25 dicembre. Natale del Signore




Negli occhi di Gesù


Ci sei mai stato negli occhi di Gesù? Hai mai guardato il mondo con il suo sguardo? Natale è anche questo, lasciarsi assorbire dai suoi occhi per guardarsi e guardare gli altri e la storia da quel suo punto di osservazione. E’ il centro della scena, di quella notte come della storia intera. E “in quei giorni” della storia regnava Augusto, “il primo” che ha censito tutti gli abitanti dell’“ecumene”, ossia del mondo intero. Era un modo per affermare che lui era il dio di tutta la terra. Nomi, indirizzi, denari, tutto doveva passare dalle sue mani: nominare per dominare, fa questo un “Augusto”, ovvero un dio “degno di venerazione”. E il Dio unico e vero non si è sottratto alle regole di uno tra i tanti falsi dei. Cosa non ha fatto per amore, perfino sottomettersi a chi lo imitava goffamente, per ridare a tutti l'autenticità e la dignità di assomigliargli. Ma proprio per questo Gesù era nato a Betlemme. Il censimento, infatti, era stata l’occasione perché i suoi genitori “dalla Galilea salissero in Giudea, alla città di Davide”. “Giuseppe era della casa e della famiglia di Davide” e lì doveva farsi registrare. Gesù non ha visto né Augusto né il trambusto per il suo censimento. Ma ha visto la luce in quella grotta di Betlemme, prescelta da sempre. Ha visto, cioè, il frutto di quel censimento. Così, i suoi occhi hanno cominciato a rovesciare la prospettiva con la quale si guarda la storia. Fuori era la folla, dentro solo Lui e la sua Famiglia; fuori i potenti e i sapienti che si illudono di condurre la storia per sé stessi, dentro il compimento della promessa di Dio, al servizio della quale proprio Augusto si era inconsapevolmente prestato. Prova a guardare la tua storia con Lui in questo Natale. Muoviti anche tu a “registrarne” ogni nome, evento e luogo, non tralasciare nulla, perché dagli occhi di Gesù tutto si illumina di una luce nuova. Scoprirai che tutto era al servizio di Lui, perché in te si compisse la promessa di pace e gioia nella quale sei venuto al mondo. Lì a Betlemme, infatti, “si compivano per Maria i giorni del parto”, proprio come nella tua Betlemme di oggi, dove sei giunto spinto dagli eventi che ti sembravano contrari e, a differenza della Santa Famiglia, dai tuoi peccati. Per dominarti ed esigere da te la vita, il demonio ti ha strappato alla tua Nazaret, immagine della volontà di Dio, come fece l’editto di Augusto con Giuseppe e Maria in piena gravidanza, costretti ad uscire dalla propria casa. E che cammino accidentato è stato, per loro e per te. E una stanchezza infinita, senza riuscire a trovare un “luogo” dove riposare. Per noi, infatti, il salario del peccato è sempre lo stesso, non avere più un posto nel Paradiso. Per loro, invece, era il prezzo dell’incarnazione nell’esilio di ogni uomo. Così, ci siamo trovati, insieme, in una stalla. Sì, non siamo soli! Prima di noi Giuseppe e Maria erano giunti al capolinea dei nostri fallimenti. Per questo Gesù è già qui, nella nostra vita, e ci sta guardando. E come ci vede? Come ha visto i pastori, gli ultimi della società, considerati dei criminali; sempre a contatto con cose impure, si rubavano il bestiame a vicenda, non avevano nessun diritto. Il Talmud dice che se si incontrava un pastore caduto in un dirupo non bisognava tirarlo fuori, perché per lui non c’era speranza di risurrezione. E noi? Forse abbiamo perduto la speranza di uscire dalla schiavitù di quel vizio o di perdonare quel parente. Forse non ce la facciamo ad accettare la malattia, di aver perso il lavoro, di essere umiliati, o il carattere dell’altro. Forse, come i pastori non abbiamo il tempo di fare le abluzioni e non compiamo i precetti della Legge: preghiamo raramente, poco ci confessiamo, pochissimo ascoltiamo e meditiamo la Parola di Dio. O forse a Dio neanche ci crediamo. Abbiamo dato fiducia al mondo, alla cultura, alla politica, al denaro; ma ora niente di questo ci consola, nessuno che ci tenda una mano per tirarci fuori dalla fossa del dolore. Sì, non ci sono dubbi, siamo come “i pastori che facevano la guardia al loro gregge”, e guai a chi tocca le nostre cose, a chi ci chiede un briciolo di tempo, un po’ di pazienza e misericordia. Ma Gesù, dalla mangiatoia, ci vede "avvolti nella Gloria", noi che abbiamo dato gloria a un dio fasullo! Perché i pastori sono giunti alla grotta proprio così, splendenti della Gloria che li aveva abbracciati all'annuncio dell'angelo. Non senti? Nel silenzio della notte, la nostra di dubbi e paure, risuona una voce che si può guardare. E’ quella degli angeli che risuona nella Chiesa: “Non temete! Vi annuncio una grande gioia che sarà per tutto il popolo: oggi è nato per voi un Salvatore”. Non aver paura, la tua carne impura è già rivestita di splendore! Perché l'annuncio del Vangelo fa scendere dal Cielo la Gloria di Dio, e la sua presenza avvolge chiunque lo ascolti. Ascolta, alzati e mettiti in cammino per andare a vedere il “segno” che Dio ha preparato per te: un Bambino che è Dio si è già fatto carne nella tua vita. Accostiamoci alla mangiatoia, alla Chiesa dove è vivo Cristo nella Parola e nei sacramenti, e lasciamoci afferrare dal suo sguardo. Lui ci guarda dalla grotta come dal sepolcro scavato nella roccia dove è sceso a cercarci. Ci fissa avvolto nelle fasce, il sudario che sino ad oggi ha spento nella morte ogni nostra speranza di bene. Ci ama infinitamente nella luce che profetizza la sua risurrezione, e ci vede già liberi per amare sino alla fine. Perché è stretto nelle mani di Maria, che lo abbraccia e lo accarezza impastandolo con la nostra carne, per farne un pane da offrire all'umanità. Non “indugiare”, guardati con gli occhi di Gesù e vedrai la Gloria di Dio nella tua vita: il perdono di ogni peccato e lo Spirito Santo che ti conduce in una vita nuova. Perché Natale è camminare, come i pastori, per tornare rinnovati alla nostra storia, guardando noi stessi, gli altri e gli eventi rivestiti di Gloria. E' camminare ardendo di zelo per annunciare a tutti la gioia del Vangelo che tira Dio giù dal Cielo ad abbracciare nella misericordia ogni uomo.



