"Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime"





L'ANNUNCIO
Mite è colui che è stato domato, che ha "imparato" ad obbedire. Etimologicamente la mansuetudine, la mitezza è caratteristica dell'animale ammansito perché sia docile nel sottoporsi al giogo. Gesù ci conosce e sa che, come i piccoli del suo popolo, siamo affaticati e oppressi da leggi e moralismi impossibili da imparare. Siamo fatti per imparare da Lui, attraverso il suo giogo soave che rende soave carne, cuore e mente, altrimenti così simili ad un animale selvatico. Paradossalmente è proprio la Croce l'unica scuola adatta a noi; ciò che ci sembra assurdo e inaccettabile nella nostra vita è l'unico giogo adeguato. Tutto il resto, i nostri e gli altrui pensieri, criteri e regolamenti ci schiacciano rendendoci ogni volta più orgogliosi. Per questo, l'umiltà e la mitezza si "ascoltano" e si accolgono, come Parole di Dio che hanno il potere di realizzarsi. "Imparate da me" dice il Signore. Il termine adottato rimanda ad un rapporto, ad una relazione profonda, ben al di là d'una superficiale conoscenza. Quella tra Didaskalo e Discepolo, tra il Maestro e l'allievo. Imparare è la coniugazione di un'intimità. Imparare è conoscersi, secondo la pregnante etimologia biblica del termine, è donare e ricevere, è amare. "Rimanete nel mio amore", ecco le Parole di Gesù per noi oggi. Imparare è restare ai suoi piedi, come Maria, lasciandosi attirare dalla Parte Buona, l'unica eredità che dà la Vita.  Un figlio, per quanto santo e giusto, è forse il ristoro? Una figlia che si sposa con l'uomo ideale, cristiano, di sani valori, con la testa sulle spalle, è forse il riposo? La moglie, il marito, al chiudersi della giornata, è forse il porto sospirato? Unirsi, quando è concesso, è forse il capolinea di tanta fatica? Non ci si ritrova poi, comunque, soli? Carne della propria carne, è vero, ma è pur sempre qualcosa di parziale, incompleto, che rimanda a un di più, a qualcosa che superi le barriere del tempo e dello spazio. E una buona semina del Vangelo, i miracoli nei cristiani affidati, le vite ricostruite, il potere di Cristo operante nei fratelli, è questo il riposo per il quale siamo venuti al mondo, per cui siamo preti, apostoli, missionari? No, e lo sappiamo per esperienza. L'unico ristoro autentico è l'amore di Cristo, immutabile, che c'è e ci colma a prescindere da ogni attività. E' Lui l'unica Vita, l'unica Via, l'unica Verità. Non dobbiamo far altro che imparare sulle sue orme, laddove Lui ha imparato. In un'intimità che è essere con Lui crocifissi, oggi, nella storia concretissima che ci attende. Uniti al punto che sia Lui a vivere in noi. Il Suo giogo, abbassato al nostro collo. L'unico giogo che non pesa, l'unico carico leggero, l'unico adatto a noi. Gesù Cristo, l'unico per noiLa Croce, dove siamo figli nel Figlio, il giogo leggero e soave nel quale troviamo la nostra unica realizzazione. La volontà di Dio, l'unica pace, il vero riposo. Le nostre braccia distese con le sue, per la moglie, il marito, i figli. Per ogni uomo. Oggi, nella semplicità delle ore che ci accolgono, negli incontri, nelle cose da fare e ripetere mille volte, si compie una liturgia d'amore. Come il Cireneo porteremo la Croce con Cristo. Forse inconsapevoli, ma aggrappati alla sua Croce; mentre crediamo di portarla scopriremo che è proprio essa a portarci alla pace e al riposo.


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