Mercoledì della XII settimana del Tempo Ordinario







La bellezza salverà il mondo scriveva Dostoevski. Nell’originale greco, "kalos", il termine tradotto con "buoni" riferito ai frutti, si può rendere anche, e meglio, con "belli". Gesù parla dunque di "frutti belli", opposti a quelli "cattivi". Il più bello tra i frutti è Lui, il più bello tra i figli di Adamo, eppure senza bellezza e splendore mentre offriva la la sua vita sull’albero della Croce. I "frutti belli", infatti, sono quelli che nascono dalle ferite di Cristo crocifisso, così terribili da far coprire il volto: frutti belli perché insanguinati, frutti buoni perché germinati dalla sofferenza! Frutti belli e buoni perché testimoniano la Verità: "ciò che si manifesta in Cristo è la bellezza della Verità, la bellezza stessa di Dio che ci attira e nel contempo ci procura la ferita dell’Amore, che ci fa correre, assieme alla Chiesa e nella Chiesa/Sposa, incontro all’Amore che ci chiama" (J. Ratzinger). Un profeta autentico è il "nebi'a" inviato da Dio ad annunciare la verità che, illuminando la realtà, rivela la "chiamata" e indica nel compimento della volontà di Dio il cammino sul quale "correre" per incontrare il Signore. Quando predice l'avvenire lo fa rivelandolo come conseguenza dell'accoglienza o meno della verità e della volontà di Dio. I frutti dai quali possiamo riconoscere un "falso profeta", sono, invece, quelli della "bellezza ingannevole e falsa, che abbaglia e imprigiona gli uomini in se stessa, impedendo loro di aprirsi all’estasi che indirizza verso l’alto. Una bellezza che non risveglia la nostalgia dell’indicibile, la disponibilità all’offerta, all’abbandono di sé; che alimenta invece la brama e la volontà di dominio, di possesso, di piacere" (J. Ratzinger). Sono i frutti che germinano dalla menzogna, che oscurano la verità e mostrano la volontà di Dio come una frustrazione e un male per la propria vita, un impedimento al piacere e al suo godimento: "non morirete affatto" ha detto ad Eva il demonio sotto le vesti del serpente, il padre di tutti i falsi profeti. Non a caso il frutto offerto da satana appariva bello agli occhi di Eva. Ma era avvelenato. Era pura menzogna, luce sfavillante a nascondere il veleno di morte. I "falsi profeti" sono annidati ovunque, parlano di pace e hanno dentro la guerra. La labbra unte di dolcezza, la lingua suadente e adulante, lingua di serpente, velenosa. Ipocriti, adescano le anime con discorsi giusti al momento giusto, ci parlano della giustizia che cerchiamo, ci ispirano cammini ragionevoli, sembrano dare senso alla nostra vita. "Come agnelli sono vestiti", truccati di umiltà e mitezza, infilati nella logica stringente del bene comune, dei diritti di tutti, di lotta all'ingiustizia, di ribellioni e indignazioni; solleticano la carne spianando la strada alla concupiscenza. Come quando inducono alla morte in nome della vita, all'abominio in difesa dell'amore, all'egoismo in nome dell'autodeterminazione. Sono esaltati quali campioni della società cosiddetta civile, la più incivile che vi sia, che "scarta" dalla "civitas", dalla città degli uomini, coloro che non ritiene degni. E' l'ipocrisia dei "falsi profeti" che hanno mangiato dell'albero della conoscenza del bene e del male e si illudono di essere divenuti come Dio, arbitri infallibili che stabiliscono cosa sia giusto e cosa ingiusto, il buono e il cattivo: che si arrogano il diritto di stabilire quando e come una vita sia degna d'essere vissuta, condannati a legiferare scambiando il male con il bene, per finire col gustare e far trangugiare a tutti il veleno mortale dei frutti generati dai loro pensieri corrotti. Come i nostri, che offriamo in famiglia, al lavoro, ovunque, quando crediamo al demonio e ai suoi profeti, e ci immergiamo nell'illusione di essere capaci di stabilire quale e cosa sia il buono per il coniuge, i figli, i colleghi e gli amici. Per questo abbiamo bisogno di ascoltare i "veri profeti", non una ma milioni di volte! Abbiamo bisogno di essere iniziati alla fede; non basta la messa della domenica, il mondo e i suoi falsi profeti ci annegano nelle menzogne! Abbiamo bisogno di luoghi e comunità dove i pastori e i catechisti ci annuncino il Vangelo