L'ANNUNCIO
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 
Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. 
Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. 
Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, 
per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. 
Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 
Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo. 
C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. 
Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, 
ma l'angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 
oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. 
Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». 
E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva: 
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama».
 (Dal Vangelo secondo Luca 2, 1-14)







Ci sei mai stato negli occhi di Gesù? Hai mai guardato il mondo con il suo sguardo? Natale è anche questo, lasciarsi assorbire dai suoi occhi per guardarsi attorno da quel posto lì. Perché, non è l’Incarnazione che celebriamo?

E’ solo un’immagine, non c’entra la scienza. Certamente anche in Gesù la vista si sarà sviluppata come in ogni altro neonato. Ma a noi interessa quel suo punto di osservazione, perché è da lì che dobbiamo partire. E’ quello il centro della scena, di quella notte come della storia intera.

Già, la storia. “In quei giorni” regnava Augusto, il primo imperatore che decise di censire tutti gli abitanti dell’ “ecumene”, ossia del mondo intero. Era un modo per riaffermare che era lui il dio di tutta la terra, e a un dio non si addice che sfugga qualcosa. Nomi, indirizzi, e denari, tutto doveva passare dalle sue mani: nominare per dominare, fa questo un “Augusto”, ovvero un dio “degno di venerazione”, no?

E il Dio unico e vero non sfugge alle regole del dio falso. Cosa non ha fatto per amore, perfino sottomettersi a chi lo imitava goffamente, per ridare a tutti l'autenticità e la dignità di assomigliargli. Per questo Gesù era nato a Betlemme. Il censimento, infatti, era stata l’occasione perché i suoi genitori “dalla Galilea salissero in Giudea, alla città di Davide”, in quanto “Giuseppe era della casa e della famiglia di Davide” e lì doveva farsi registrare.

Nel grembo di Maria anche Gesù avrà patito la scomodità del viaggio, ma Augusto e il suo censimento non li ha visti di certo. Ma ha visto la luce, lì in quella grotta di Betlemme, prescelta da sempre. Ha visto, cioè, il frutto di quel censimento.

I suoi occhi hanno cominciato in quel momento a rovesciare la prospettiva con la quale di norma si guarda la storia. Fuori il trambusto per il censimento, in quella grotta Lui e la sua Famiglia; fuori i potenti e i sapienti che si illudono di condurre la storia per il proprio utile, dentro il compimento della promessa che Dio aveva fatto a Davide, al servizio della quale, proprio Augusto si era inconsapevolmente prestato.

