Sabato della XIX settimana del Tempo Ordinario







L'ANNUNCIO

Allora gli furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li sgridavano.
Gesù però disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli».
E dopo avere imposto loro le mani, se ne partì. 
 
(Dal Vangelo secondo Matteo 19,13-15)




I discepoli di Gesù sono un vero mistero. Gesù li aveva istruiti sino a quel momento mostrando loro che cosa fosse un discepolo. Li ha chiamati, eletti, amati proprio perché piccoli, perché "bambini". Ed essi "sgridano" chi presenta a Gesù dei bambini perché "imponesse loro le mani e pregasse". Un mistero di stoltezza, come la nostra. ma come ha accolto te, e tu non vuoi che accolga altri come te? 

Ma lo stolto non può penetrare il pensiero di Dio, e così, non capendo, non sa accogliere. La gratuità non è nel registro dei suoi pensieri, nonostante l'abbia sperimentata. Pietro ne aveva dato dimostrazione quando si è messo di traverso sul cammino d'amore di Gesù. 

Cos'ha da offrire un bambino? Quali meriti? Nell'Israele del primo secolo il bambino era un simbolo di mancanza di stato sociale e di diritti legali. Era una sorta di "non-persona", completamente dipendente dagli altri per il sostentamento e la protezione. Poco più che nulla. 

San Paolo scrivendo ai Corinzi circa la loro elezione dirà: " Considerate bene la vostra chiamata fratelli. Non esistono molti sapienti secondo la carne, né molti potenti, né molti di nobili natali. Ma quel che esiste di folle nel mondo, proprio questo Dio ha scelto per confondere i sapienti; quel che esiste di debole nel mondo, ecco che Dio lo ha scelto per confondere la forza; quel che nel mondo è di ignobili natali (i figli di nessuno), e quel che viene disprezzato, ecco quel che Dio ha scelto. quel che non è per annientare quel che è, affinché nessuna carne abbia a gloriarsi davanti a Dio" (1Cor 1,26-29). 

Dio ha scelto gente ignobile, disprezzata, figli senza genitori, abbandonati. Dio è andato per orfanotrofi a cercarsi i discepoli. E' sceso nei luoghi senza amore, senza dignità, nel nulla dimenticato dal tutto che è solo apparenza. Così ha creato l'uomo al principio, ricco di tutto perché creatura disegnata per accogliere il suo amore. Così ha chiamato Abramo, così il suo Popolo e i profeti, così Davide. Così il Suo Figlio, disprezzato, reietto, rifiuto degli uomini. Così ciascuno di noi, bambini incapaci di tutto e, per questo, in tutto dipendenti da Dio. 

Vi è una pagina di rara bellezza che, nel libro del profeta Ezechiele, descrive l'amore infinito e gratuito di Dio verso il suo popolo, verso ciascuno di noi: "Così dice il Signore, l'Eterno a Gerusalemme: La tua origine e la tua nascita sono dal paese di Canaan; tuo padre era un Amorreo e tua madre una Hittea. Alla tua nascita, il giorno in cui fosti partorita, non ti fu tagliato l'ombelico, non fosti lavata con acqua per pulirti, non fosti sfregata con sale né fosti avvolta in fasce. Nessun occhio ebbe alcun riguardo di te per farti una sola di queste cose, avendo compassione di te; il giorno in cui nascesti tu fosti invece gettata in aperta campagna, per la ripugnanza che avevano nei tuoi confronti. Io ti passai vicino, vidi che ti dibattevi nel sangue e ti dissi mentre eri nel tuo sangue: "Vivi!"... Così stesi il lembo della mia veste su di te e copersi la tua nudità, ti feci un giuramento, stabilii un patto con te e tu divenisti mia", dice il Signore, l'Eterno. "Ti lavai con acqua, ti ripulii interamente del sangue e ti unsi con olio. Ti feci quindi indossare vesti ricamate, ti misi calzari di pelle di tasso, ti cinsi il capo di lino fino e ti ricopersi di seta. Ti abbellii di ornamenti ti misi i braccialetti ai polsi e una collana al collo. Ti misi un anello al naso, orecchini agli orecchi e una splendida corona sul capo.Così fosti adorna d'oro e d'argento e fosti rivestita di lino fino di seta e di ricami" (Cfr. Ez. 16). 