della Verità, la Buona Notizia che smentisce le false buone notizie che il mondo ci propina; non possiamo fare a meno di momenti da difendere con i denti, nei quali spegnere le voci mondane e ascoltare i veri profeti che ci trasmettono, in tutta la sua bellezza e verità liberante, il magistero della Chiesa; è urgente che la Chiesa ci accompagni con catechesi che parlino alla nostra vita e non siano mera accademia, capaci di guidarci nel discernimento quotidiano, noi e i nostri figli. Del Vangelo abbiamo bisogno, per resistere ai fendenti del mondo che ha sostituito i peccati con i reati, costruendosi morali su misura delle concupiscenze.  E’ decisivo dunque il seme che si accoglie, e come, a nostra volta seminiamo, perché poi, “un albero buono non più produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni”. E non c'è da meravigliarsi se i figli scivolano nell'accidia egoista di chi si sente il centro dell'universo: essa è il “frutto” del relativismo che abbiamo seminato in loro! “Non possono” dare frutti diversi, perché “non si raccoglie uva dalle spine o fichi dai rovi”. Per questo il Signore ci dice di "guardarci dai falsi profeti", di difenderci cioè dal nemico che attenta alla nostra anima, porgendo l'orecchio ai veri profeti, accompagnando i nostri figli ad ascoltarli, prima di ogni altro impegno! A divenirlo noi stessi alla loro sequela. La vera educazione è sempre una profezia, legge il presente e lo illumina per annunciare il futuro; l'amore sincero è sempre una profezia che incarna il dono di Cristo; una vera amicizia non nasconde mai la verità all'amico. Un vero profeta è colui che indica nella Croce la bellezza della Verità; è colui che chiama ad unirsi a Cristo per amare e donarsi attraverso la porta stretta che si presenta ogni giorno: lo studio spesso arido, il lavoro routinario e senza gratificazioni, il rapporto difficile fatto di ascolto, pazienza e perdono con il coniuge e ogni persona, la castità, l'obbedienza, la sottomissione, il non resistere al male, tutto quello che Gesù ha annunciato nel Discorso della Montagna. Per questo, un profeta vero, è capace di dire "no" anche quando un "si" appare più conveniente, e apre la porta alla discesa dello Spirito Santo, come accade sempre all'annuncio del Kerygma, la profezia delle profezie. Ogni profeta che non ami la Croce, e, come gli angeli dell'Icona in alto, non ce la indichi incessantemente parlandoci di lei, che non ce la faccia amare e abbracciare, è un "falso profeta", un "rovo di sole spine", senza frutti. Un profeta che ci annunci la Croce Gloriosa del Signore Risorto è un vero profeta, perché la Croce è il segno che Dio ha posto per discernere i veri dai falsi profeti: come accadde ad Elia, che smascherò i falsi profeti di Baal, l'annuncio del Vangelo è un fuoco che discende dal Cielo e brucia le menzogne del mondo nella fornace della Verità. Il demonio, infatti, fugge alla sua vista. Per questo ogni profezia autentica è un esorcismo che libera gli uomini. Profetizza la verità a tuo figlio, ai tuoi parrocchiani, vedrai il demonio scappare. Vai ad ascoltare con tua moglie i profeti che ti annunciano il Vangelo, vedrai il tuo matrimonio risanato. Dio ha voluto salvare il mondo solo con la stoltezza della predicazione di Cristo e Cristo crocifisso. Essa è profezia che si compie perché "taglia" e "getta nel fuoco" della misericordia ogni "albero cattivo" piantato dal demonio che in noi distende i suoi rami di malizia. Sulla Croce, infatti, l'amore ha polverizzato la menzogna che ci tiene schiavi, perché Cristo ha lasciato che le "spine" di ogni "rovo" di ideologie e mistificazioni seminato dal demonio gli trafiggessero il capo, per riconsegnare a noi una ragione libera e purificata nella verità, capace di discernere l'amore nella storia. Che la voce del Signore ci leghi come Isacco al legno della Croce, perché, innestati sul suo amore, possiamo dare un frutto che rimanga, la profezia vera che può salvare l'umanità.









L'ANNUNCIO
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete.
Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, nè un albero cattivo produrre frutti buoni.
Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere».