E’ così, infatti, che negli occhi di Gesù si vedono i fatti della nostra vita, alla rovescia. Prova a guadarli con Lui stanotte. Dalla mangiatoia dove è stata deposta la vita che non muore, il frutto benedetto del seno di Maria.

Muoviti anche tu a “inscrivere” i nomi della tua vicenda: la famiglia nella quale sei nato, i tuoi genitori e fratelli, i nonni, gli zii e le zie; i compagni di scuola, le maestre e i professori; gli amici, le persone alle quali ti sei legato e non ci sono più, quelle che hai tradito o che ti hanno ingannato; la tua fidanzata o il fidanzato; tuo marito e tua moglie, i figli, i suoceri e i parenti tutti; i capi e i colleghi di lavoro; i clienti e i fornitori. I nemici, sì, soprattutto quelli che ti hanno fatto del male.

E poi i luoghi dove hai vissuto, le strade su cui hai camminato, le scuole  e i villaggi delle vacanze, l’ufficio dove hai lavorato e gli ospedali dove hai sofferto, le stanze buie dove hai peccato. Registra tutto, non tralasciare nulla stanotte, perché dagli occhi di Gesù tutto si illumina di una luce nuova. E scoprirai che tutto era al servizio di Lui, perché in te, oggi, si compisse la promessa nella quale sei venuto al mondo.

Proprio lì a Betlemme, infatti, “si compivano per Maria i giorni del suo partorire”; come nella tua Betlemme di oggi, dove sei giunto spinto dagli eventi che ti sembravano contrari e, a differenza della Santa famiglia, dai tuoi peccati. Ma lo capisci solo da dentro lo sguardo di Gesù che gli ordini di quell’Augusto che ha regnato nella tua vita erano, misteriosamente, al servizio di in un ordine più grande.

E’ vero, il demonio ti ha creato problemi, usurpando in te il posto di Dio. Il censimento, infatti, nella  Bibbia è sempre un’insubordinazione contro Dio, perché solo Lui è il Signore della terra e degli uomini.

Per dominarti ed esigere da te le tasse salatissime dei peccati, il demonio ti ha strappato alla tua Nazaret, alla Santa Casa preparata per te dal Creatore, proprio come fece l’editto di Augusto con Giuseppe e Maria. 

E che cammino accidentato è stato sino ad oggi, tra cadute, briganti e ferite; e una stanchezza infinita, senza riuscire a trovare un “luogo” dove riposare. Perché il salario del peccato è sempre lo stesso, non avere più un posto nel Paradiso. 

Per questo anche tu sei finito in una stalla, in mezzo agli animali. Ma stanotte puoi scoprire di non essere solo. Prima di te vi erano giunti Giuseppe e Maria, per dare alla luce Gesù, proprio accanto a te, dove sei oggi, per te. 

Maria stava per partorire, e secondo la Legge il parto l’avrebbe resa impura. Per questo, nell’albergo di Betlemme, non c’era per loro un “luogo” dove essere sopitati insieme agli altri. Quel sangue avrebbe contaminato tutto, e così hanno provveduto per loro un “luogo” all’interno della grotta, tra gli animali.

Ma proprio quello era l’unico adatto a Dio che si faceva carne. Un “luogo”, lo stesso termine che il Vangelo usa per il Calvario,. Quella grotta era, infatti, una profezia di quella sulla quale sarebbe colato il sangue di Cristo, puro per purificare gli impuri.

No, Maria non era impura,  e non aveva bisogno di un posto riservato. Era immacolata, vergine prima, durante e dopo il parto, non avrebbe contaminato ma benedetto il “luogo” dove stava per deporre Dio sulla terra. Ma era ancora un segreto, come forse lo è per noi, scandalizzati dalle nostre impurezze.

Ma stanotte è diverso. Stanotte quella stalla è il vero Tempio di Dio, il “luogo dei luoghi”, il Santo dei Santi. Maria dà alla luce il Figlio di Dio esattamente dove ti ha trascinato il tuo orgoglio.

Dai, entra nello sguardo di Gesù, Lui ti sta già guardando. Ti vede nei pastori, gli ultimi tra gli ultimi. Non erano, infatti, quello che forse immaginiamo quando prepariamo un presepe. I pastori venivano considerati come dei criminali; si rubavano il bestiame a vicenda, erano sempre a contatto con cose impure, non avevano nessun diritto. Il Talmud dice che se si incontra un pastore caduto in un dirupo non bisogna tirarlo fuori, perché per lui non c’è speranza di risurrezione.

