Martedì della V settimana di Pasqua. Altri commenti








Nella barca con Gesù, il mare in tempesta, e Lui dorme... Ecco, la "sua pace" è il suo sonno in mezzo ai marosi, profezia del suo addormentarsi nella morte. E' questo il seno dove la Pace autentica ha preso forma; il suo corpo disteso nel sepolcro e destatosi nella risurrezione è l'arca dove la colomba è tornata recando il ramoscello d'ulivo, simbolo della Pace. Ma la colomba e l'olio che scaturice dall'olivo sono anche simboli dello Spirito Santo. Stare con Lui nella barca, e addormentarsi, senza "turbarsi" e senza "paura", perché è proprio nei momenti di vento contrario e onde che sembrano sommergerci che la colomba della "sua pace" viene a visitarci, recandoci il suo ulivo, lo Spirito di vita eterna che ci fa passare indenni. Dormire con Cristo, come un bimbo in braccio a sua madre, così è di chi ha accolto la "sua Pace". Essa, infatti, è il dono messianico per eccellenza. Dalla liturgia e dai sacramenti comprendiamo la pace come il sigillo di un'esperienza che trascende il mondo e i suoi limiti. Essa è il tesoro prezioso che, vincendo la morte e il peccato, il Messia Gesù di Nazaret ha scovato nel Cielo, nel Regno di suo Padre, dove è entrato con la nostra stessa carne. La Pace è ciò che ogni cuore desidera, il riposo dello Spirito, la certezza in mezzo alla bufera, il respiro di vita tra i rantoli della morte che incombe. La Pace del Signore è il frutto del suo mistero pasquale, è il suo sguardo di misericordia che incontra i nostri occhi impauriti e turbati sotto il peso dei peccati. Shalom! Pace a voi! Il saluto di Cristo risorto dalla morte rivolto ai discepoli impauriti nel Cenacolo: per questo la Pace è stata, per così dire, deposta come un seme, nel corpo di Cristo crocifisso, gestata nel sepolcro, e ha visto la luce nel giorno di Pasqua. E' lo schema attraverso il quale la pace si genera: in famiglia, nella comunità cristiana, al lavoro, non può che essere deposta in noi attraverso i chiodi del  rifiuto, gestata nel silenzio della solitudine, per essere consegnata a tutti "non come la dà il mondo", ma come la regala Gesù! Perché la Pace scaturisce dal perdono, libera dal peso della colpa, rinnova lo spirito e apre sconfinati spazi alla speranza. La pace è lo stile di vita di chi ha conosciuto il Signore, di chi lo ha incontrato vivo e vittorioso sulla propria morte. La pace che non si perde neanche in mezzo alla guerra, alla sofferenza, ai fallimenti. Il mondo cerca compromessi e baratti per ottenere la pace. Il mondo sancisce la pace sui corpi dei vinti. La Pace del Signore invece riscatta chi ha perduto, Lui che ha vinto fa la pace e la dona sciogliendo le catene degli sconfitti ridotti in schiavitù. La Pace a cui aneliamo anche oggi, anche ora, è il trofeo conquistato sulla Croce, il frutto maturo dell'obbedienza di Cristo; grazie ad essa, il nostro cuore indurito e ingannato dall'orgoglio del demonio trova nell'umiltà di Cristo l'amicizia e la gioia perdute. Se oggi non abbiamo pace occorre chiederci perché le situazioni o le persone hanno il potere di sottrarcela. Se non siamo in pace è perché siamo usciti dal Regno, dalla comunione con Dio: stiamo cercando la nostra volontà e non quella del Padre, perché solo in essa vi è la vera pace. Ma oggi ci viene annunciato qualcosa di impensabile. Il fiume di male che ha lambito le nostre esistenze devastandole, si scatena ancora su Cristo; la furia del demonio, il principe di questo mondo che "non ha nessun potere su Gesù", si abbatte su di Lui per infrangersi e dissolversi nel suo Corpo offerto per puro amore. Il Signore ci avverte "prima", ci rivela sin da ora quale sia il cammino che i "suoi" sono chiamati a percorrere: portare su di sé il peccato che si abbatte su Cristo vivo nei cristiani, perché già ora essi sono "andati al Padre" con Lui, assisi alla destra di Dio insieme con il loro Capo. I piedi degli apostoli si posano su questa terra, nel loro corpo si compie ciò che manca alla passione di Gesù, il compimento del suo amore crocifisso nelle generazioni che si susseguono. Ma nessuna persecuzione, nessun male, neanche il demonio ha potere sulla loro anima, perché essa e' custodita, già durante la vita terrena, nel cuore di Dio, al sicuro con il loro Signore. Verrà oggi il principe di questo mondo a scuotere la nostra vita, subdolamente cercando di convincerci che è giusto chiuderci al marito, battere i pugni con il capo-ufficio,; verrà a mostrarci le mille ragioni che devono impedire di aprirci alla vita; verrà con violenza, con tentazioni fortissime, a giudicare e uccidere quel fratello nel nostro cuore, perché davvero ci ha fatto del male, e non merita nulla. Il demonio viene ogni giorno a "perseguitare" la Chiesa, ed è perché il mondo, iniziando da ciascuno di noi, veda, sappia e sperimenti il suo amore immenso al Padre che lo spinge a compiere il sacrificio più grande. "Bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato": "bisognava" per te e per me che Gesù si consegnasse tra le braccia del demonio, perché potessimo "sapere che Lui ama il Padre", e che in questo amore siamo stati salvati, e oggi il nostro matrimonio è rinnovato, è nato il quinto figlio, ci siamo riconciliati con quel parente che avevamo cancellato dalla memoria. Così "bisogna" che il demonio "venga" alla nostra vita, perché ogni giorno la moglie, il marito, i figli, le persone che ci sono accanto, "sappiano" che "amiamo" Gesù e il Padre: attenzione eh, la salvezza delle persone dipende dal nostro amore a Cristo e al Padre, che non sono belle parole, tanto meno andare tanto in Chiesa, ma "fare quello che il Padre ci comanda". L'amore che il prossimo ha il diritto di vedere in noi è l'obbedienza alla volontà di Dio, salire e non scendere dalla Croce, dove restare crocifissi con Cristo, e addormentarsi con Lui reclinando il capo nella volontà del Padre; "rallegrati" perché anche noi, in ogni circostanza, "andiamo" con Cristo "dal Padre", per vivere con la vita celeste i problemi della terra. Uniti a Lui, attraverso i sacramenti, la Parola e la comunione della Chiesa, possiamo partecipare del suo trionfo e ricevere in eredità, insieme a questa generazione, la Pace che supera ogni intelligenza, il sigillo del Cielo che ci guida sino all'eternità, accompagnandoci già oggi dal Padre, "il più grande" di ogni peccato, sofferenza e male che si abbatte sulla carne: è Dio, è Lui che ci ama e trasfigura anche la nostra povera carne, deponendola, con le sue ore e la sua storia, nella misericordia senza limiti, dove solo possiamo gustare la Pace di chi può riposare nella sua volontà.




