1 Gennaio. Maria Santissima Madre di Dio



Carissimi, che Dio vi benedica in questo nuovo anno. Che possiate viverlo ogni giorno protetti dal manto di Maria. Solo così sarà una meraviglia, il più bello mai vissuto, un passo in più verso il Cielo.

Pregate per me

Antonello Pbro






Ascoltava, guardava, e obbediva


Nonostante tutto, all’aurora di un nuovo anno, il Signore ci invita a non aver paura del futuro, perché nei giorni che ci attendono “farà brillare il suo volto e ci sarà propizio”. Proprio come sperimentarono i pastori entrando nella grotta, dove contemplarono il volto di Dio splendere in una famiglia, “Maria e Giuseppe” che fasciavano con le loro cure amorevoli "il Bambino deposto in una mangiatoia". Il “segno” che Dio anche oggi offre al mondo è dunque la Santa Famiglia di Nazaret. Per questo ci chiama ad incamminarci “senza indugio” nella storia, perché la Santa Famiglia, immagine della comunità cristiana, accoglie anche noi per aiutarci ad accogliere Cristo nella nostra vita. Anche negli angoli oscuri, dove non capiamo nulla di ciò che ci accade, e vorremmo cambiare gli eventi, le persone, noi stessi. Accanto a Gesù, infatti, come una porta verso di Lui dischiusa dinanzi a noi, c’è Maria. Non c’è altro cammino a Cristo che sua Madre, la Chiesa: Maria, che ha accolto Dio nel suo cuore prima che nel suo grembo, e non ha mai smesso di gestarlo nel suo intimo, dove l’uomo è davvero se stesso e, al riparo dai condizionamenti, decide se obbedire o no. E Maria ha obbedito. Ascoltava, guardava, e obbediva, perché nel suo cuore “serbava e meditava tutte le cose” di suo Figlio; "sumbállousa" recita il greco, che letteralmente significa "mettere insieme": come componendo un puzzle, Maria metteva insieme nel suo cuore, uno ad uno, i frammenti che andavano componendo il volto radiante e misericordioso che Dio rivolgeva sull'umanità imprimendolo nella carne di Gesù: il suo amore infinito deposto in Lei e che le cresceva in grembo; che nasceva, si faceva uomo, e Parola, e segni; e poi insulti e rifiuti, sino all’istante in cui una spada ha trafitto il suo cuore. In quel momento la lama le conficcava nel cuore il dolore di ogni uomo; e lo univa a “tutte le cose” di suo Figlio, custodendo nella memoria quello che non comprendeva, perché l’impossibile non restasse fuori dalla sua vita. E ora, ai piedi della Croce, accoglieva nel suo cuore le nostre angosce, ogni evento che non abbiamo capito e accettato, perché la sofferenza non ci allontanasse da suo Figlio. E così, accogliendoci nel dolore di Gesù, diventava nostra Madre

Per entrare nel nuovo anno non abbiamo bisogno di fare propositi buoni solo per essere smentiti. Ma di convertirci e deporre l’uomo vecchio figlio dell’inganno di satana per rivestire il nuovo dei figli di Dio. Ma come si diventa figli di Dio? Accostandoci alla Croce piantata nella nostra storia, perché anche oggi da essa Gesù ci affida a sua Madre. Accogliamola oggi e ogni giorno, per imparare ad accogliere senza riserve la volontà di Dio, nella quale “il Signore volge a noi il suo volto e ci concede la Pace”. Non è questa desideriamo? Essa ci viene incontro con Cristo risorto nell’annuncio della Chiesa. Per chi in essa impara ad ascoltare e a “meditare nel cuore” la Parola di Dio, ogni istante è un frammento della “pienezza del tempo” sbocciata nel grembo di Maria, nel quale la morte è già vinta e si può amare oltre il limite che impone il peccato. Dio continua a “mandare suo Figlio” per nascere nel seno della comunità, “sotto la legge” che nessuno può compiere, e per questo siamo così frustrati e sfiduciati. Ma sulla soglia di questo nuovo anno, Maria ci attende per donarci suo Figlio, l'unico che può “riscattarci” e farci “adottare come figli” dal Padre. Attraverso le liturgie, la predicazione e i sacramenti Dio “manda nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Papà!”. Esso è la “prova” deposta nella nostra carne che siamo diventati figli di Dio nonostante le debolezze che ci umiliano. Con la sua forza possiamo entrare nella storia liberi e senza timore per amare sino alla fine, custodendo nel cuore la certezza di “ereditare” il Cielo. Buon anno allora, buona vita avvolta da Maria con le fasce dello Spirito Santo. Ogni suo giorno sarà per noi un “tornare” nel mondo dalla grotta per “glorificare e lodare Dio” incarnato in noi, prova regina che “tutto quello che abbiamo visto e udito” nella Chiesa è vero. E così offrire a tutti la stessa gioiosa speranza di salvezza, “Gesù”, il nome nuovo nel quale Dio ci ha benedetti.