E tu, sei un peccatore, e hai perduto la speranza di uscire dalla schiavitù alla pornografia, al gioco, alla droga o all’alcool? Sei impigliato in un giudizio che non ti dà tregua? Stai tradendo tua moglie, con un’altra donna o con il tuo ego e le tue cose? Sei incapace di sacrificarti e studiare? Stai rubando lavorando poco e male? Sei adirato e non accetti la storia, e le ingiustizie, e mormori contro tutto e tutti? Sei caduto in una fossa e nessuno si ferma per tirarti fuori?

Come i pastori non hai avuto il tempo di fare le abluzioni di ogni giorno? E’ tanto, vero?, che non vai al Tempio, come loro. E forse molti pensano, come ai tempi di Gesù, che il Messia quelli come te arrivando li avrebbe tolti finalmente di mezzo. Come ogni peccatore, come chi stupra, uccide, ruba, froda.

Sì, non ci sono dubbi, sei uno dei pastori che facevano la guardia al loro gregge, e guai a chi tocca le tue cose, chi ti chiede un po’ di tempo e un briciolo di misericordia…

Eppure, dalla mangiatoia Gesù ti guarda con amore! E’ "adagiato" lì per te come lo fu per i pastori, come accanto alla mensa dell’ultima cena. Lui ti guarda attraverso l’annuncio che a te, e a tutti i peccatori ha voluto far arrivare.

Non vedi? Non senti? Nel silenzio della notte, la nostra di dubbi e paure, risuona una voce che si può guardare, come quella che accanto al sepolcro ha chiamato “Maria!”, come quella che, nel cenacolo, ha annunciato “Pace a voi!” ai discepoli terrorizzati e sfiduciati.

E’ la voce della Chiesa che sembra risplendere dagli occhi di Gesù: “Non temete! Ecco, vi annuncio la buona notizia di una grande gioia che sarà per tutto il popolo: fu partorito per voi,
oggi, un Salvatore, che è Cristo Signore, nella città di Davide”.

Non aver paura, guarda il “segno” del Salvatore, e lasciati guardare dal suo amore. Scoprirai che Lui ti vede avvolto di Gloria, tu che hai dato gloria a un altro re. E’ la sua Gloria, la sostanza di Dio che ha deposto nell’ultimo posto della terra. Il senso, il valore, la gioia della vita che è in Cielo ora brilla dagli occhi di un bambino deposto in una mangiatoia.

Ed è pane per te e per me, per tutti i peccatori! La Gloria di Dio e la Pace che sorpassa l’intelligenza, il dolore e la morte stanotte è pane gratuito che sazia ogni fame. Lo possiamo mangiare, e trasformarci in quello stesso amore avvolto nelle fasce del sepolcro.

Perché Gesù ti guarda da dentro un pugno di acqua e farina, il pane della fretta che ha nutrito il Popolo mentre usciva dalla schiavitù. Gesù ti guarda da dentro le mani di Maria, che lo accarezzava e lo impastava con la tua e la mia carne.

Gesù ci guarda mentre è avvolto nel sudario che sino ad oggi ha spento nella morte ogni nostra speranza di bene. Gesù ci vede già liberi, oltre l’Egitto, al di là del mare che ci ha separato dalla felicità di amare sino alla fine.

Accostiamoci alla mangiatoia, lasciamoci afferrare dallo sguardo di Gesù, e contempliamo in Lui la nostra vita redenta dalla sua umiltà. Oggi nasce in noi una vita nuova, il suo sangue scorre puro nelle nostre vene per schiuderci gli occhi sulla strada del ritorno che ci attende dopo aver incontrato Gesù e averlo adorato stupiti di tanto amore.

E’ il cammino della conversione, che significa guardare chi ci è accanto con gli occhi nuovi della fede. Stanotte lo sapremo, ogni istante della nostra storia, è un diamante di libertà che Dio ci offre per amare e annunciare a tutti la gioia di chi si è visto negli occhi di Dio.




αποφθεγμα Apoftegma




 Preparati, Betlemme: le porte dell’Eden si aprono per tutti. 
Rallegrati, Efrata, poiché nella grotta la Vergine fa fiorire l’albero della vita… 
Cristo si avvicina per servirci; 
Lui, il Creatore, prende la forma dell’opera che ha fatto con le sue mani. 
Ricco della divinità e pieno di misericordia, 
ricrea con una nuova nascita l’infelice Adamo. 
Abbassa il cielo e dal seno della Vergine si accosta a noi, rivestito della nostra carne. 
Sta per nascere nella grotta di Betlemme, secondo le Scritture; 
sta per presentarsi come un bambino, lui che dà vita ai bimbi nel seno della madre.

Liturgia bizantina

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