Nella barca con Gesù, il mare in tempesta, e Lui dorme... Ecco, la "sua pace" è il suo sonno in mezzo ai marosi, profezia del suo addormentarsi nella morte. E' questo il seno dove la Pace autentica ha preso forma; il suo corpo disteso nel sepolcro e destatosi nella risurrezione è l'arca dove la colomba è tornata recando il ramoscello d'ulivo, simbolo della Pace. Ma la colomba e l'olio che scaturisce dall'olivo sono anche simboli dello Spirito Santo. Stare con Lui nella barca, e addormentarsi, senza "turbarsi" e senza "paura", perché è proprio nei momenti di vento contrario e onde che sembrano sommergerci che la colomba della "sua pace" viene a visitarci, recandoci il suo ulivo, lo Spirito di vita eterna che ci fa passare indenni. Dormire con Cristo, come un bimbo in braccio a sua madre, così è di chi ha accolto la "sua Pace". Essa, infatti,  è il dono messianico per eccellenza. Al termine del sacramento della confessione il presbitero ci congeda dicendoci: "Il Signore ti ha perdonato, vai in pace". Le stesse parole di Gesù sono proclamate nella liturgia eucaristica prima di accostarsi alla comunione, implorando il Signore ormai presente nelle specie del pane e del vino, di "non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa"; al termine della Celebrazione poi, il Presbitero congeda l'Assemblea invitando ciascuno ad andare in pace. Un Vescovo saluta liturgicamente il popolo annunciando la Pace. Dalla liturgia e dai sacramenti comprendiamo come la pace sia il sigillo di un'esperienza che trascende il mondo e i suoi limiti. Essa è il tesoro prezioso che il Messia Gesù di Nazaret, vincendo la morte e il peccato, ha scovato nel Cielo, nel Regno di suo Padre, dove è entrato con la nostra stessa carne. E' come un souvenir di quel Regno, molto di più, e' il grappolo d'uva che gli esploratori inviati da Mosè hanno riportato dalla Terra Promessa. La Pace è ciò che ogni cuore desidera, il riposo dello Spirito, la certezza in mezzo alla bufera, il respiro di vita tra i rantoli della morte che incombe. La Pace del Signore è il frutto del suo mistero pasquale, è il suo sguardo di misericordia che incontra i nostri occhi impauriti e turbati sotto il peso dei peccati. Shalom! Pace a voi! Il saluto di Cristo risorto dalla morte rivolto ai discepoli impauriti nel Cenacolo: " «Pace a voi!» diventa qui una cosa nuova: il dono di quella pace che solo Gesù può dare, perché è il frutto della sua vittoria radicale sul male. La «pace» che Gesù offre ai suoi amici è il frutto dell’amore di Dio che lo ha portato a morire sulla croce, a versare tutto il suo sangue, come Agnello mite e umile, «pieno di grazia e di verità»" (Benedetto XVI). Per questo la Pace è stata, per così dire, deposta come un seme, nel corpo di Cristo crocifisso, gestata nel sepolcro, e ha visto la luce nel giorno di Pasqua. E' lo schema attraverso il quale la pace si genera: in famiglia, nella comunità cristiana, al lavoro, non può che essere deposta in noi attraverso i chiodi del  rifiuto, gestata nel silenzio della solitudine, per essere consegnata a tutti "non come la dà il mondo, ma come la regala Gesù!La Pace scaturisce dal perdono, libera dal peso della colpa, rinnova lo spirito e apre sconfinati spazi alla speranza. La pace è lo stile di vita di chi ha conosciuto il Signore, di chi lo ha incontrato vivo e vittorioso sulla propria morte. La pace che non si perde neanche in mezzo alla guerra, alla sofferenza, ai fallimenti. Il mondo cerca compromessi e baratti per ottenere la pace. Il mondo sancisce la pace sui corpi dei vinti. La Pace del Signore invece riscatta chi ha perduto, Lui che ha vinto fa la pace e la dona sciogliendo le catene degli sconfitti ridotti in schiavitù. La Pace cui aneliamo anche oggi, anche ora, è il trofeo conquistato sulla Croce, il frutto maturo dell'obbedienza di