre un uomo; un uomo, è vero, che aveva ricevuto dal Signore questa grazia, questa straordinaria grazia, di meritare di precedere il giudice, additarlo, realizzando la profezia: Io sono la voce di colui che grida nel deserto: Preparate la via al Signore. (Is 40, 3). Il battesimo del Signore, invece, valeva quanto il Signore. Quindi un battesimo divino, perché il Signore è Dio.
7. Certo, il Signore Gesù Cristo avrebbe potuto, se avesse voluto, conferire a qualcuno dei suoi servi il potere di impartire il battesimo in vece sua, trasmettere il potere di battezzare, investire di questo potere qualcuno dei suoi servi e dare a questo battesimo, trasmesso al servo, la virtù stessa del battesimo impartito dal Signore. Ma non ha voluto far questo, affinché quanti avrebbero ricevuto il battesimo riponessero la loro speranza in colui dal quale essi dovevano riconoscere di esser battezzati. Non volle dunque che il servo avesse a porre la sua speranza in un altro servo. Ecco perché l'Apostolo gridava, quando vedeva che i fedeli volevano porre in lui la loro speranza: Forse che per voi Paolo è stato crocifisso, o nel nome di Paolo siete stati battezzati. (1 Cor 1, 13)? Paolo aveva battezzato come ministro, non come avente autorità propria; solo il Signore battezzò avente potestà. Capite? Il Signore poteva dare questa potestà ai suoi servitori, e non ha voluto. Perché se avesse dato loro questa potestà, cioè, se essi si fossero trovati a possedere come proprio ciò che era del Signore, avremmo avuto tanti battesimi quanti i servi. Come ci fu il battesimo di Giovanni, così ci sarebbe stato il battesimo di Pietro, il battesimo di Paolo, il battesimo di Giacomo, il battesimo di Tommaso, di Matteo, di Bartolomeo, così come quell'altro era stato chiamato battesimo di Giovanni. Qualcuno, però, qui potrebbe obiettare e dire: Dimostraci che quel battesimo fu detto veramente di Giovanni. Lo proverò con le parole stesse della Verità, quando chiese ai Giudei: Il battesimo di Giovanni donde ha origine, dal cielo o dagli uomini. (Mt 21, 25)? Affinché, dunque, non ci fossero tanti battesimi quanti i servi che avrebbero battezzato in virtù del potere ricevuto dal Signore, il Signore ha riservato a sé il potere di battezzare, affidando ai servi il ministero. Il servo dice che battezza, ed è vero; così infatti dice l'Apostolo: Ho battezzato anche la casa di Stefania. Ma come ministro. Mettiamo che uno di questi che ha ricevuto il ministero, sia cattivo. Può darsi che gli uomini non lo sappiano, ma Dio lo sa. Ebbene, Dio permette che si battezzi per mezzo di quello, essendosene egli riservata la potestà.
8. E' questo che Giovanni non conosceva del Signore. Sapeva che era il Signore, e sapeva che avrebbe dovuto essere battezzato da lui; e lo proclamò, poiché il Signore era la verità, e lui, Giovanni, era veritiero essendo inviato dalla verità. Questo lo sapeva. Che cosa, invece, non sapeva del Signore? Che avrebbe riservata a sé la potestà del suo battesimo, senza trasmetterla e trasferirla ad alcuno dei suoi servi. Allora, sia che il battesimo venga amministrato da un ministro buono sia da un ministro cattivo, colui che l'ha ricevuto sa d'essere stato battezzato da quegli che se ne è riservata la potestà. E' proprio questo, o fratelli, che Giovanni non sapeva del Signore, e lo apprese per mezzo della colomba. Sapeva che era il Signore, ma non sapeva ancora che egli avrebbe riservata a sé la potestà di battezzare, senza comunicarla a nessun servo. Coerentemente disse: Io non lo conoscevo. Se non siete convinti che questo lo apprese allora, ascoltate ciò che segue: Chi m'inviò a battezzare mi disse: Colui sul quale vedrai discendere e fermarsi lo Spirito come colomba, è lui. Lui chi? Il Signore. Ma Giovanni lo conosceva già il Signore. Ora, fate conto che Giovanni abbia detto solo: Io non lo conoscevo; ma chi m'inviò a battezzare nell'acqua, me lo disse. Domandiamogli che cosa gli disse. Ecco la risposta: Colui sul quale vedrai discendere e fermarsi lo Spirito come colomba... Fermate l'attenzione su queste parole: Colui sul quale vedrai discendere e fermarsi lo Spirito come colomba è lui. Ma chi lui? Che cosa mi ha voluto insegnare per mezzo della colomba, colui che mi aveva mandato? Che Cristo era il Signore? Già lo sapevo da colui che mi aveva mandato; conoscevo già colui al quale ho detto: Tu vieni a me per essere battezzato? Sono io che devo essere battezzato da te. Conoscevo già così bene il Signore che volevo essere battezzato da lui, e non volevo che egli si facesse battezzare da me; fu allora che egli mi disse: Lascia, adesso, che si compia ogni giustizia (Mt 3, 15); credi che non sia venuto per esser battezzato, dal momento che son venuto per affrontare la passione? Si deve compiere ogni giustizia, mi dice il mio Dio; si compia ogni giustizia con l'esempio della più perfetta umiltà. So che vi saranno nel mio popolo futuro uomini superbi, uomini dotati di qualche straordinaria grazia, che, ritenendosi migliori degli altri per la loro castità, per le loro elemosine, per la loro dottrina, disdegneranno di ricevere il battesimo vedendolo ricevere dai semplici che essi stimano inferiori a sé. E' necessario che io li guarisca, affinché non disdegnino di accostarsi al battesimo del Signore, dal momento che io mi sono accostato al battesimo di un servo.
[Nessun apostolo disse mai:]
9. Giovanni sapeva tutto questo, e conosceva il Signore. Che cosa dunque gli ha insegnato la colomba? Che cosa ha voluto insegnargli per mezzo della colomba, cioè per mezzo dello Spirito Santo che discese sotto questa forma, colui che lo aveva inviato dicendogli: Colui sul quale vedrai discendere e fermarsi lo Spirito a guisa di colomba, è lui? Chi lui? Il Signore, lo so. Ma sapevi anche che il Signore, che aveva la potestà di battezzare, non avrebbe dato questa potestà a nessuno dei suoi servi, ma l'avrebbe riservata a sé, affinché gli uomini battezzati per il ministero di un servo, non attribuissero la virtù del battesimo al ministro, ma al Signore? Questo lo sapevi già? Non lo sapevo ancora; tanto che mi disse: Colui sul quale vedrai discendere e fermarsi lo Spirito come colomba, è lui quello che battezza nello Spirito Santo. Non dice: quegli è il Signore; non dice: quegli è il Cristo; non dice: quegli è Dio; non dice: quegli è Gesù; non dice: è colui che è nato dalla vergine Maria, che viene dopo di te, ma che è prima di te. Non dice niente di ciò, perché Giovanni conosceva già tutto questo. Ma che cosa egli non sapeva? Che il Signore avrebbe riservato a sé la potestà del battesimo che possedeva, sia finché fosse stato in terra, sia quando fosse salito in cielo con il corpo, rimanendo in terra con la sua maestà. E ciò allo scopo che né Pietro né Paolo potessero dire: questo è il mio battesimo. A proposito, notate come si esprimono gli Apostoli. Nessuno di loro disse mai: "il mio battesimo". Sebbene il Vangelo fosse uno solo per tutti, tuttavia li sentiamo dire: "il mio Vangelo"; mai però dicono: "il mio battesimo".