 (Dal Vangelo secondo Mt 7, 15-20)


COMMENTO COMPLETO




La bellezza salverà il mondo scriveva Dostoevski. Nell’originale greco, "kalos", il termine tradotto con "buoni" riferito ai frutti, si può rendere anche, e meglio, con "belli". Gesù parla dunque di "frutti belli", opposti a quelli "cattivi". Il più bello tra i frutti è Lui, il più bello tra i figli di Adamo, eppure senza bellezza e splendore mentre offriva la la sua vita sull’albero della Croce. I "frutti belli", infatti, sono quelli che nascono dalle ferite di Cristo crocifisso, così terribili da far coprire il volto: frutti belli perché insanguinati, frutti buoni perché germinati dalla sofferenza! Frutti belli e buoni perché testimoniano la Verità: "ciò che si manifesta in Cristo è la bellezza della Verità, la bellezza stessa di Dio che ci attira e nel contempo ci procura la ferita dell’Amore, l’eros (la “sacra passione”) che ci fa correre, assieme alla Chiesa e nella Chiesa/Sposa, incontro all’Amore che ci chiama" (J. Ratzinger). Un profeta autentico è il "nebi'a" inviato da Dio ad annunciare la verità che, illuminando la realtà, rivela la "chiamata" e indica nel compimento della volontà di Dio il cammino sul quale "correre" per incontrare il Signore. Quando predice l'avvenire lo fa rivelandolo come conseguenza dell'accoglienza o meno della verità e della volontà di Dio. I frutti dai quali possiamo riconoscere un "falso profeta", sono, invece, quelli della "bellezza ingannevole e falsa, che abbaglia e imprigiona gli uomini in se stessa, impedendo loro di aprirsi all’estasi che indirizza verso l’alto. Una bellezza che non risveglia la nostalgia dell’indicibile, la disponibilità all’offerta, all’abbandono di sé; che alimenta invece la brama e la volontà di dominio, di possesso, di piacere" (J. Ratzinger). Sono i frutti che germinano dalla menzogna, che oscurano la verità e mostrano la volontà di Dio come una frustrazione e un male per la propria vita, un impedimento al piacere e al suo godimento: "non morirete affatto" ha detto ad Eva il demonio sotto le vesti del serpente, il padre di tutti i falsi profeti. Non a caso il frutto offerto da satana appariva bello agli occhi di Eva. Ma era avvelenato. Era pura menzogna, luce sfavillante a nascondere il veleno di morte. I "falsi profeti" sono annidati ovunque, parlano di pace e hanno dentro la guerra. La labbra unte di dolcezza, la lingua suadente e adulante, lingua di serpente, velenosa. Ipocriti, adescano le anime con discorsi giusti al momento giusto, ci parlano della giustizia che cerchiamo, ci ispirano cammini ragionevoli, sembrano dare senso alla nostra vita. "Come agnelli sono vestiti", truccati di umiltà e mitezza, infilati nella logica stringente del bene comune, dei diritti di tutti, di lotta all'ingiustizia, di ribellioni e indignazioni; solleticano la carne spianando la strada alla concupiscenza. Come quando inducono alla morte in nome della vita, all'abominio in difesa dell'amore, all'egoismo in nome dell'autodeterminazione. Sono esaltati quali campioni della società cosiddetta civile, la più incivile che vi sia, che "scarta" dalla "civitas", dalla città degli uomini, coloro che non ritiene degni: "La persona umana oggi è in pericolo! Ecco l’urgenza dell’ecologia umana! E il pericolo è grave perché la causa del problema non è superficiale, ma profonda: non è solo una questione di economia, ma di etica e di antropologia. Così uomini e donne vengono sacrificati agli idoli del profitto e del consumo: è la “cultura dello scarto”. La vita umana, la persona non sono più sentite come valore primario da rispettare e tutelare, specie se è povera o disabile, se non serve ancora – come il nascituro –, o non serve più – come l’anziano" (Papa Francesco). L'ipocrisia dei falsi profeti "scarta" ciò che è buono e bello, perché essi hanno mangiato dell'albero della conoscenza del bene e del male senza essere Dio, e non ne hanno potuto portare il peso. Cioè, non potendo stabilire, nella loro limitatezza umana ferita dalla menzogna del demonio, che cosa sia bene e male, giusto e ingiusto, devono inventare soggettivamente il buono e il cattivo, il giusto e l'ingiusto, assecondando sempre i criteri e le pulsioni della carne, con