Giovedì della IV settimana del Tempo di Pasqua


La Chiesa, quantunque per compiere la sua missione abbia bisogno di mezzi umani,
non è costituita per cercare la gloria terrena,
bensì per diffondere, anche col suo esempio, l'umiltà e l'abnegazione.

Concilio Vaticano II, Lumen gentium




Dal Vangelo secondo Giovanni 13,16-20.

In verità, in verità vi dico: un servo non e' piu' grande del suo padrone, ne' un apostolo e' più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica. Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma si deve adempiere la Scrittura: Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno. Ve lo dico fin d'ora, prima che accada, perche', quando sara' avvenuto, crediate che Io Sono. In verita', in verita' vi dico: Chi accoglie colui che io mandero', accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».

Il commento


Possiamo essere beati, e non e' così difficile. Basta vivere secondo la natura che ci e' stata donata, nella Grazia della chiamata di Dio. Non dipende da noi, e scoprirlo e' la prima beatitudine. E' un'opera della Grazia che ci modella secondo la volonta' di Dio, per farci conformi all'immagine di Cristo. Diventarlo, poco a poco, e' l'unica vera beatitudine, la profonda gioia preparata per noi, quella che nessuno potra' mai toglierci. La semplicita' di non pretendere nulla di piu' di quel che ci e' donato, che e' tanto, infinitamente tanto, e non ce ne rendiamo conto. E' il massimo, e' Cristo e la sua stessa vita in noi! Si, la vita di ora, il lavoro, la famiglia, gli amici, lo studio, e poi il carattere, l'aspetto fisico, le debolezze, specialmente le debolezze che ci aprono alla misericordia e alla potenza di Dio, tutto di noi fa di noi Cristo. Siamo legati a Lui e la nostra vita acquista senso e pienezza solo nel lasciar trasparire dai nostri sguardi, dalle parole, dai gesti, dalla vita la sua presenza. E' qualcosa di impressionante, non possiamo non soffermarci su questo mistero: il Signore ha deciso di prendere dimora in noi per rivelarsi al mondo nel tempo che attende il suo ritorno; non ci apparteniamo piu'. e frasi del tipo "ho bisogno di tempo per me stesso", "devo cercare la mia identita'", stonano con la vita rinnovata di chi ha accolto Gesu': "Un cristiano che si chiude in se stesso, che nasconde tutto quello che il Signore gli ha dato è un cristiano… non è cristiano! E’ un cristiano che non ringrazia Dio per tutto quello che gli ha donato! Questo ci dice che l’attesa del ritorno del Signore è il tempo dell’azione - noi siamo nel tempo dell’azione -, il tempo in cui mettere a frutto i doni di Dio non per noi stessi, ma per Lui, per la Chiesa, per gli altri, il tempo in cui cercare sempre di far crescere il bene nel mondo. E in particolare in questo tempo di crisi, oggi, è importante non chiudersi in se stessi, sotterrando il proprio talento, le proprie ricchezze spirituali, intellettuali, materiali, tutto quello che il Signore ci ha dato, ma aprirsi, essere solidali, essere attenti all’altro... A voi giovani, che siete all’inizio del cammino della vita, chiedo: Avete pensato ai talenti che Dio vi ha dato? Avete pensato a come potete metterli a servizio degli altri? Non sotterrate i talenti! Scommettete su ideali grandi, quegli ideali che allargano il cuore, quegli ideali di servizio che renderanno fecondi i vostri talenti. La vita non ci è data perché la conserviamo gelosamente per noi stessi, ma ci è data perché la doniamo. Cari giovani, abbiate un animo grande! Non abbiate paura di sognare cose grandi!" (Papa Francesco, Udienza Generale del 24 aprile 2013). Ogni pagina del Vangelo - il sogno della cosa piu' grande realizzata in Cristo, il servizio d'amore che apre il Cielo ad ogni generazione - disegna la nostra vita e la nostra fisionomia spirituale, illuminando i nostri passi nel mondo. E non vi sono alternative, se non vogliamo cadere nell'alienazione, nella schizofrenia di vivere secondo quello che non siamo, sotterrando il talento della Grazia nella terra dell'egoismo.