10. Ecco dunque, fratelli miei, che cosa apprese Giovanni. Impariamo anche noi ciò che Giovanni imparò per mezzo della colomba. La colomba, infatti, non è che abbia ammaestrato solo Giovanni, ma anche la Chiesa, della quale fu detto: Unica è la mia colomba (Ct 6, 8). Che la colomba, dunque, ammaestri la colomba; che sappia la colomba ciò che Giovanni apprese per mezzo della colomba. Lo Spirito Santo discese sotto forma di una colomba. Perché ciò che Giovanni apprese, lo apprese per mezzo della colomba? Era necessario infatti che lo apprendesse; ma era anche necessario che lo apprendesse per mezzo della colomba? Che dire della colomba, o miei fratelli? Quando il mio cuore e la mia lingua saranno capaci di parlarne come vorrei? Anzi, forse non ne parlerei in modo adeguato, anche se riuscissi a parlarne come vorrei; ed allora, dato che non posso neppure come vorrei, tanto meno potrò farlo in modo adeguato. Per questo più che parlarvene io, vorrei ascoltare uno più capace di me.
11. Giovanni impara a conoscere colui che già conosceva; o meglio, viene a conoscere di lui non ciò che già sapeva ma qualcosa che ancora non conosceva. E che cosa sapeva? Che era il Signore. Che cosa non sapeva? Che la potestà del battesimo del Signore non sarebbe passata dal Signore ad alcun uomo e che agli uomini sarebbe stato conferito solo il ministero. La potestà del Signore non sarebbe passata a nessuno, mentre il ministero sarebbe stato affidato ai buoni e ai cattivi. La colomba non si spaventi del ministero dei cattivi, consideri la potestà del Signore. Che male può farti un ministro cattivo là dove è il Signore buono? Quale danno può arrecarti un araldo malevolo se il giudice è benevolo? Giovanni apprese questo dalla colomba. Ce lo ridica lui che cosa apprese: Egli mi disse: Colui sul quale vedrai discendere e fermarsi lo Spirito come colomba, è lui quello che battezza nello Spirito Santo. Non t'ingannino, dunque, o colomba, quegl'imbroglioni che dicono: Siamo noi che battezziamo. Ricorda, o colomba, ciò che ha insegnato la colomba: E' lui quello che battezza nello Spirito Santo. Per mezzo della colomba si sa che è lui quello che battezza, e tu credi di essere battezzato in virtù della potestà di chi ti battezza come ministro? Se credi questo, non fai parte ancora del corpo della colomba; e se non fai parte del corpo della colomba, non c'è da meravigliarsi che tu non ne possieda la semplicità. La colomba, infatti, è il simbolo per eccellenza della semplicità.
12. Come mai, fratelli miei, Giovanni apprese per mezzo della semplicità della colomba che è lui quello che battezza nello Spirito Santo, se non perché non appartengono alla colomba quelli che dilaniano la Chiesa? Essi sono sparvieri, sono avvoltoi. Perché la colomba non dilania. Voi vedete come ci vogliono male, considerandoci responsabili delle persecuzioni che subiscono. Se non che le persecuzioni corporali toccate loro, sono flagelli con cui il Signore li colpisce in questo mondo per non condannarli eternamente, a patto che utilizzino la correzione per il loro ravvedimento. Sono essi che perseguitano la Chiesa, essi che la perseguitano ingannandola, essi che più gravemente la feriscono al cuore colpendola con la spada della lingua, essi che più crudelmente ne versano il sangue perché, in quanto dipende da loro, uccidono Cristo nell'uomo. Appaiono preoccupati per l'intervento dell'autorità. Che cosa può farti l'autorità, se sei buono? Certo, se sei cattivo, hai motivo di temerla: Non senza ragione infatti porta la spada (Rm 13, 4), dice l'Apostolo. Non sguainare la spada contro Cristo. Che cosa perseguiti in un cristiano, tu che sei cristiano? Che cosa ha perseguitato in te l'imperatore? Ha perseguitato la carne; ma tu nel cristiano perseguiti lo spirito. Tu non uccidi il corpo. Quantunque quelli non risparmino neppure il corpo: nelle stragi hanno ucciso quanti han potuto, senza risparmiare nessuno, né i loro né gli altri. E' noto a tutti. L'autorità è invisa perché è legittima; è inviso chi agisce secondo la legge; non è inviso chi agisce fuori della legge. Consideri ognuno di voi, o miei fratelli, che cosa caratterizza il cristiano. Il fatto di essere uomo lo accomuna agli altri; il fatto di essere cristiano lo distingue dagli altri; è più importante per lui essere cristiano che essere uomo. Come cristiano, infatti, viene rinnovato a immagine di Dio, secondo la quale immagine di Dio l'uomo fu creato; come uomo, invece, può essere cattivo, può essere pagano, idolatra. Ora, nel cristiano tu perseguiti ciò che ha di meglio; tu vuoi strappargli ciò per cui egli vive. Vive infatti nel tempo secondo lo spirito vitale che anima il corpo, ma vive eternamente in grazia del battesimo che ha ricevuto dal Signore. Tu gli vuoi togliere ciò che ha ricevuto dal Signore, gli vuoi togliere ciò per cui egli vive. I briganti che assalgono e spogliano uno, lo fanno per avere qualcosa di più, portando via tutto al malcapitato; tu porti via ad un cristiano senza avere per te niente di più, poiché non diventerà una ricchezza per te ciò che porti via a lui. E' proprio questo che fanno quelli che portano via l'anima: la tolgono agli altri, ma loro non vengono ad avere, per questo, due anime.
[E' lui che battezza.]
