L'ANNUNCIO |
«Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore.
Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi.
E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato». (Dal Vangelo secondo Giovanni 16, 5-11)
αποφθεγμα Apoftegma
Se il peccato ha generato la sofferenza,
ora il dolore di Dio in Cristo crocifisso
acquista per mezzo dello Spirito Santo la sua piena espressione umana.
Si ha così un paradossale mistero d'amore:
in Cristo soffre un Dio rifiutato dalla propria creatura:
«Non credono in me!».
ma, nello stesso tempo dal profondo di questa sofferenza
- e, indirettamente, dal profondo dello stesso peccato «di non aver creduto» -
lo Spirito trae una nuova misura del dono fatto all'uomo e alla creazione fin dall'inizio.
Nel profondo del mistero della Croce agisce l'amore,
che riporta nuovamente l'uomo a partecipare alla vita, che è in Dio stesso.
Giovanni Paolo II, Dominum et vivificantem
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