i suoi desideri e le sue concupiscenze. I falsi profeti, avendo rigettato Dio, hanno cancellato la Verità oggettiva con cui discernere la realtà e stabilire i confini di bene e male, e sono così obbligati dal demonio a stabilire verità soggettive sempre nuove, a rimorchio delle ideologie e della cultura vincenti del tempo. Così si arrogano il diritto di stabilire quando e come una vita sia degna d'essere vissuta, condannati a legiferare svincolati anche dalla legge naturale, scambiando così il bene con il male, per finire col gustare e far trangugiare a tutti il veleno mortale dei frutti generati dai loro pensieri corrotti. Lo scrisse Eugenio Scalfari, ed è illuminante: per lui, e il mondo, esiste solo "una vita storicamente determinata dagli istinti che si misurano, si combattono, si trascendono, si trasfigurano, diventando passioni e sentimenti analizzati dalla lente della ragione, cioè del pensiero che pensa se stesso e che si vede vivere. Questo pensiero è capace di inventarsi e di raccontarsi molti mondi, è una fabbrica di illusioni che ci aiutano durante il viaggio, di speranze che alimentano la nostra energia vitale, di architetture morali indispensabili a tutelare la nostra socievolezza. Noi siamo una specie pensante e socievole, perciò costruiamo regole morali che consentono la convivenza in quel dato contesto storico. Ecco perché non esistono peccati ma esistono reati. Quando finisce un'epoca, finisce anche una morale, si verifica una rivoluzione che smantella la vecchia architettura per costruirne un'altra affinché la vita possa proseguire alimentata e incanalata da nuovi limiti, da nuove correnti, da nuove sorgenti" (La Repubblica, 24 aprile 2011)Per i "falsi profeti" che si illudono di abbeverarsi a "nuove sorgenti", mentre è sempre la stessa avvelenata di satana, è bene, ad esempio, educare "alla diversità" i bambini e gli adolescenti. Certo mi dirai, vorresti per caso educarli alla discriminazione? Il "frutto" appare "bello" accidenti, e ne resti avvelenato. Perché dietro la buccia levigata e brillante, si nasconde la menzogna. L'obiettivo di tale educazione obbligatoria da impartire nelle scuole è, infatti, inculcare l'ideologia gender, una bomba ad orologeria capace di polverizzare l'antropologia rivelata nella Scrittura. E con essa far saltare in aria il valore autentico della diversità che fonda la bellezza della persona e della famiglia, composta da moglie e marito, padre e madre, "maschio e femmina", che per questo è immagine e somiglianza di Dio. Così, i "falsi profeti" affermano sia bene che gli insegnanti facciano immedesimare gli alunni “eterosessuali” con gli “omosessuali”, oppure arrivino ad insinuare che la masturbazione fra due ragazzi sia esplorazione e gioco, e a mettere nelle scuole medie distributori automatici di preservativi. Così come affermano che non è male farsi qualche spinello, o provare a stare con una persona convivendoci, per poi, una volta scoperte insolubili incompatibilità, liberarsene come si fa con un kleenex appena usato. Quando nella Chiesa e nelle nostre comunità si cede al pensiero mondano lasciando che i “falsi profeti” seminino la menzogna, e quando in casa si sostituisce al Vangelo la cultura giustiziera e l'amore al denaro, si finisce col pensarla come Scalfari e seminare le stesse menzogne. In famiglia, al lavoro, ovunque, produciamo e offriamo al prossimo i “frutti cattivi” seminati in noi, quando crediamo al demonio e ai suoi profeti e ci immergiamo nell'illusione di essere capaci di stabilire quale e cosa sia il buono per tutti. E’ decisivo dunque il seme che si accoglie, e come, a nostra volta seminiamo, perché poi, “un albero buono non più produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni”. E non c'è da meravigliarsi se i figli scivolano nell'accidia egoista di chi si sente il centro dell'universo: essa è il “frutto” del relativismo che abbiamo seminato in loro! “Non possono” dare frutti diversi, perché “non si raccoglie uva dalle spine o fichi dai rovi”. Per questo il Signore chiama ancora una volta la sua Chiesa e ciascuno di noi a conversione. A fare attenzione a come ascoltiamo, e a ritornare all’annuncio del Vangelo! Guai alle parrocchie e alle case