13. Che cosa dunque vuoi portar via? Perché vuoi male a chi vuoi ribattezzare? Non puoi dargli ciò che egli già possiede, ma gli fai rinnegare ciò che ha. Si comportavano forse più crudelmente i pagani persecutori della Chiesa? Contro i martiri si sguainavano le spade, si scatenavano le belve, si accendevano i roghi. E a quale scopo? Perché il paziente dicesse: Io non sono cristiano. Che cosa insegni tu a colui che vuoi ribattezzare, se non a dire come prima cosa: Non sono cristiano? Per raggiungere il loro scopo i persecutori una volta usavano il fuoco, tu usi la lingua: con l'inganno tu ottieni ciò che quelli non ottenevano uccidendo. E che cosa ti riprometti di dare, e a chi? Se vorrà dirti il vero e non vorrà mentire lasciandosi ingannare da te, dovrà rispondere: Io ce l'ho già. Tu gli chiedi: Ce l'hai il battesimo?, ed egli risponderà: Sì, ce l'ho. Gli fai osservare che tu non glielo dai finché lui dice di averlo. E non me lo dare; ciò che mi vuoi dare, infatti, non può penetrare in me, perché ciò che ho ricevuto non puoi togliermelo. Ma aspetta, voglio vedere che cosa mi vuoi insegnare. Anzitutto mi vuoi far dire che non ho il battesimo. Ma sì, che ce l'ho; se dicessi che non ce l'ho, mentirei; quello che ho, ho. Ma tu insisti: non ce l'hai. Spiegami perché non ce l'ho. Te l'ha dato un indegno. Se Cristo è indegno, me l'ha dato un indegno. Tu replichi: no, Cristo non è indegno, ma non è stato Cristo a dartelo. E allora chi me l'ha dato? Rispondimi; io so di averlo ricevuto da Cristo. Certo, tu lo hai ricevuto, ma non so da quale traditore, non da Cristo. Andrò a vedere chi è stato il ministro, andrò a vedere chi è stato l'araldo. Non mi interessa chi è il ministro, io bado al Giudice. Forse la questione del ministro è un pretesto, ma non voglio discutere; il Signore di ambedue risolva lui la questione del suo rappresentante. Forse, se ti chiedo le prove, tu non sei in grado di darmele, anzi menti: s'è già dimostrato che non sei stato in grado di provare le accuse. Ma non è questo il problema. Non voglio che tu abbia a credere, mentre difendo calorosamente degli uomini innocenti, che io riponga la mia speranza almeno negli uomini innocenti. Ebbene, fossero pur tali gli uomini, io il battesimo l'ho ricevuto da Cristo, da Cristo sono stato battezzato. No, ribatti, tu sei stato battezzato da quel tal vescovo, e quel vescovo fa causa comune con gli eretici. Da Cristo sono stato battezzato; questo io so. E come lo sai? Me lo ha insegnato la colomba, quella che vide Giovanni. Nibbio malvagio! Non mi strappare dalle viscere della colomba: faccio parte delle membra della colomba; io so ciò che la colomba mi ha insegnato. Tu mi dici: Ti ha battezzato il tale o il tal'altro; ma la colomba mi dice, e lo dice anche a te: E' lui quello che battezza. A chi devo credere, al nibbio o alla colomba?
14. Parla in modo esplicito, così che tu venga confuso da quella stessa lucerna che confuse i primi avversari del Signore, quei Farisei tuoi pari, quando chiesero a Cristo con quale autorità egli operava: Vi farò anch'io una domanda: Ditemi, il battesimo di Giovanni donde viene, dal cielo o dagli uomini? E quelli che stavano tendendogli insidie, caduti nella rete di quella domanda, cominciarono a ragionare tra sé e sé: Se diciamo: Dal cielo, ci dirà: Perché, allora, non gli avete creduto (Mt 21, 24-26)? Giovanni, infatti, aveva detto del Signore: Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo (Gv 1, 29). Perché, dunque, mi chiedete con quale autorità io agisco? O lupi! Ciò che faccio lo faccio con la potestà dell'Agnello. Ma per conoscere l'Agnello avreste dovuto credere a Giovanni, che disse: Ecco l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo. Ma appunto perché sapevano cosa aveva detto Giovanni del Signore, i Farisei ragionavano tra sé e sé: Se diciamo che il battesimo di Giovanni viene dal cielo, ci dirà: Perché, allora, non gli avete creduto? Se, invece, diciamo che viene dagli uomini, verremo lapidati dalla folla, perché tutti ritengono Giovanni un profeta. Da una parte temevano gli uomini, dall'altra si vergognavano di confessare la verità. Erano tenebre e risposero da tenebre, ma furono sconfitte dalla luce. Che cosa risposero infatti? Non lo sappiamo. Negarono, cioè, di sapere ciò che invece sapevano. E il Signore replicò: Nemmeno io vi dico con quale autorità faccio questo (Mt 21, 26-27). Così furono confusi i primi nemici. Da che cosa? Dalla lucerna. Chi era la lucerna? Giovanni. Volete la prova che Giovanni era la lucerna? Eccola. Il Signore dice: Egli era la lucerna che arde e risplende (Gv 5, 35). Dobbiamo anche dimostrare che da lui furono confusi i nemici? Ascolta il salmo che dice: Ho preparato la lucerna per il mio Unto; riempirò di confusione i suoi nemici (Sal 131, 17-18).
[Il dono di Cristo non si può contaminare.]
15. Tuttora, nelle tenebre di questa vita, noi avanziamo con la lucerna della fede; anche noi abbiamo questa lucerna che è Giovanni, per confondere i nemici di Cristo; Cristo stesso, anzi, confonda i nemici per mezzo della lucerna. Chiediamo anche noi quello che il Signore chiese ai Giudei: Donde viene il battesimo di Giovanni? dal cielo o dagli uomini? Che cosa dovranno rispondere, se non vorranno anch'essi, come nemici, rimaner confusi dalla lucerna? Se risponderanno: dagli uomini, saranno lapidati dai loro stessi seguaci; se invece risponderanno: dal cielo, noi diremo loro: Perché allora non gli avete creduto? Potranno dire: ma noi crediamo a Giovanni. Come mai allora dite che siete voi a battezzare, mentre Giovanni dice: E' lui quello che battezza? Potranno osservare che i ministri di un così grande giudice, e di cui il giudice si serve per amministrare il battesimo, debbono essere giusti. Ma anche io lo dico, tutti lo diciamo, che i ministri di un così grande giudice debbono essere giusti. Sicuro, s'impegnino ad essere giusti i ministri; che se poi non s'impegnano a esser giusti loro che siedono sulla cattedra di Mosè, chi mi garantisce è il mio Maestro, di cui il suo Spirito testimonia: E' lui quello che battezza. In che modo mi garantisce? Dicendo: Gli scribi e i Farisei si son seduti sulla cattedra di Mosè: Fate ciò che dicono, ma non fate ciò che fanno; dicono, infatti, e non fanno (Mt 23, 2-3). Se il ministro è giusto, lo metto con Paolo, lo metto con Pietro; con questi apostoli metto i ministri giusti; poiché veramente i ministri giusti non cercano la loro gloria. Appunto perché ministri, essi non vogliono essere considerati giudici, rifuggono dall'idea che si riponga la speranza in loro; quindi metto il ministro degno con Paolo. Che dice infatti Paolo? Io ho piantato, Apollo ha innaffiato, ma Dio ha fatto crescere; di modo che né chi pianta è alcunché, né chi innaffia, ma Dio che fa crescere (1 Cor 3, 6-7). Un ministro superbo, invece, va messo assieme al diavolo; ma non per questo viene contaminato il dono di Cristo, che attraverso di lui continua a fluire, e per mezzo di lui arriva limpido a fecondare la terra. Certo, il canale potrebbe essere di pietra, per cui l'acqua vi scorre sopra senza produrre alcun frutto; e tuttavia l'acqua, passando attraverso il canale di pietra, arriva nei campi; nel canale di pietra non produce alcun frutto, ma nell'orto produce molti frutti. La virtù spirituale del sacramento è come la luce: giunge pura a coloro che devono essere illuminati, e anche se deve passare attraverso degli esseri immondi, non viene contaminata. Certo, è auspicabile che i ministri siano degni e non cerchino la loro gloria, ma la gloria di colui di cui sono ministri; è auspicabile che non dicano: "il mio battesimo", perché non è loro. Si ispirino all'esempio di Giovanni. Giovanni era pieno di Spirito Santo; aveva ricevuto il battesimo dal cielo e non dagli uomini; ma in ordine a che cosa lo aveva ricevuto? Egli disse: Preparate la via al Signore (Is 40, 3; Gv 1, 23). Ma quando il Signore fu conosciuto, il Signore stesso diventò la via; e allora non c'era più bisogno del battesimo di Giovanni per preparare la via al Signore.