Siamo apostoli dell'Agnello condotto al sacrificio, servi nel Servo di Yahwe', chiamati a far parte della comunita' di coloro che "seguono l'Agnello dovunque va. Essi sono stati redenti tra gli uomini come primizie per Dio e per l'Agnello" (Ap. 14,4)La nostra parte di eredita' e' magnifica, una sorte deliziosa ci e' stata data, quella di appartenere a Cristo al punto di esserne una traccia deposta tra le pieghe della storia. Ogni aspetto della nostra vita e' un annuncio di Lui, autentico e credibile perche' ogni orma che incontriamo sul nostro cammino - le parole della suocera o del capo ufficio, l'umore del coniuge, la retta del condominio che non riusciamo a pagare, il tamponamento imprevisto, la malattia, le difficolta' con figli, generi e nuore, le umiliazioni e i fallimenti, come le gioie e i risultati ottenuti - e' un'orma di Cristo, impressa dal suo cammino nella storia; non siamo piu' noi a vivere ma e' Lui che vive in noi: sarebbe assurdo e innaturale voler vivere un'altra vita, cercare di cambiare la rotta che Lui ha tracciato per noi, proprio come chi cerca, ridicolamente, di comportarsi come il presidente di una societa' di cui e' semplice impiegato, o come il medico del quale e', invece, il paziente: "un servo non e' piu' grande del suo padrone, ne' un apostolo e' più grande di chi lo ha mandato". E' Lui che ci invia ogni giorno nella storia che il Padre ha preparato, la sua storia per la salvezza di questa generazione nei luoghi della nostra esistenza; ci invia per il battesimo ricevuto innanzi tutto, e per il cammino di conversione che percorriamo nella Chiesa, che ci fa adulti nella fede attraverso la preghiera, i sacramenti e l'ascolto della sua Parola. "Saremo beati" se, "capendo" nel nostro intimo di essere la carne di Cristo che cammina nella storia, il suo amore seminato tra gli uomini, "metteremo in pratica", "faremo" secondo l'originale greco, quello che la natura divina di cui siamo diventati partecipi desidera compiere in noi. Si tratta della beatitudine della Vergine Maria: scelta da sempre e colmata di Grazia per divenire la Madre di Dio e donare al mondo Gesu', dinanzi all'annuncio dell'Angelo, appoggiata con fede al potere dello Spirito Santo, ha accolto la sua missione, la sua identita' rivelata da Gabriele: "Eccomi, sono la serva del Signore. Si faccia in me secondo la sua Parola". Maria ha capito grazie al tocco dello Spirito Santo che ha illuminato l'impossibile che si faceva possibile nel suo grembo, e si e' abbandonata alla nuova vita che Dio aveva preparato per Lei e per l'umanita', lasciando che la Parola ascoltata si facesse carne in Lei. Cosi' è per ogni apostolo e servo del Signore, per ciascuno di noi: Egli "conosce quelli che ha scelto", e li ha attirati a se' costituendoli altri se stesso per gli uomini che incontreranno. Accogliere oggi la sua Parola che ci fa suoi apostoli e' la nostra beatitudine, e coincide con la salvezza offerta al nostro prossimo. Per questo ogni incontro e' prezioso, ogni parola detta, ogni gesto che scaturisce dall'intimita' con Gesu' sono una scintilla dello Spirito Santo capace di salvare una vita: anche al bar, con la fidanzata, con i colleghi, con il vicino, sulla metro, al mercato, perche' ogni persona che incontreremo oggi abbia, in noi, l'occasione di accogliere Cristo, e, con Lui, il Padre, Dio stesso. Lo comprendiamo davvero quanto sia preziosa la nostra vita, quanto tutto sia irripetibile e indispensabile alla missione per la quale siamo nati, e per la salvezza eterna dell'umanita'? Anche i difetti, le debolezze, anche le ore che sembrano non terminare mai, perdute tra studio e lavoro, tutto e' meraviglioso, nulla e' noioso; tutto e' nuovo e pieno di vita, ricolmo di Cristo, ed entrare nella storia per spargervi il suo profumo, è vivere beati gia' qui ed ora, anche e soprattutto quando gli eventi ci crocifiggono, perche' la beatitudine autentica coincide con il dono di noi stessi uniti a Lui, anticipo della beatitudine eterna che possiamo sperimentare offrendo gratuitamente con la nostra vita la salvezza ad ogni uomo.





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