L'ANNUNCIO
In quel tempo, i pastori andarono senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. 
E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 
Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. 
Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. 
I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro. 
Quando furono passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito nel grembo della madre. 
 (Dal Vangelo secondo Luca 2, 16-21)





‘Non piangere, Madre su ciò che non sai: 
se tutto questo non sarà compiuto, 
tutti coloro a favore dei quali tu mi implori, periranno, o Piena di grazia! 
Considera la mia morte quale un sonno, Madre mia. 
Dopo tre giorni nel sepolcro volontario, tu mi vedrai rivivere e rinnovare la terra e tutti i terrestri. 
Queste cose, Madre, annunciale a tutti, di queste cose, rallegrati”.
“O Sposa non sposata, Madre sempre vergine, camera pura, 
dimora della divinità, secondo cielo, paradiso delle delizie; 
nel tuo grembo tu hai contenuto il Signore che niente limita.
Tu sei il monte santo dal quale si è staccata la pietra senza il concorso di mano umana, 
e il ceppo nuovo che fece germogliare Cristo, il Dio incarnato. 
Tu sei il monte Sinai dove è sorto il Sole di giustizia”.


Romano il Melode




Certo, con gli scenari che i media ci propongono, è facile che, all’inizio di un nuovo anno, ci prenda un tantino di angoscia. Si fa a spintoni per salvarsi la pelle. Quando la vita prende fuoco, accanto non ci sono più persone, perché anche noi abbiamo smesso di esserlo da un pezzo.


Prima le donne e i bambini? No guarda, qui si applicano le “quote rosa”, niente differenze accidenti. E i bambini? Beh, per loro c’è l’autodeterminazione degli adulti.

No, la terra non è una luogo ospitale. Non lo è per troppe creature che il pensiero di Dio vorrebbe far entrare nel mondo ma restano folgorate dai veleni di pillole e forcipi. Non lo è per quelle che per la loro presunta inutilità e dannosità sono avviate “pietosamente” a una “dolce” morte.

Non lo è per molte delle creature che il pensiero di Dio vorrebbe far entrare nel mondo e restano folgorate dai veleni di pillole e forcipi. Non lo è per quelle che per la loro presunta inutilità e dannosità per la società sono avviate pietosamente a una dolce morte.

Non lo è per le famiglie, assediate dalle tentazioni più subdole, mimetizzate nel buonsenso che accarezza le concupiscenze. Non lo è per la persona, vezzeggiata nella sua carne e sfregiata nella sua anima.

Non lo è per Dio, esaltato in caricatura e rifiutato in originale. Ma proprio Lui, all’aurora di un nuovo anno, ci invita a non aver paura del futuro, perché nei giorni che ci attendono “farà brillare il suo volto e ci sarà propizio”.




Per questo ci chiama ad entrare “senza indugio” nella storia, come i pastori che, avvolti dalla luce della Gloria di Dio, si sono incamminati verso la grotta di Betlemme. “In fretta”, come Gesù ha invitato Zaccheo a scendere dall’albero perché lo accogliesse in casa sua.

E’ Lui, infatti, che si invita oggi nella nostra casa, dove è pronta la mangiatoia nella quale desidera adagiarsi. Nella Scrittura però, il termine “casa” allude anche alla famiglia e alla sua storia.  




Non a caso i pastori entrando nella grotta vedono proprio una famiglia: “Trovarono Maria e Giuseppe e il Bambino che giaceva nella mangiatoia”. Ma gli angeli avevano indicato loro un particolare apparentemente diverso: “troverete un Bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”.

Come argutamente notato dal grande mariologo Aristide Serra, all’ingresso dei pastori Luca sostituisce le “fasce” con “Maria e Giuseppe”. Sono loro che “fasciano” Gesù con le loro cure amorevoli. Così il “segno” che Dio offre al mondo diviene la Santa Famiglia di Nazaret, come accadde ai pastori. Esclusi dalla comunità perché non frequentavano il culto, prigionieri del proprio lavoro, impuri, furono accompagnati dagli angeli proprio dalla Santa Famiglia, immagine della comunità cristiana.

E’ lei che ci accoglie per aiutarci ad accogliere Cristo nella nostra vita, Conella nostra casa e nelle nostre famiglie, al lavoro, a scuola ovunque.

Anche negli angoli oscuri, dove non capiamo nulla di ciò che ci accade, e vorremmo cambiare gli eventi, le persone, noi stessi. Accanto a Gesù, infatti, come una porta verso di Lui dischiusa dinanzi a noi, c’è Maria.  




Perché non c’è altro cammino a Cristo che sua Madre, la Chiesa. Maria, che ha accolto Dio nel suo cuore prima che nel suo grembo, e non ha mai smesso di gestarlo nel suo intimo, dove l’uomo è davvero se stesso e, al riparo dai condizionamenti, decide se obbedire o no. E Maria ha obbedito.