16. In che modo essi rispondono ai nostri argomenti? Sta di fatto che, dopo Giovanni, si è battezzato. Prima, infatti, che questo problema fosse trattato a fondo nella Chiesa cattolica, molti in essa, anche uomini illustri e degni, sono caduti in errore. Ma siccome erano membra della colomba, non si sono separati, e per essi si verificò ciò che dice l'Apostolo: Se in qualche cosa pensate diversamente, Dio vi illuminerà anche su questo (Fil 3, 15). Quelli, invece, che si sono separati dalla colomba, sono diventati ribelli: che cosa son soliti dire? Se si è ripetuto il battesimo di Giovanni, perché non si dovrebbe ripetere il battesimo degli eretici? Infatti coloro che avevano il battesimo di Giovanni furono battezzati di nuovo per ordine di Paolo, in quanto non avevano ancora il battesimo di Cristo (At 19, 3-5). Perché dunque sopravvaluti (o Donato), il merito di Giovanni e disprezzi lo stato miserevole degli eretici? Ammetto che gli eretici siano scellerati, pur tuttavia essi hanno dato il battesimo di Cristo, che Giovanni non diede.
17. Mi rifaccio a Giovanni per ripetere con lui: Questi è colui che battezza. Giovanni è molto più degno di un eretico, come è molto più degno di un ubriaco, di un omicida. Orbene, se dovessimo ribattezzare coloro che sono stati battezzati da un uomo pessimo, dal momento che gli Apostoli hanno ribattezzato chi era già stato battezzato da un uomo ottimo qual era Giovanni: allora se uno dei donatisti è stato battezzato da un ubriaco (e non dico da un omicida, dal seguace d'un qualche scellerato, non dico da un ladro, da un oppressore di orfani, da un adultero; niente di tutto questo dico: parlo di ciò che accade abitualmente, di cose di ogni giorno cui tutti sono invitati anche in questa città, quando si sente dire: Diamoci al bel tempo, non è il caso di fare digiuno durante le feste di Gennaio; non parlo di cose più gravi, ma di cose comuni); se dunque uno di questi è stato battezzato da un ubriaco, chi è migliore, Giovanni o l'ubriaco? Oserai rispondere che il tuo ubriaco è migliore di Giovanni? E allora, tu che sei sobrio, ribattezza chi è stato battezzato da quell'ubriaco. Se gli Apostoli hanno fatto ribattezzare quelli che avevano già ricevuto il battesimo di Giovanni, a maggior ragione chi è sobrio dovrà ribattezzare chi è stato battezzato da un ubriaco. O forse dici: quell'ubriaco vive in comunione con me? Perché Giovanni, l'amico dello sposo, forse non viveva in comunione con lo sposo?
18. Ma, chiunque tu sia, io ti domando: Sei migliore tu o Giovanni? Non oserai certo rispondermi che tu sei migliore di Giovanni. E allora, i tuoi, se sono migliori di te, ribattezzino dopo di te. Se infatti dopo Giovanni si è ribattezzato, vergognati se non si ribattezza dopo di te. Dirai: ma io possiedo il battesimo di Cristo, e lo insegno. Riconosci, dunque, una buona volta il Giudice, e non voler essere un araldo superbo. Tu amministri il battesimo di Cristo, perciò dopo di te non si deve ribattezzare; dopo Giovanni si è ribattezzato appunto perché Giovanni amministrava il suo battesimo, non quello di Cristo (infatti lo aveva ricevuto in modo che fosse suo). Tu dunque non sei migliore di Giovanni, ma il battesimo che tu amministri è superiore al battesimo di Giovanni. L'uno è di Cristo, l'altro di Giovanni. E che lo desse Paolo o Pietro, era di Cristo. E se lo ha dato anche Giuda, era sempre di Cristo. Giuda battezzò, e dopo Giuda non si ribattezzò; si ribattezzò invece dopo Giovanni. Perché il battesimo dato da Giuda era di Cristo; quello, invece, dato da Giovanni era di Giovanni. Non poniamo, con questo, Giuda al di sopra di Giovanni, ma il battesimo di Cristo dato anche per mano di Giuda al di sopra del battesimo di Giovanni dato anche per mano di Giovanni. E' stato detto infatti che il Signore, prima della sua passione, battezzava più gente di Giovanni; e l'evangelista aggiunge: sebbene non battezzasse Gesù in persona ma i suoi discepoli (Gv 4, 1-2). Cioè, era lui che battezzava, e non era lui: era lui per la potestà, erano i discepoli per il ministero; essi prestavano il loro servizio amministrando il battesimo, ma la potestà di battezzare restava in Cristo. Dunque, i suoi discepoli battezzavano, e tra essi c'era ancora Giuda: e quelli, allora, che furono battezzati da Giuda non furono poi ribattezzati, mentre quelli che erano stati battezzati da Giovanni furono di nuovo battezzati? Certo, ma si trattava di un altro battesimo: quelli che battezzò Giovanni, li battezzò Giovanni; mentre quelli che battezzò Giuda, li battezzò Cristo. Coloro, dunque, che hanno ricevuto il battesimo da un ubriaco, da un omicida, da un adultero, se quel battesimo era di Cristo, sono stati battezzati da Cristo. Non mi preoccupa se il ministro è un adultero o un ubriacone o un omicida. Tengo conto di ciò che mi vien detto per mezzo della colomba: E' lui quello che battezza.
19. Del resto, fratelli miei, sarebbe assurdo affermare che si deve tenere in maggior considerazione, non dico Giuda, ma qualsiasi altro uomo, rispetto a colui del quale è stato detto: Fra i nati di donna non è apparso uno più grande di Giovanni Battista (Mt 11, 11). Non si può anteporre nessun servo a Giovanni; ma è da anteporre il battesimo del Signore, anche se amministrato da un indegno, al battesimo del servo, pur se amico. Ascolta ciò che l'apostolo Paolo dice a proposito di alcuni falsi fratelli, che per invidia predicavano la parola di Dio: E di questo io godo, anzi continuerò a goderne (Fil 1, 15-18). Essi annunciavano Cristo: lo facevano per secondi fini, è vero, ma era pur sempre Cristo che annunciavano. Non badate quindi ai motivi per i quali annunciavano Cristo, ma a colui che annunciavano. Ti annunciano Cristo per invidia? Guarda Cristo, non tener conto dell'invidia. Non imitare il cattivo predicatore, imita invece ciò che di buono ti viene predicato. C'erano, dunque, certuni che annunciavano Cristo mossi da invidia. Cos'è l'invidia? Un male orribile. E' per questo male che il diavolo fu cacciato, è questa peste esiziale che lo ha rovinato; è da questa peste che erano affetti quei tali predicatori di Cristo, ai quali tuttavia l'Apostolo permise di predicare. Perché? Perché annunciavano Cristo. Chi, però, porta invidia, odia; e chi odia, sai come viene bollato dall'apostolo Giovanni? Chi odia il fratello, è un omicida (1 Io 3, 15). Ecco, fu ribattezzato chi era stato battezzato da Giovanni, ma non chi era stato battezzato da un omicida. Perché Giovanni dava il suo battesimo, ma l'omicida ha dato il battesimo di Cristo; il quale è un sacramento così santo, che non può essere contaminato neanche se lo amministra un omicida.
