"Ma alla Sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere"



L'ANNUNCIO
Mai sazi. Mai contenti. Mai sereni. Mai come questa una generazione perduta. Gadget d'ogni foggia, accessori sempre più miniaturizzati. Non manca praticamente nulla. Ma della felicità neanche l'ombra. Energie e creatività profuse nella ricerca della migliore qualità della vita, mentre la vita scorre senza nessuna qualità. Ma i Profeti che ce lo ricordano sono messi in ridicolo; ai nostri occhi appaiono tutti indemoniati, mangioni e beoniLe grida di Giovanni, aveva un demonio, tutto quel rigore come una passata di cartavetrata sulla pelle levigata dal vizio. E la misericordia paziente di Gesù seduta in compagnia dei malvagi? Roba di un ubriacone, un rammollito incapace di cambiare la storia e punire i peccatori. Noi no, tu ed io, come Cartesio, pensiamo e dunque siamo. Nei nostri pensieri, ovvio, nessuna misericordia, sarebbe irragionevole, mentre all'amore che sgorga dalla carne è concessa ogni licenza. Ma giunge la Croce. E' vera la Croce. E' dura la Croce. Fa male. Dove sono ora i pensieri che mi illudevano di essere? Dove sono le tante cose che hanno riempito tempo e pancia? "Israele se tu mi ascoltassi!" diceva il SIgnore. Ma non abbiamo ascoltato nessuna Parola. Troppo dure, o troppo buone, tutte al di là dei nostri criteri capricciosi e viziati, moralisti e lassisti nello stesso tempo; siamo troppo lontani dall'equilibrio che solo l'amore può generare. "Ma alla Sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere": la sapienza della Croce ha svelato l'inganno. Le "opere" nascoste di un cuore dilatatosi all'infinito, scopppiatao d'amore sul Golgota. Le "opere" dell'amore cocciuto di Dio che cerca senza riposo la pecora smarrita, la "sapienza" che la carne non può capire. Chi poteva immaginare che al male Dio avrebbe risposto con l'amore? Ma, a guardar bene, non c'era altro da fare, il Signore doveva morire così. La nostra vita balorda, ingannata, ubriaca di cose e di idee, era lì, sulle sue spalle, le nostre ore perdute trafiggevano le sue membra. E il seme caduto in terra moriva. E dalla sua morte dentro la nostra morte, sbocciava la vita. Sapienza d'un miracolo, la Giustizia della Croce ha giustiziato il demonio. La verità risplende nella sua risurrezione, prova del perdono che anche oggi ci raggiunge. Abbiamo perso tanto della nostra vita, illusi abbiamo chiuso orecchie e cuore ai tanti Profeti che il Padre ci aveva inviato. Ma no, non tutto è finito. Non siamo nati per morire così. Alziamo oggi il nostro sguardo a Colui che abbiamo trafitto, arrendiamoci al suo amore sconsiderato. Non c'è altro da fare che lasciarci amare dall'amore che, per farci suoi "amici" si è fatto giudicare come "un mangione e un beone". Lui al posto nostro perché ciascuno di noi possa caricarsi con i peccati degli altri: solo così le polemiche, i processi alle intenzioni, i rancori, i giudizi, le inimicizie, le gelosie, le invidie, il fiume di male può finalmente infrangersi sull'amore più forte della morte. Quello che ci ha raggiunti, con "canto e lamento", in ogni istante e circostanza della nostra vita, con la dolcezza e la correzione, l'unica e medesima Parola di misericordia che ci ha rigenerato.


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