dove non si predica Cristo! Saranno terreno fertile dei “falsi profeti”, anzi, questi sono già all’opera, perché dove non c’è la Verità regna la menzogna, e le divisioni e i giudizi. Con l’ammonimento di "guardarci dai falsi profeti” il Signore vuole dirci innanzi tutto di non smettere di annunciare il Vangelo nella sua integrità, sottraendoci all'inganno per cui esso, predicato fedelmente, non sappia più profetizzare all’uomo contemporaneo. E poi di difenderci concretamente dal nemico che attenta alla nostra anima, porgendo l'orecchio ai veri profeti, accompagnando i nostri figli ad ascoltarli, prima di ogni altro impegno! A divenirlo noi stessi alla loro sequela. Il demonio non vuole che la nostra vita dia frutti belli e buoni, quelli pensati da Dio quando ci ha creati; per questo abbiamo bisogno di ascoltare i "veri profeti", non una ma milioni di volte! Per compiere la missione che definisce la pienezza della nostra vita, è urgente che siamo iniziati alla fede; non basta la messa della domenica, il mondo e i suoi falsi profeti ci annegano nelle menzogne! Abbiamo bisogno di luoghi e comunità dove i pastori e i catechisti ci annuncino il Vangelo della Verità, la Buona Notizia che smentisce le false buone notizie che il mondo ci propina; non possiamo fare a meno di momenti da difendere con i denti, nei quali spegnere le voci mondane e ascoltare i veri profeti che ci trasmettono, in tutta la sua bellezza e verità liberante, il magistero della Chiesa; è fondamentale ricevere spesso catechesi che parlino alla nostra vita e non siano mera accademia ma esistenziali e capaci di guidarci nel discernimento quotidiano, noi e i nostri figli. Del Vangelo abbiamo bisogno, per resistere ai fendenti del mondo che ha sostituito i peccati con i reati, costruendosi morali su misura delle concupiscenze. E dei “veri profeti”, che sono voce di Cristo, l'unico Profeta vero e bello che produce frutti autentici, buoni e belli: sulla Croce ha annunciato l'unica verità che, nelle pieghe della storia, rivela la bellezza e la gioia dell'amore. Un vero profeta vive stretto a Cristo, ne ascolta e accoglie ogni parola, adegua la propria vita alla volontà del Padre, e diviene, giorno dopo giorno, un segno profetico di verità e salvezza per il prossimo. Dai frutti belli generati in noi attraverso la predicazione della Chiesa, sapremo riconoscere i veri profeti: occhi limpidi sgorganti da un cuore puro, parole serie, vere, misurate, di misericordia. Pensieri di bene, sempre, verso tutti. Ogni profeta che non ami la Croce e vi distenda le braccia, e, come gli angeli dell'icona in alto, non ce la indichi incessantemente parlandoci di lei, che non ce la faccia amare e abbracciare, è un "falso profeta", un "rovo di spine", senza frutti. Un profeta che ci annunci la Croce Gloriosa del Signore Risorto è un vero profeta, e il nostro cuore saprà accoglierlo e ascoltarlo. Così faranno i nostri figli con ciascuno di noi, se saremo "veri profeti" crocifissi con Cristo! La Croce, infatti, è il segno che Dio ha posto nel mondo per discernere tra veri e falsi profeti: come accadde quando Elia smascherò i falsi profeti di Baal, l'annuncio del Vangelo è un fuoco che discende dal Cielo e brucia le menzogne del mondo nella fornace della Verità. Il demonio, infatti, fugge alla sua vista. Per questo ogni profezia autentica è un esorcismo che libera gli uomini. Profetizza la verità a tuo figlio, ai tuoi parrocchiani, vedrai il demonio scappare. Vai ad ascoltare con tua moglie i profeti che ti annunciano il Vangelo, vedrai il tuo matrimonio risanato. La vera educazione è sempre una profezia vera, legge il presente e lo illumina per annunciare il futuro; l'amore sincero è sempre una profezia bella, che incarna il dono di Cristo; una vera amicizia non nasconde mai la verità all'amico. Un vero profeta indica nella Croce la bellezza della Verità, e chiama ad unirsi a Cristo per amare e donarsi attraverso la porta stretta che si presenta ogni giorno: lo studio spesso arido, il lavoro routinario e senza gratificazioni, il rapporto difficile fatto di ascolto, pazienza e perdono con il coniuge e ogni persona, la castità, l'obbedienza, la sottomissione, il non resistere al male, il non