Ascoltava, guardava, e obbediva, perché nel cuore “serbava e meditava tutte le cose” di suo Figlio; "sumbállousa" recita il greco, che "letteralmente significa "mettere insieme" e fa pensare a un mistero grande da scoprire poco a poco" (Benedetto XVI): come componendo un puzzle, Maria metteva insieme nel suo cuore, uno ad uno, i frammenti che andavano componendo il volto radiante e misericordioso impresso nella carne di Gesù: il suo amore infinito deposto in Lei e che le cresceva in grembo; che nasceva, si faceva uomo, e Parola, e segni; e poi insulti e rifiuti, sino all’istante in cui una spada ha trafitto il suo cuore.


In quel momento la lama le conficcava nel cuore il dolore di ogni uomo; e lo univa a “tutte le cose” di suo Figlio, custodendo nella memoria quello che non comprendeva, perché l’impossibile non restasse fuori dalla sua vita.

E ora, ai piedi della Croce, accoglieva nel suo cuore le nostre angosce, ogni evento che non abbiamo capito e accettato, perché la sofferenza non ci allontanasse da suo Figlio. E così, accogliendoci nel dolore di Gesù, diventava nostra Madre, unendoci a Lui nel suo grembo.

Per entrare nel nuovo anno non abbiamo bisogno di fare propositi buoni solo per essere smentiti già alla sera del primo dell’anno. Ma di convertirci e deporre l’uomo vecchio figlio dell’inganno di satana per rivestire il nuovo dei figli di Dio.

Per essere felici, infatti, bisogna essere liberi dal peccato, non basta un sorrisino in più alla moglie o andare alla recita di fine d’anno dei figli. 

Ma come si diventa figli di Dio? Accostandoci alla Croce piantata nella nostra storia, perché anche oggi, da essa dove lo hanno inchiodato i nostri peccati, Gesù ci affida a sua Madre.  




"Alla scuola di Maria però possiamo cogliere con il cuore quello che gli occhi e la mente non riescono da soli a percepire, né possono contenere" (Benedetto XVI): Dio che si fa carne nella nostra vita di ogni giorno trasformandola nella sua vita. Accogliamo Maria oggi e ogni giorno, per imparare ad accogliere senza riserve la volontà di Dio, nella quale “il Signore volge a noi il suo volto e ci concede la Pace”. "Shalom", della quale celebriamo la Giornata Mondiale, per un ebreo è il compimento di tutti i beni messianici: la salvezza, la gioia, la fertilità, la guarigione, la stabilità, la riconciliazione e molto altro. Non è questa Pace che desideriamo per noi, per i nostri cari, per il mondo?

Essa ci viene incontro con Cristo risorto nell’annuncio della Chiesa. Per chi cammina in essa, infatti, imparando ad ascoltare e a “meditare nel cuore” la Parola di Dio, ogni istante è un frammento della “pienezza del tempo” sbocciata nel grembo di Maria, nel quale la morte è già vinta e si può amare oltre il limite che impone il peccato.


Dio continua a “mandare suo Figlio” per nascere nel seno della comunità, “sotto la legge” che nessuno può compiere e per questo siamo così frustrati e sfiduciati. Non amiamo Dio con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutte le forze. Prima di Lui vengono mille altre cose, magari curate nell’inganno che siano secondo la sua volontà.

E non sappiamo amare chi ci è accanto come noi stessi: abbiamo perduto mille occasioni per perdonare, giustificare, donarci. Per questo non abbiamo dentro la vita eterna che fa della vita nella carne un anticipo di Paradiso.

Ma sulla soglia di questo nuovo anno, Maria ci attende per donarci suo Figlio, l'unico che può “riscattarci” e farci “adottare come figli” dal Padre. Attraverso le liturgie, la predicazione e i sacramenti Dio “manda nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Papà!”.

Esso è la “prova” deposta nella nostra carne che siamo diventati figli di Dio nonostante le debolezze che ci umiliano. Con la sua forza possiamo entrare nella storia liberi e senza timore per amare sino alla fine, custodendo nel cuore della certezza di “ereditare” il Cielo.

Buon anno allora, buona vita avvolta da Maria con le fasce dello Spirito Santo. Ogni suo giorno sarà per noi un “tornare” nel mondo dalla grotta dove Maria ci riveste di Cielo unendoci a suo Figlio; sarà un “uscire verso le periferie” per “glorificare e lodare Dio” incarnato in noi, prova regina che “tutto quello che abbiamo visto e udito” nella Chiesa è vero. 

E così offrire a tutti la stessa gioiosa speranza di salvezza, “Gesù”, il nome nuovo nel quale Dio ci ha benedetti.







αποφθεγμα Apoftegma


Ogni creatura da te uscita, o Signore,
ti dà il suo omaggio di gratitudine: 
gli Angeli il canto, i Cieli la Stella, i Magi i doni,
i Pastori l’ammirazione, la Terra la grotta,
il Deserto il presepio,
e noi una Vergine Madre.


Liturgia bizantina, Vespri del 24 dicembre





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