"Giuseppe, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quello che è generato in lei viene dallo Spirito Santo"




L'ANNUNCIO

Il timore di Giuseppe dinanzi a un Figlio inaspettato è il nostro di fronte a noi stessi, figli nel Figlio. In Maria, immagine della Chiesa, abbiamo ricevuto le sembianze del Figlio, la stessa natura di Dio. Ma nonostante ciò, abbiamo paura di noi stessi, della nostra ombra, degli spigoli del carattere, delle nostre incertezze, delle parole, dei gesti. Per timore siamo schiavi del demonio che ci fa pensare male di noi stessi e di Dio, e catapultiamo su chi ci è prossimo il giudizio senza misericordia che abbiamo su di noi. Disprezzandoci disprezziamo. E' la paura e lo scandalo di un'infinita distanza, la lacerazione come una ferita sempre aperta tra la sublimità della nostra vocazione e l'inadeguatezza di ciò che riteniamo sia il nostro essere e il nostro modo di stare al mondo. Lo scandalo e la paura di Giuseppe perché era accaduto qualcosa di strano, fuori dai calcoli e dalle regole: la vita di Dio appare, infatti, dove nessuno se lo aspetta. Senza preavviso, senza chiedere il permesso, al di là di ogni legge, addirittura al di là della stessa Legge di Dio: Maria incinta fuori del matrimonio, "promessa", ma non ancora sposa. Qualcosa da annichilire il cuore, lo schianto dell'Incarnazione, evento imprevisto sul crinale della Storia. E Giuseppe assorto, tremante, impaurito, a cercare modi e parole per ovviare all'imponderabile. Come noi, oggi, dinanzi alla nostra vita, alla nostra storia, alle briciole di un'esistenza che vorrebbe avere capo e coda, e non ne trova in nessun percorso logico. "Giuseppe, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quello che è generato in lei viene dallo Spirito Santo"; tua sposa: In Dio la promessa sposa è già sposa, la Provvidenza di Dio ha precorso il tempo. Ha infranto le regole del mondo, la biologia del cosmo, disegnando, dall'eterno e per l'eterno, un cammino di salvezza tra le piaghe dell'umanità peccatrice. Sarebbero arrivate le acque amare per Maria, gli insulti, i sorrisi ironici, sino alla spada che, sotto la croce, le avrebbe trafitto l’anima. Anche Lei, Immacolata Concezione, senza peccato s'è fatta peccato per partorire al mondo il Dio fatto peccato. In Lei appare il cammino della Misericordia dentro la storia di peccato delle generazioni degli uomini. La Madre e il Figlio senza ombra alcuna di peccato tacciati di peccato, la Croce per entrambi, segno dell'amore estremo e folle di Dio, totale e gratuito ai peccatori. Per salvarli, e ricrearli a sua immagine, ha fatto peccato la Madre e il Figlio, mentre Giuseppe prende con sé quanto lo Spirito Santo aveva generato, e, follemente, aveva attuato. Così si andava profilando l'arduo cammino dell'amore: Gesù al Giordano, nella fila dei peccatori, e Maria incinta fuori del matrimonio. Ma c'è una verità nascosta, il mistero che fa tremare la terra, Lei è già sposa agli occhi di Dio, Lei è santa, Lei è la Madre santa del Figlio santo perché Dio si è nascosto nella carne dell'uomo. Solo gli occhi di Dio vedono oltre l'angusto sguardo dell'uomo cristallizzato nello stupore e nella paura di Giuseppe. Per questo la parola dell'Angelo rivolta oggi anche a ciascuno di noi è un balsamo di pace e di speranza: "Non temere" di prendere con te Maria, la nostra storia fecondata dallo Spirito Santo. In Lei siamo generati, e quel che è generato in Lei è santo. Siamo opera del respiro di Dio, la sua vita è dentro la nostra vita, anche se la carne la sorregge a malapena; la casa d'argilla che sono le nostre membra peccatrici, quelle zolle di terra che ci scandalizzano, ci bloccano, ci impauriscono, non sono che la povera stalla di Betlemme dove Dio ha voluto prendere dimora. Non temiamo allora, le nostre debolezze, quelle di nostra moglie o di nostro marito, quelle dei nostri figli che ci angosciano disegnando per loro un futuro nero, quelle dei nostri fratelli, dei fratelli che ci sono affidati; non ci scandalizziamo e non temiamo ciò che in noi e negli altri sembra essere fuori legge, e magari lo è… Quello che ci genera oggi a questo giorno come ad ogni giorno è il dito di Dio, il soffio del suo Spirito dà vita alla nostra morte. In Dio siamo, oggi, così come siamo, già sposati con il suo Figlio. E' Lui il nostro destino, la nostra debolezza è una debolezza in più allineata nell'albero genealogico di Gesù. Siamo preziosi agli occhi di Dio: anche quando i nostri occhi guardano la nostra vita riflessa in uno specchio appannato di peccati e debolezze, i suoi guardano, e amano, il suo Figlio in noi, come hanno guardato Maria. L'Angelo, il messaggero di Dio, la Chiesa ci annuncia oggi la Buona Notizia che restituisce allo splendore originale la nostra vita: e ci invita a contemplare in ogni evento e persona l'amore di Dio, come Giuseppe ha imparato a guardare quella Ragazza, e la storia d’amore che Dio aveva inaugurato in Lei, per la salvezza del mondo. Siamo chiamati anche noi a seguire Giuseppe, e obbedire alle parole di Dio che ci strappano dal sogno intriso di angoscia, la "giustizia" umana e ragionevole che vorrebbe "rimandare nel segreto" la storia e le persone che Dio ha pensato per noi; mentre ci chiama ad accogliere la realtà come un dono d’amore che, attraverso di noi, è destinato a giungere ad ogni uomo.



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