attaccarsi ai beni, vivere l’intimità con il Padre attraverso digiuno, preghiera ed elemosina, tutto quello che Gesù ha annunciato nel Discorso della Montagna. Un vero profeta è stata la madre dei Maccabei, che ha saputo illuminare con lo splendore della verità la situazione dei suoi figli, accompagnando tutti e sette nel martirio: "piena di nobili sentimenti e, sostenendo la tenerezza femminile con un coraggio virile, diceva loro:«Non so come siate apparsi nel mio seno; non io vi ho dato lo spirito e la vita, né io ho dato forma alle membra di ciascuno di voi. Senza dubbio il creatore del mondo, che ha plasmato alla origine l'uomo e ha provveduto alla generazione di tutti, per la sua misericordia vi restituirà di nuovo lo spirito e la vita, come voi ora per le sue leggi non vi curate di voi stessi»" (2Macc. 7,21-23). Quanti genitori e preti sanno parlare così ai loro figli e ai fedeli a loro affidati, illuminando con la luce della fede i martiri quotidiani che li attendono per non piegarsi agli idoli del mondo? Per questo, un profeta vero, è capace di dire "no" anche quando un "si" appare più conveniente, e apre la porta alla discesa dello Spirito Santo, come accade sempre all'annuncio del Kerygma, la profezia delle profezie. Solo chi ha disteso le sue radici nella vittoria della misericordia sul peccato può essere libero per offrire a tutti il frutto della Verità; la sua non sarà mai una profezia moralistica, ma una buona notizia fruttificata dall'esperienza del perdono di Dio. Così saranno i genitori, i preti e i catechisti che, proprio perché non nascondono nei compromessi la bellezza della Verità, sapranno profetizzare che Dio, "per la sua misericordia, restituirà di nuovo lo Spirito e la vita", invitando tutti a "non avere cura di se stessi per testimoniare la fedeltà a Dio".  E i "frutti" dello Spirito sono pace e gioia, mitezza e pazienza, unite a sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timore del Signore; sono "belli" perché generati dal buon albero della Croce: "Soltanto l’icona del Crocifisso è capace di liberarci da quest’inganno, oggi così prepotente. Ma ad una condizione: che assieme a Lui ci lasciamo ferire, fidandoci di quell’Amore che non esita a svestirsi della bellezza esteriore, per annunciare proprio in questo modo la Verità della Bellezza" (J. Ratzinger). I falsi profeti, invece, si rivestono di luce effimera, e così non ti possono salvare, anzi, hanno fatto e fanno della tua vita qualcosa di brutto e inautentico - siamo sommersi dalla bruttezza: architettura, pittura, musica, film, design, abbigliamento, perfino le chiese... - perché ti hanno annunciato cose false che non si sono realizzate. Ma noi sappiamo che Dio ha voluto salvare il mondo con la bellezza stolta della predicazione di Cristo e Cristo crocifisso. Essa è l’unica profezia che si compie, perché "taglia" e "getta nel fuoco" della misericordia ogni "albero cattivo" piantato dal demonio che in noi distende i suoi rami di malizia e sofferenza a causa dei peccati. Sulla Croce, l'amore di Dio ha polverizzato la menzogna che ci tiene schiavi, perché Cristo ha lasciato che le "spine" di ogni "rovo" di ideologie e mistificazioni seminato dal demonio gli trafiggessero il capo, per riconsegnare a noi una ragione libera e purificata nella verità, capace di discernere l'amore di Dio nella storia. Se abbiamo perduto la pace significa che un falso profeta ci ha ingannato e ha avvelenato il discernimento. Che la voce del Signore ci catturi e smascheri, anche oggi come sempre, i falsi profeti, le menzogne appostate per strapparci a Lui. Legati come Isacco al legno della Croce, ecco la vita alla quale siamo chiamati, vera, piena, felice; legati a Cristo, innestati sul suo amore, per dare un frutto che rimanga, la profezia vera che può salvare l'umanità.




αποφθεγμα Apoftegma



Il fatto è che in fondo non è buono. 
E in questo sta tutto il senso del dramma. 
Per spiegarlo integralmente basta un solo proverbio 
e per di più di un'estrema semplicità: 
«Non è tutto oro ciò che luccica»
Lo splendore di un bene artefatto non ha nessuna forza. 

Vladimir Sergeevic SolovievIl racconto dell'anticristo 

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