Eravamo bambini abbandonati dunque, di nessun valore agli occhi del mondo. Bambini capricciosi, spesso egoisti, ancor più spesso orgogliosi. Bambini che si sono creduti adulti, ricchi, potenti e autonomi. Bambini ingannati dallo splendore effimero di ciò che appariva bello e desiderabile. Bambini buttati via, ridotti a nulla. 

Sin qui è giunto l'amore di Dio. In questo abisso è sceso il Signore, perché questo era il luogo dell'appuntamento, dove, come i bambini del Vangelo, siamo stati "condotti". Dietro a quei bambini c'è una storia lunga quanto quella dell'umanità, la nostra. Venti, quaranta, ottanta, non importa quanti anni abbiamo compiuto; importa che oggi qualcuno ci "conduca" da Gesù, che la storia ci spinga, forse con le sofferenze e i fallimenti, ad incontrare il suo amore; le sue mani benedicenti, le sue mani crocifisse ci vengono incontro oggi a svellere i cardini dell'orgoglio. Il suo amore disarma l'orgoglio. Il suo amore proteso oggi su ciascuno di noi è la buona notizia d'una speranza. 

Il veleno che portiamo dentro si ribella, si agita, e la carne, anche se carne sangue di discepolo, "sgrida" chiunque ci voglia condurre al Signore perché ci benedica. Lo spirito malvagio che s'è impossessato di noi non può accettare il cammino di conversione sul quale la Chiesa ci accompagna. L'avversario sa bene che nell'incontro con le mani di Gesù la nostra vita sarebbe salva, ci si chiuderebbero le porte del Regno dei Cieli. 

Ma è più forte lo zelo di Gesù, geloso di tutti noi. La sua voce e le sue parole diradano le nebbie dei nostri pensieri, delle paure, delle mormorazioni. La sua voce incatena il demonio al suo rantolo di gelosia: "Lasciate che i bambini vengano a me". Lui ci vuole a sé. Ci ha chiamati per stare con Lui. 

E' Lui che il Padre ha inviato all'orfanotrofio che è la nostra vita. E' Lui il Fratello che viene a riscattarci per farci, in Lui, figli adottivi del suo Padre. E' Lui che brucia ogni tentativo del demonio di impedire, vietare, proibire che la nostra debolezza sia oggetto del suo amore e delle sue benedizioni. La nostra debolezza, l'essere bambini, disprezzati, deboli, capricciosi, inutili, dipendenti in tutto, l'essere quel che siamo non impedisce l'essere di Gesù. 

Anzi, "il Regno dei Cieli", la Vita eterna in Lui è proprio "dei bambini". La costruzione greca della frase infatti dice letteralmente che il Regno " a costoro appartiene". Il Cielo è dei bambini. Dio ha scelto i piccoli per mostrare la sua grandezza. Dio ha chiamato chi nessuno chiamerebbe per annunciare il Vangelo e testimoniare il Cielo ai grandi e potenti, già sconfitti dalla loro superbia. Dio ha scelto noi perché la sua benedizione che fa bella e buona la nostra piccolezza sia una Buona Notizia per la piccolezza di ogni  uomo

Ecco perché, e non lo sapevamo, le mani di Gesù che ci abbracciano e ci stringono, sono il nostro vero desiderio, l'unico, il più profondo. Aspettavamo qualcuno che ci accogliesse così come siamo, che ci stringesse a sé senza chieder nulla, senza esigere, gratuitamente. Il suo amore è il Cielo qui ed ora dinanzi a noi, quello che abbiamo atteso, desiderato, sperato. 

E' la libertà da noi stessi, dal dover essere, dal dover fare. E' la felicità piena, la beatitudine riservata ai poveri: è il Regno dei Cieli che, per i bambini, è tutto in quelle braccia che lo stringono con la forza di un infinito amore che non delude mai. 



APPROFONDIMENTI






αποφθεγμα Apoftegma




«Come una madre carezza il suo bimbo, così vi consolerò, 
vi porterò sul mio cuore, 
e vi terrò sulle mie ginocchia!» (Is 66,13). 
Ah, mai parole più tenere, 
più armoniose hanno allietato l'anima mia, 
l'ascensore che deve innalzarmi fino al Cielo sono le vostre braccia, 
Gesù! Per questo non ho bisogno di crescere, 
al contrario bisogna che resti piccola, 
che lo divenga sempre più. 
Dio mio, avete superato la mia speranza, 
ed io voglio cantare le vostre misericordie.

Santa Teresa di Lisieux



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