Cristo; grazie ad essa, il nostro cuore indurito e ingannato dall'orgoglio del demonio trova nell'umiltà di Cristo l'amicizia e la gioia perdute. Se oggi non abbiamo pace occorre chiederci perché le situazioni o le persone hanno il potere di sottrarcela. Se non siamo in pace è perché siamo usciti dal Regno, dalla comunione con Dio: stiamo cercando la nostra volontà e non quella del Padre, perché solo in essa vi è la vera pace. Ma oggi ci viene annunciato qualcosa di impensabile. Il fiume di male che ha lambito le nostre esistenze devastandole, si scatena ancora su Cristo; la furia del demonio, il principe di questo mondo che "non ha nessun potere su Gesù", si abbatte su di Lui per infrangersi e dissolversi nel suo Corpo offerto per puro amore. Il Signore ci avverte "prima", ci rivela sin da ora quale sia il cammino che i "suoi" sono chiamati a percorrere: portare su di sé il peccato che si abbatte su Cristo vivo nei cristiani, perché già ora essi sono "andati al Padre" con Lui, assisi alla destra di Dio insieme con il loro Capo. I piedi degli apostoli si posano su questa terra, nel loro corpo si compie ciò che manca alla passione di Gesù, il compimento del suo amore crocifisso nelle generazioni che si susseguono. Ma nessuna persecuzione, nessun male, neanche il demonio ha potere sulla loro anima, perché essa e' custodita, già durante la vita terrena, nel cuore di Dio, al sicuro con il loro Signore. Verrà oggi il principe di questo mondo a scuotere la nostra vita, subdolamente cercando di convincerci che è giusto chiuderci al marito, battere i pugni con il capo-ufficio,; verrà a mostrarci le mille ragioni che devono impedire di aprirci alla vita; verrà con violenza, con tentazioni fortissime, a giudicare e uccidere quel fratello nel nostro cuore, perché davvero ci ha fatto del male, e non merita nulla. Il demonio viene ogni giorno a "perseguitare" la Chiesa, ed è perché il mondo, iniziando da ciascuno di noi, veda, sappia e sperimenti il suo amore immenso al Padre che lo spinge a compiere il sacrificio più grande. "Bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato": "bisognava" per te e per me che Gesù si consegnasse tra le braccia del demonio, perché potessimo "sapere che Lui ama il Padre", e che in questo amore siamo stati salvati, e oggi il nostro matrimonio è rinnovato, è nato il quinto figlio, ci siamo riconciliati con quel parente che avevamo cancellato dalla memoria. Così "bisogna" che il demonio "venga" alla nostra vita, perché ogni giorno la moglie, il marito, i figli, le persone che ci sono accanto, "sappiano" che "amiamo" Gesù e il Padre: attenzione eh, la salvezza delle persone dipende dal nostro amore a Cristo e al Padre, che non sono belle parole, tanto meno andare tanto in Chiesa, ma "fare quello che il Padre ci comanda". L'amore che il prossimo ha il diritto di vedere in noi è l'obbedienza alla volontà di Dio, salire e non scendere dalla Croce, dove restare crocifissi con Cristo. Uniti a Lui, attraverso i sacramenti, la Parola e la comunione della Chiesa, possiamo partecipare del suo trionfo e ricevere in eredità, insieme a questa generazione, la Pace che supera ogni intelligenza, il sigillo del Cielo che ci guida sino all'eternità, accompagnandoci già oggi dal Padre, "il più grande" di ogni peccato, sofferenza e male che si abbatte sulla carne: è Dio, è Lui che ci ama e trasfigura anche la nostra povera carne, deponendola, con le sue ore e la sua storia, nella misericordia senza limiti, dove solo possiamo gustare la Pace di chi può riposare nella sua volontà.







αποφθεγμα Apoftegma



"Non ho paura della morte. La mia fede mi da' questa bella sicurezza!"

Dalla Lettera di un giovane soldato tedesco ai suoi genitori scritta nella sacca di Stalingrado dove poi mori'


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