20. Con ciò non disprezzo Giovanni, credo anzi a quanto egli mi dice. Che cosa mi dice Giovanni? Ciò che egli apprese per mezzo della colomba. E che cosa apprese per mezzo della colomba? E' lui quello che battezza nello Spirito Santo (Gv 1, 33). Ricordate almeno questo, o fratelli, e fissatelo nei vostri cuori. Non c'è tempo per spiegare in modo più completo perché Giovanni abbia appreso ciò per mezzo della colomba. Spero di essere riuscito a spiegare a vostra Santità che fu la colomba a far conoscere a Giovanni ciò che di Cristo ancora non sapeva, sebbene già conoscesse Cristo. Ma perché Giovanni abbia dovuto apprendere ciò proprio dalla colomba ve lo spiegherei se potessi farlo brevemente. E' un discorso lungo, e io non voglio affaticarvi oltre. Come ho potuto, con l'aiuto delle vostre preghiere mantenere la promessa che vi avevo fatta, così conto sulle vostre insistenti suppliche e buone disposizioni perché vi appaia chiaro anche il motivo per cui Giovanni ciò che apprese del Signore, cioè che è lui quello che battezza nello Spirito Santo, e che questo potere di battezzare egli non avrebbe trasmesso a nessuno, doveva apprenderlo solo dalla colomba.


san Giovanni Crisostomo. Omelia in occasione del battesimo di Gesù


 1. Oggi, voi tutti siete nella gioia, soltanto io sono triste. In realtà, quando volgo lo sguardo verso l’oceano spirituale, contemplando gli immensi tesori della Chiesa, e poi penso che finita questa solennità, la gente se ne andrà via per i fatti propri, provo un dolore che mi lacera, un’angoscia che mi opprime, perché la Chiesa, madre affettuosa e feconda, non può avere la gioia di vedere numerosi i suoi figli in tutte le assemblee, ma solo nei giorni delle grandi feste. E tuttavia, che grande motivo di gioia spirituale! Che letizia per noi! Che gloria per Dio! Che beneficio per le anime! Se ad ogni incontro abbiamo visto il tempio così pieno! I marinai e piloti si danno da fare per attraversare le onde e rientrare in porto, noi, al contrario, lottiamo per non lasciare il mare aperto e, sempre travolti dai flutti degli affari mondani, stare continuamente nei luoghi pubblici e davanti ai tribunali, e facciamo la nostra comparsa qui appena appena una volta o due all’anno.
Non sapete dunque che Dio ha costruito le chiese nelle città come porti sul mare, affinché coloro che in essa verranno a mettersi al riparo dalle tempeste della vita, vi trovino la piena tranquillità. Qui, infatti, non avete nulla da temere: né la furia delle onde, né le incursioni dei pirati o gli attacchi dei banditi, e neppure la violenza di venti o le sorprese degli animali selvatici. È un porto al riparo da ogni male, porto spirituale delle anime. Voi mi siete testimoni della verità di queste parole. Se qualcuno di voi, infatti, in questo momento interroga la propria coscienza, troverà una grande pace interiore. Non rabbia che lo turbi, non avidità che lo bruci, non invidia che lo divori; l’arroganza non lo gonfia, l’amore della vanagloria non lo corrompe; ma tutti questi mostri si acquietano subito non appena le sante Scritture, simili ad un incanto divino, giungendo attraverso la lettura alle orecchie di ciascuno, sono penetrate nell’anima ed avranno calmato quei movimenti contrari alla ragione. Davvero sfortunati coloro che, pur avendo la possibilità di acquisire una tale santità di comportamento, non si premurano a frequentare assiduamente la chiesa, nostra madre comune! Potete indicarmi una occupazione più fruttuosa, un incontro più utile? Che vi impedisce di venire qui con noi? Mi addurrete la povertà come ostacolo che vi tiene lontani da questa bella assemblea: ma è solo un vano pretesto. Ci sono sette giorni nella settimana, Dio li ha condivisi con noi e lui non si è riservata la parte maggiore, lasciando a noi la più piccola; e neppure ha fatto le parti uguali, prendendo tre giorni per lui e lasciandocene tre, ma ci ha dato sei giorni e per sé ne ha riservato soltanto uno; e voi in quel giorno non vi degnate nemmeno di astenervi del tutto dalle cose terrene; ma simili a quelli che rubano il tesoro sacro, rapinate questo giorno santo usandolo per le ordinarie occupazioni, presi dall’interesse della vita materiale, abusate di quegli istanti che dovrebbero essere dedicati alle cose spirituali.
Ma perché parlare di un giorno intero? Imitate quello che fece la vedova nella sua elemosina. Diede solo due oboli (Marco XII, 42 ss.), e ricevette da Dio una grazia abbondante. Date, anche voi, due ore soltanto a Dio, e raccoglierete per la vostra casa il guadagno di molti giorni. Se avete in disprezzo le mie parole e non volete rinunciare neppure per un istante ai profitti terreni, badate che non perdiate il frutto di tutti gli anni precedenti. Dio, infatti, usa punire il disprezzo verso di lui facendo disperdere le ricchezze ammassate. Questa minaccia rivolgeva ai Giudei che trascuravano di andare al tempio: Avete ammassato ricchezze nelle vostre case e il mio soffio le ha disperse, dice il Signore (Aggeo, I, 9.). Se venite in chiesa solo una o due volte all’anno, vi chiedo, come vi si potrà istruire sulle cose necessarie alla salvezza, come la natura dell’anima e di quella del corpo, l’immortalità, il regno dei cieli, le pene dell’inferno, la misericordia di Dio e la sua bontà, il battesimo, la penitenza e il perdono dei peccati, le creature celesti e terrestri, la natura degli uomini e quella degli angeli, la malvagità dei demoni e le insidie ​​di Satana, le usanze e i dogmi, la vera fede e le eresie causate da corruzione? Queste e molte altre cose ancora, un cristiano deve sapere per darne conto a chi l’interrogherà. Ma di queste cose non ne conoscerete la benché minima parte se venite qui una volta soltanto per la circostanza, e meno per sentimento di devozione che per residuo d’abitudine e in occasione della solennità; perché è proprio a stento se i fedeli che frequentano assiduamente le nostre assemblee arrivano ad imparare ciò che è necessario sapere. Molte persone qui hanno servi e figli. Bene! Quando volete farli istruire, li affidate a maestri che avete scelto per loro, li mandate lontano da voi, date loro vestiti, cibo e tutto ciò di cui hanno bisogno, poi li mandate a vivere con i loro maestri e non lasciate che ritornino a casa, in modo che, attraverso l’assiduità della frequenza, essi profittino meglio, e nessuna preoccupazione, nessuna occupazione estranea ai loro studi li distraggano; e quando si tratta di imparare per voi non una scienza comune, ma la più grande delle scienze, la scienza di piacere a Dio e di acquistare i beni celesti, voi credete che sia sufficiente occuparvene una o due volte per caso? Che assurdità! Avete dubbi sul fatto che questa sia una scienza che richiede molta attenzione? Ascoltate: Imparate da me, dice il Signore, che sono mite e umile di cuore (Matteo XI, 29.). Altrove, il profeta dice: Venite, figli miei, ascoltatemi, vi insegnerò il timore del Signore (Ps. XXXIII, 12). E ancora: fate attenzione e vedrete che io sono il Dio vero (Salmo XLV, 11). È necessaria quindi una grande applicazione a chi vuole imparare la scienza delle cose spirituali.

