Giovedì della II settimana del Tempo di Pasqua



Questa obbedienza a Dio è quella 
che apre le porte del mondo alla verità, alla salvezza. 
In effetti, Dio ci ha creati come frutto del suo amore infinito; 
per questo, vivere secondo la sua volontà 
è il cammino per trovare la nostra autentica identità, 
la verità del nostro essere, 
mentre allontanarsi da Dio ci allontana da noi stessi 
e ci precipita nel vuoto. 
L’obbedienza nella fede è la vera libertà, 
l’autentica redenzione, 
che ci permette di unirci all’amore di Gesù 
nel suo sforzo di conformarsi alla volontà del Padre. 
La redenzione è sempre questo processo 
di condurre la volontà umana alla piena comunione con la volontà divina.

Benedetto XVI, Cuba 2012




Dal Vangelo secondo Giovanni 3,31-36

Chi viene dall'alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza; chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero. Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e dà lo Spirito senza misura. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui». 

Il commento

Obbedire è ascendere al Cielo, lasciarsi afferrare dal Signore per farsi condurre nel luogo dal quale Egli è disceso. Obbedire è abbandonare terra e carne per indossare Cielo e Spirito. Nulla di alienante o spiritualistico però. Piuttosto quanto di più autentico e incarnato vi sia: la fede che illumina la carne e la terra con le Parole di Dio, impregnando ogni istante dello Spirito ricevuto senza misura: "
Gesù riassume tutto il processo della sua vita, del portare, cioè, la vita naturale umana alla vita divina e in questo modo trasformare l’uomo: divinizzazione dell’uomo e così redenzione dell’uomo, perché la volontà di Dio non è una volontà tirannica, non è una volontà che sta fuori del nostro essere, ma è proprio la volontà creatrice, è proprio il luogo dove troviamo la nostra vera identitàDio ci ha creati e siamo noi stessi se siamo conformi con la sua volontà; solo così entriamo nella verità del nostro essere e non siamo alienati. Al contrario, l’alienazione si attua proprio uscendo dalla volontà di Dio, perché in questo modo usciamo dal disegno del nostro essere, non siamo più noi stessi e cadiamo nel vuoto. In verità, l’obbedienza a Dio, cioè la conformità, la verità del nostro essere, è la vera libertà, perché è la divinizzazione. Gesù, portando l’uomo, l’essere uomo, in sé e con sé, nella conformità con Dio, nella perfetta obbedienza, cioè nella perfetta conformazione tra le due volontà, ci ha redenti e la redenzione è sempre questo processo di portare la volontà umana nella comunione con la volontà divina" (Benedetto XVI, Incontro con i parroci di Roma, 2010).  

La prova dell'esistenza di Dio, del suo amore e della sua salvezza, è proprio la nostra accoglienza della sua Parola discesa dal Cielo. Credere, infatti, è innanzi tutto accogliere, senza rimanere a guardare a se stessi, ma, come Abramo, dare credito a un annuncio che oltrepassa ogni speranza. Credere oggi che questi istanti che abbiamo tra le mani, la tela che intreccia le nostre relazioni, i nostri amori, il lavoro, la scuola, la famiglia, che tutto quel che ci appartiene può, miracolosamente, qui ed ora, trasformarsi in un anticipo di Cielo. La carne e la terra trasfigurati nell'abbandono confidente a un amore che è disceso da lassù per annientare limiti e morte e innalzare questo nostro quotidiano quaggiù sino al cuore del Padre. Ed è tutto molto concreto; obbedire appoggiandosi all'amore che vince la morte è sperimentare, in tutto, la libertà del Cielo: pazienza, mitezza, misericordia, ad esempio. Tutto ci è donato, perché tutto quello che fa del Cielo la vita stessa di Dio è consegnato nelle mani del Figlio. Essere suoi, appartenere a Lui, è vivere con Lui in Cielo già da ora, pur attraverso le prove e le ferite della vita terrena, sperimentando il suo potere su ogni avversità, e non perché mutano le circostanze, ma perché, con Lui, possiamo entrare nella storia senza fughe alienanti. Questo è il significato ultimo di: "Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa": non un potere secondo la carne, magico e istantaneo; il Padre ha consegnato nelle mani del Figlio ogni istante e ogni aspetto della vita di ogni uomo; i chiodi hanno piantato nelle mani di Gesù ogni nostro pensiero, sofferenza, angoscia, peccato, e ora, risorto, ha trasfigurato tutto nella gloria delle sue piaghe. Quando le mostra ai suoi discepoli rivela che la vita è stata finalmente redenta, che tutto di noi è stato elevato e introdotto nel Cielo, che in tutto risuona l'eternità, l'incorruttibilità, e che l'anelito a non perdere più la pace e la gioia, è stato finalmente appagato. Nelle mani di cristo è scritto ogni nostro istante, ogni relazione, ogni pensiero, ogni impegno di lavoro e di studio, ogni precarietà, e tutto è ormai impregnato dello Spirito Santo, il vento che spira dal Cielo e purifica, e colma di senso rivestendo dell'amore infinito di Dio. Nulla è più banale, insignificante, disprezzabile; in Cristo risorto tutto è santo, bello e autentico. Obbedire a Lui allora, non è altro che lasciarsi toccare e attirare dalla pienezza che scaturisce dalle piaghe gloriose di Cristo, il segno della volontà d'amore del Padre che ha consegnato il Figlio per tutti noi, perché tutto di noi venisse purificato e trasfigurato nella verità e nella misericordia; obbedire a Lui è aprire gli occhi sul panorama celeste per il quale ci è data anche questa giornata, e le persone con cui viviamo e incontreremo, le difficoltà e le consolazioni. Obbedire al Figlio  è amore, la chiave che dischiude le porte della Vita che non muore dove entrare con questa carne mortale.



APPROFONDIRE


P. Raniero Cantalamessa. Imparò l'obbedienza dalle cose che patì



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