2. Ma non spendiamo tutto il tempo a biasimare coloro che sono soliti essere assenti; ce n’è più che a sufficienza per correggere la loro negligenza; diciamo piuttosto qualcosa sulla solennità di questo giorno. Molti invero celebrano le feste e conoscono le loro denominazioni, ma non conoscono la storia, né la causa per cui esse sono state stabilite.
Così, nessuno ignora che la festa di questo giorno si chiama Teofania, o manifestazione, ma qual è questa manifestazione? Ce n’è una o ce ne sono due? Fatto che non si sa abbastanza bene, e cosa vergognosa non meno che ridicola, ogni anno si celebra e non se ne conosce il motivo. Occorre iniziare, dunque, col farvi sapere che non c’è una sola manifestazione, bensì due: la prima è quella che noi oggi celebriamo, l’altra non è ancora venuta e dovrà verificarsi con fulgore alla fine dei secoli. Nella Lettera che oggi avete ascoltato di san Paolo a Tito, egli parla di entrambe. Riguardo a quella che celebriamo oggi, dice: La grazia di Dio nostro Salvatore si è manifestata a tutti gli uomini e ci ha insegnato che, rinunciando all’empietà e alle passioni mondane, dobbiamo vivere nel nostro tempo, con temperanza, giustizia e pietà. – Ciò che dice dopo si riferisce a quella futura: Restando sempre nell’attesa della sperata beatitudine e della gloriosa venuta del grande Dio nostro e Salvatore Gesù Cristo (Tito 2,11-13). Ed è proprio in quest’ultimo senso che il profeta ha detto: Il sole si muterà in tenebre, e la luna in sangue; prima che giunga il giorno del Signore, giorno grande e glorioso(Gioele 2,31).
Ma perché ad essere chiamato Teofania non è il giorno natale del Salvatore bensì quello del suo battesimo? Perché in questo giorno fu battezzato ed egli santificò le acque. In questa solennità, pertanto, verso la mezzanotte, tutti vanno ad attingere l’acqua che conservano nelle case e custodiscono per l’intero anno in memoria del fatto che, similmente a quel giorno, le acque sono state santificate. E per un miracolo visibile, il tempo non ha alcuna influenza sulla natura dell’acqua, perché dopo un anno, a volte due e persino tre, essa rimane pura e fresca, e malgrado questo lasso di tempo, non la si distingue da quella appena attinta alla sorgente.
Ma per quale motivo questo giorno viene chiamato Teofania? Perché nostro Signore fu manifestato agli uomini, non nel giorno della sua nascita, ma nel giorno del suo battesimo, fino ad allora infatti era quasi sconosciuto. E che non fosse generalmente conosciuto, e che i più ignorassero chi egli fosse, emerge dalle parole di Giovanni Battista: C’è qualcuno in mezzo a voi che voi non conoscete. (Giovanni 1,26). E perché meravigliarsi che gli altri non lo conoscessero, se lo stesso Giovanni Battista fino a quel giorno lo ignorava? Io stesso non lo conoscevo – egli dice –, ma colui che mi ha mandato a battezzare con l’acqua mi ha detto: Colui sul quale vedrete scendere e posarsi il Santo Spirito, è colui che battezzerà in Spirito Santo. (Giovanni 1,33). Da qui risulta chiaro che ci sono due epifanie. Ma perché Nostro Signore è venuto a farsi battezzare? Questo è ciò di cui parleremo e nel contempo vi faremo conoscere quale battesimo egli ha ricevuto; questi due punti infatti sono di uguale importanza. E, per farvi comprendere meglio il primo, è proprio da quest’ultimo che cominceremo a parlarvi.
C’era un battesimo dei Giudei che purificava dalle impurità del corpo, ma non toglieva i peccati che sono nella coscienza: se uno aveva commesso un adulterio, un furto o qualche altro tipo di misfatto, quel battesimo non li cancellava. Ma chi aveva toccato le ossa dei morti, chi aveva gustato cibo proibito dalla legge, chiunque si era avvicinato a contaminazione, aveva avuto contatto con i lebbrosi, costui lavatosi, era impuro fino a sera, dopo di che era purificato. Laverà il suo corpo in acqua pura – è detto –, e rimarrà impuro solo fino a sera, poi sarà puro (Levitico 15, 5). Non erano questi dei veri e propri peccati o impurità in senso stretto, ma poiché i Giudei erano un popolo rozzo e imperfetto, attraverso l’osservanza minuziosa della Legge, Dio voleva che divenissero più religiosi e alla lunga preparali all’osservanza di comandamenti più importanti

3. Il lavacro dei Giudei dunque non cancellava i peccati, ma soltanto le impurità corporali. Non è assimilabile a quello nostro di gran lunga migliore e pieno di grazie abbondanti, perché esso rende liberi dal peccato, purifica l’anima e conferisce la grazia del Santo Spirito. Quanto al battesimo di Giovanni, esso era di molto superiore a quello dei Giudei, ma inferiore al nostro; esso era come un ponte tra i due battesimi che li univa e portava dall’uno all’altro. Giovanni non invitava gli uomini ad osservare le purificazioni corporali, anzi li distoglieva da quelle esortandoli ad abbandonare il vizio e praticare la virtù, e a riporre le speranze di salvezza nelle opere buone, piuttosto che in diversi lavacri e purificazioni con acqua. Egli non diceva: –lavate i vostri vestiti, lavate il vostro corpo, e sarete puri –, ma piuttosto – “Fate frutti degni di conversione (Matteo 3,6). Da questo punto di vista il battesimo di Giovanni era superiore a quello dei Giudei, ma inferiore al nostro, perché non donava il Santo Spirito, non conferiva la remissione dei peccati con la grazia. Portava alla penitenza, ma non aveva il potere di rimettere i peccati. Per questo Giovanni diceva ancora: Io vi battezzo con l’acqua, ma lui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco (Matteo 3,11). Dunque, lui, Giovanni non battezzava in Spirito. Ma perché in Spirito Santo e fuoco? Per ricordarci quel giorno in cui si videro lingue di fuoco posarsi sugli apostoli (Atti 2,3). Che il battesimo di Giovanni non fosse perfetto e non conferisse né la grazia del Santo Spirito né la remissione dei peccati, è quanto risulta dalle parole di san Paolo ad alcuni discepoli che aveva incontrato: “Avete ricevuto il Santo Spirito quando avete abbracciato la fede? E quelli gli risposero: non abbiamo neppure sentito dire che ci sia un Santo Spirito. Egli chiese loro: quale battesimo avete dunque ricevuto? Ed essi risposero: il battesimo di Giovanni. Allora Paolo disse loro: Giovanni ha battezzato con il battesimo di penitenza” – non della remissione dei peccati. Perché mai battezzava? Battezzava – “dicendo alla gente che doveva credere in Colui che veniva dopo di lui, cioè in Gesù”. Avendo sentito questo si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù. E non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, il Santo Spirito scese su di loro (Atti 19,2-6). Vedete, come era incompleto il battesimo di Giovanni? Se questo non fosse stato incompleto, Paolo non li avrebbe battezzati di nuovo, non avrebbe imposto le mani su di loro; ma poiché ha fatto entrambe le cose, egli ha proclamato la superiorità del battesimo degli apostoli e l’inferiorità dell’altro. Ora conosciamo la differenza che passa fra i tre battesimi di cui vi abbiamo detto.
Ma perché il Salvatore è stato battezzato e quale battesimo ha ricevuto? Ecco quanto ci rimane da farvi sapere.
Egli non ha ricevuto né il primo, quello dei Giudei, né il nostro, perché non aveva bisogno della remissione dei peccati: questa del resto era impossibile poiché non c’era peccato in lui, secondo queste parole di san Pietro: “Egli non commise peccato, né si è trovato inganno sulla sua bocca” (I Pietro 2,22), ed ancora leggiamo in san Giovanni: “Chi di voi può convincermi di peccato?” (Giovanni 8,46). La sua carne non poteva ricevere in più il Santo Spirito, poiché possedeva per principio il Santo Spirito stesso che le aveva dato forma. Se dunque quella carne non era né estranea al Santo Spirito e neppure soggetta al peccato, per quale motivo battezzarla? Ma cominciamo col dire quale battesimo ha ricevuto Nostro Signore ed il resto sarà molto più chiaro. Quale fu dunque questo battesimo? Non fu né quello dei Giudei né il nostro, ma fu quello di Giovanni. Perché? Affinché la natura stessa di questo battesimo ci dicesse che il Salvatore non era stato battezzato a motivo di peccati, né perché mancasse della grazia del Santo Spirito, poiché questo battesimo, come è stato dimostrato, non possedeva nessuna delle due cose. Per cui è chiaro che Gesù non andò da Giovanni per ricevere la remissione dei peccati, né per ricevere il Santo Spirito. E affinché nessuno dei presenti immaginasse che fosse andato per fare penitenza come gli altri, ecco come Giovanni ha prevenuto in anticipo questa falsa interpretazione. Lui che gridava a tutti: Fate degni frutti di penitenza (Matteo 3,8) al Salvatore dice: “Dovrei essere io battezzato da te, e tu sei venuto da me” (Matteo 3,14). Diceva questo per far sapere che Nostro Signore non era andato da lui per lo stesso bisogno degli altri, e che lungi dall’essere battezzato per lo stesso motivo, egli era ben al di sopra di Giovanni Battista stesso ed infinitamente più puro. Ma perché veniva dunque battezzato se non era per penitenza, né per remissione dei peccati, né per ricevere la pienezza del Santo Spirito? Per due altri motivi di cui uno ci è rivelato dal discepolo, e l’altro detto a Giovanni dal Salvatore stesso. Quale ragione di questo battesimo ci ha dato Giovanni? Era necessario che il popolo sapesse, come dice san Paolo, che Giovanni ha battezzato col battesimo della penitenza, affinché tutti credessero in Colui che doveva venire dopo di lui (Atti, 21,4). Era l’inizio di questo battesimo. Se fosse stato necessario bussare a tutte le porte e fare uscire la gente fuori, per mostrare Cristo dicendo «Questo è il Figlio di Dio», una simile testimonianza sarebbe stata sospetta e assai difficile. Se Giovanni avesse preso con sé il Salvatore e fosse entrato nella Sinagoga per presentarlo, quella testimonianza sarebbe stata ugualmente sospetta. Ma che alla presenza di gente che veniva da ogni città sparsa lungo il Giordano e che si affollava sulle sue rive, sia venuto Egli stesso per essere battezzato, che sia stato raccomandato dalla voce del Padre sentita dal cielo, e che il Santo Spirito si sia posato su di lui, sotto forma di colomba, ecco cosa non permette più di dubitare della testimonianza di Giovanni. Per questo il santo precursore aggiunge “io stesso, non lo conoscevo” (Giovanni, 1), mostrando così che la sua testimonianza è degna di fede.
Poiché erano parenti secondo la carne “Elisabetta, tua parente, anche lei ha concepito un figlio” (Luca 1,36), dice l’angelo a Maria parlando della madre di Giovanni, infatti, poiché le madri erano parenti è chiaro che i loro figli dovevano esserlo pure: dunque, poiché erano parenti, ad evitare che questa parentela potesse essere motivo della testimonianza che Giovanni rendeva a Cristo, la grazia del Santo Spirito dispose le cose in maniera tale che Giovanni trascorse la sua prima giovinezza nel deserto e così la sua testimonianza non parve dettata dalla familiarità e in un disegno premeditato, ma ispirata da un avvertimento dall’alto. Ecco perché dice “Io stesso non lo conoscevo” – Dove mai l’hai conosciuto? – “Colui che mi ha mandato a battezzare con l’acqua, mi ha detto” – E cosa ha detto? – Colui sul quale tu vedrai il Santo Spirito discendere come una colomba e posarsi, è colui che battezzerà in Spirito Santo (Giovanni 1,33). Come vedete, il testo sacro parla del Santo Spirito non come se dovesse scendere per la prima volta su Gesù Cristo, ma come per presentarlo, indicandolo per così dire col dito e farlo conoscere a tutti. Ecco perché Nostro Signore venne a farsi battezzare.
C’è ancora un’altra ragione che indica lui stesso. E qual è? Siccome Giovanni aveva detto “Devo essere io battezzato da te e tu invece vieni da me”, ed egli gli rispose “Lascia fare, è bene che compiamo così ogni giustizia” (Matteo 3,15). Avete notato la modestia del servo? L’umiltà del maestro? Cosa significa compiere ogni giustizia? Per giustizia s’intende l’adempimento di tutti i precetti di Dio, come in questo passo: “Erano tutti e due giusti dinanzi a Dio e camminavano sulla via di tutti i comandamenti e di tutti gli ordini del Signore, in modo irreprensibile (Luca, 1,6). Tutti gli uomini dovevano compiere questa giustizia, ma non ci fu nessuno fedele né la compì; per questo è venuto Cristo, per compiere questa giustizia.

4. Che giustizia c’è ad essere battezzati, chiederete? Obbedire ai profeti era giustizia. E, come Nostro Signore fu circonciso, offrì il sacrificio, osservò il sabato e celebrò le feste dei Giudei, così aggiunse qui ciò che restava da compiere sottomettendosi al profeta che battezzava. Era pure la volontà di Dio che tutti ricevessero il battesimo, come Giovanni ci dice “Colui che mi ha inviato a battezzare con l’acqua” (Giovanni 1,3) e come Cristo stesso si esprime “Il popolo e i pubblicani sono entrati nel disegno di Dio, ricevendo il battesimo di Giovanni, ma i Farisei e gli Scribi hanno scartato il consiglio di Dio nei loro riguardi, rifiutando il battesimo di Giovanni” (Luca, 7,29). Se dunque è giustizia obbedire a Dio e se Dio ha inviato Giovanni per battezzare il popolo, Nostro Signore ha compiuto questo punto della Legge come tutti gli altri. Comparate, se volete, i comandamenti della Legge a duecento denari: occorreva che il genere umano pagasse questo debito. Noi non l’avevamo pagato e la morte ci teneva stretti sotto il peso delle prevaricazioni. Il Salvatore, giunto e trovatici legati, ha pagato lui il nostro debito, saldò quanto dovevamo e liberò coloro che non avevano come saldare. Per questo egli non dice: conviene che facciamo questo o quest’altro; ma bensì “che noi compiamo ogni giustizia”. È come se dicesse: conviene che io il Maestro paghi per coloro che non hanno nulla. Questo è il motivo del suo battesimo, la necessità di far vedere che si compiva ogni giustizia e questo motivo va aggiunto a quello che è stato dato sopra. Per questo il Santo Spirito scese sotto forma di colomba, che è simbolo della riconciliazione con Dio. − È così che al tempo dell’arca di Noè, la colomba col ramoscello d’ulivo sul becco andò ad annunciare la misericordia divina e la fine del diluvio. Ora di nuovo, è sotto forma di colomba (notate che dico forma e non corpo) che lo Spirito di Dio viene ad annunciare al mondo il perdono, e contemporaneamente a preannunciare che l’uomo spirituale dovrà essere innocente e semplice e allontanarsi dal male, secondo la parola di Cristo: Se non vi convertite e diventate simili ai fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli (Matteo 18,3). La prima arca è rimasta sulla terra dopo il cataclisma, ma la nuova arca divina, Nostro Signore, è tornato in cielo quando il corruccio divino è stato placato e adesso il suo corpo innocente e puro è alla destra del Padre.
Ma ora che abbiamo accennato al corpo di Nostro Signore, dobbiamo un attimo soffermarci, prima di terminare.
Io so che tra di noi un gran numero di persone si avvicinano alla mensa santa, per abitudine, per la solennità. Bisognerebbe, come spesse volte vi ho detto, prendere in considerazione ben altro che l’occasione per comunicarsi, la purezza della coscienza e non la solennità di tale o tal altro giorno che dà il diritto di accostarsi all’ostia sacra. Perché chi è in colpa o impuro, non deve, neppure nei giorni di festa, accostarsi a questa carne santa e adorabile; mentre chi è puro ed ha lavato le sue colpe con una rigorosa penitenza è degno, nei giorni di festa ed in ogni altro tempo, di partecipare ai divini misteri e di godere dei doni di Dio. Tuttavia, siccome alcuni, non so perché, non prestano a questo nessuna attenzione e molti, malgrado i numerosi misfatti di cui si sono macchiati, allorché c’è una festa sono come sospinti a partecipare ai santi misteri che il loro stato di peccato non permetterebbe neppure di contemplare con gli occhi, senza riguardo per nessuno scarteremo coloro che sappiamo essere indegni, lasciando al giudizio di Dio, il quale conosce i segreti degli uomini, coloro che a noi sono ignoti.
Ma c’è una colpa che tutti commettono apertamente e di cui cercheremo di correggervi. Qual è questa colpa? È che noi non ci accostiamo con timore, ma con gran rumore di piedi, pieni di malumore, parlando ad alta voce, ingiuriandoci, colpendoci, accalcandoci gli uni sugli altri, con gran fracasso. Vi ho detto questo varie volte, e non cesserò di ripetervelo. Osservate cosa accade nei giochi olimpici. Quando il presidente avanza in seno all’assemblea, con il suo paramento, una corona sulla testa ed una verga in mano, che docilità e che ordine quando l’araldo ordina a tutti di fare silenzio e stare quieti. Non vi sembra strano che il buon ordine regni nelle pompe del demonio, e ci sia invece fracasso là dove Cristo chiama a sé? Silenzio nei luoghi pubblici e clamori dentro le chiese! Tranquillità sul mare, e tempesta nel porto! Perché questo rumore, chiedo ancora una volta? Chi vi pressa? Vi chiama la necessità degli affari! E non vedete dunque come affare importante ciò che fate in questo momento? Pensate dunque soltanto alla terra che vi porta via? Credete di stare ancora nella società degli uomini? Non è indizio di un cuore di pietra immaginarsi ancora sulla terra in questo momento e non di essere trasportati in mezzo agli angeli insieme ai quali avete fatto salire al cielo l’inno mistico, insieme ai quali avete cantato a Dio il cantico del trionfo? Nostro Signore ci ha chiamati aquile, quando ha detto: in qualunque posto si trovi il corpo, le aquile vi si raduneranno (Luca, 17, 37). Questo per farci capire che dobbiamo salire al cielo ed elevarci in alto, portati sulle ali dello Spirito; ed invece come rettili strisciamo a terra, mangiamo la terra. Occorre dirvi da dove viene questo rumore? Dal fatto che durante l’ufficio divino non vi teniamo le porte chiuse, e che vi permettiamo di andarvene e rientrare nelle vostre case prima dell’ultima azione di grazie, ed è una irriverenza profittarne così. Perché in fondo, vediamo un po’ cosa fate. Di fronte a Cristo, in presenza dei santi angeli, dinanzi alla mensa santa, mentre i vostri fratelli partecipano ai divini misteri, voi ve ne andate, lasciate tutto. Ma quando siete invitati ad una festa, benché vi saziate per primi, finché i vostri amici sono a tavola voi non osereste separarvi da loro. E quando si tratta dei santi misteri di Nostro Signore, quando ancora questo sacrificio santo ancora si compie, voi dimenticate ogni rispetto e ve ne andate! Chi potrebbe dire che questa condotta sia perdonabile? Chi potrebbe giustificarla? Occorre dirvi cosa fanno quelli che se ne vanno prima che tutto sia interamente finito e prima di offrire gli inni di ringraziamento dopo la Cena? Ciò che dirò indubbiamente sembrerà duro, ma è necessario per via della negligenza della maggior parte. Quando nell’ultima cena e in quell’ultima notte, Giuda ebbe mangiato, si precipitò fuori e si ritirò, mentre gli altri apostoli erano a tavola. Sono i suoi imitatori che se ne vanno prima dell’ultima azione di grazie. Se non fosse uscito, non avrebbe tradito; se non avesse lasciato i suoi fratelli, non sarebbe perito; se non si fosse allontanato lui stesso dal pastore, non sarebbe divenuto preda della bestia feroce. E invece se ne andò con i Giudei mentre gli altri apostoli uscirono con il Signore dopo il canto di ringraziamento. Vedete come l’ultima preghiera che facciamo dopo il sacrificio richiama l’inno che cantarono gli apostoli? Ora dunque, carissimi, pensiamo a queste cose, riflettiamoci sopra e temiamo la dannazione che seguì quella colpa di Giuda. Dio vi dà la sua propria carne e voi in cambio non gli parlate neppure? Non lo ringraziate per ciò che avete ricevuto? Quando avete mangiato il vostro nutrimento corporale, dopo il pasto, voi pregate; ma quando avete partecipato al nutrimento spirituale, infinitamente al di sopra di ogni creatura visibile ed invisibile, malgrado la vostra bassezza ed il vostro nulla, non vi prendete neppure la briga di testimoniare la minima riconoscenza sia con parole che con azioni. È forse questo esporvi agli ultimi supplizi? Vi dico queste cose, non soltanto per invitarvi a ringraziare Dio, e ad evitare rumori e vocio, ma perché all’occasione il ricordo delle nostre esortazioni vi renda più modesti. Si tratta qui di misteri reali; e chi dice mistero dice anche silenzio più assoluto. Dunque, partecipiamo a questo sacrificio santo al fine di meritare una maggiore misericordia di Dio, di purificare la nostra anima ed ottenere i beni eterni.
E così sia per grazia e misericordia di Nostro Signore, a cui spettano gloria, regno e adorazione, con il Padre ed il Santo Spirito ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amin.


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