Martedì della II settimana del Tempo di Pasqua. Commento completo e approfondimenti



Vera e falsa sapienza


Gesù prosegue oggi il dialogo con Nicodemo e con ciascuno di noi. Gesù aveva appena scacciato i venditori dal Tempio. Era stato un gesto profetico, con il quale aveva rivelato la gratuità della salvezza. Non si compra l'amore di Dio... Ma con quel gesto si era palesemente opposto ai Sacerdoti e ai notabili dei Sadducei che governavano il Tempio e la vita religiosa dei Giudei. I Farisei contestavano la loro l'autorità, sostenendo che non erano i sacrifici a condurre alla salvezza, ma l'osservanza delle Legge. E' probabile che Nicodemo si fosse avvicinato a Gesù attirato proprio da quel segno che aveva compiuto nel Tempio. Certamente "Dio era con Lui", altrimenti come avrebbe potuto opporsi ai potenti con quella parresia e con quel coraggio. Quella certezza incrollabile che diventava zelo per la casa di Dio, quel sacro furore che non teneva conto del rispetto umano, quella libertà infinita, facevano di Gesù un uomo "mandato da Dio" per rivelare al Popolo il cammino autentico; mentre l'opposizione ai Sacerdoti e ai Sadducei lo collocavano vicino alle posizioni dei Farisei. Probabilmente Nicodemo viene da Gesù per cercare conferme e scoprire se fosse possibile arruolarlo nel proprio partito. Ma viene di notte, per nascondersi proprio dalla maggioranza dei Farisei che non la pensava come lui, e aveva dei dubbi circa l'identità di Gesù, ritenendolo piuttosto un impostore che voleva distruggere il Tempio di Gerusalemme. Nicodemo intuisce qualcosa, ma deve imparare a credere. E' "maestro in Israele" ma deve scoprire un'altra sapienza, il Mistero nascosto persino agli angeli. Nicodemo è religioso, ha studiato, ma non riesce a riconoscere il soffio dello Spirito. Ne sente la voce nelle parole dei Profeti, ma è avvolto nella notte, non comprende da dove venga e dove vada. Lo Spirito, infatti, soffia dove vuole, non lo si può catalogare nei partiti politici, nelle correnti religiose, per quanto si voglia e si cerchi. Non basta studiare e applicarsi a compiere ogni precetto della Legge e della Tradizione. Lo Spirito santo sfugge come il vento, i suoi cammini non sono quelli degli uomini. Carne e sangue non hanno in sé la capacità per decifrarne le traiettorie, esse seguono ritmi e tempi che trascendono limiti e criteri incatenati alla terra. Per discernere il suo spirare nella storia occorre essere "generati dallo Spirito Santo". E qui si infrangono le certezze acquisite da Nicodemo. Come anche le nostre.


Si può essere "maestri in Israele", Vescovi e parroci, missionari e catechisti, si può conoscere perfettamente la Bibbia, frequentare assiduamente il Tempio, essere membri del Consiglio Parrocchiale, volontari della Caritas, camminare nella fede nei movimenti e nei diversi gruppi, e non "credere". "Come può accadere questo?", come si può nascere dall'alto? Se non sappiamo rispondere al quesito posto da Nicodemo, se non abbiamo l'esperienza di come si nasce da acqua e da Spirito, significa che la nostra fede è ancora infantile, ancorata cioè al moralismo, a una visione legalistica del cristianesimo. Certo che senza le opere la fede è morta. Certo che saremo giudicati in base al nostro operare. Ma oggi, "parlandoci delle cose della terra" Gesù smaschera la nostra incredulità. Che cosa sono queste "cose della terra" ? "Ciò che è generato dalla carne"! Ovvero la nostra realtà, la nostra incapacità di amare. Il nostro appartenere ancora alla terra, schiavi della "carne". 

Ma noi non accettiamo la verità. Se ti dico che sei un peccatore, lo accetti? Forse sì, perché un cristiano non direbbe mai il contrario. Ma se ti dicessi che non ami tua moglie o tuo marito, i tuoi figli, che non ami nessuno lo accetteresti? Se ti dicessi che sei molto più corrotto dei politici corrotti, lo accetteresti? Che sei peggio, infinitamente peggio del tuo collega che ti ha calunniato, di tua suocera che ti giudica, del vicino di casa che non paga mai le quote condominiali, lo accetteresti? Che sei pieno di concupiscenze, di furti, di maldicenze, di menzogne, di avarizia, di gelosia, di giudizi e rancori, lo accetteresti? Se ti dicessi che sei l'ultimo di questo mondo, il più peccatore, indegno di entrare in una chiesa, che dovresti startene rinchiuso in una galera a scontare tutto il male che hai concepito e quello che hai fatto, lo accetteresti? Personalmente ho seri dubbi... 

Guardati intorno ora, e vedi nel tuo cuore se ti senti il peggiore di tutti quelli che ti sono vicino. No vero? Di qualcuno forse, di San Francesco e Madre Teresa di Calcutta forse ti senti un pochino peggio, ma di tuo marito no, di tua figlia che va in giro vestita così, di tuo figlio che è un secolo che non apre libro, debosciato e drogato, tu alla sua età... non si contano i sacrifici... Ecco, annunciandoci che, "per entrare nel Regno di Dio dobbiamo rinascere dall'alto, Gesù ci sta parlando di tutto questo, e non crediamo. Non ci volgiamo a Lui per implorare misericordia accettando che "quello che viene dalla carne è carne" destinata alla corruzione. Non lo supplichiamo di avere pietà di noi, di aprire le sue viscere di misericordia per farci rinascere in Lui. No, siamo così sicuri del nostro sapere da non vedere la realtà più vicina, la nostra. 

Ma se non ci riconosciamo peccatori, se ci crediamo mediamente buoni perché andiamo a messa e paghiamo regolarmente le tasse, come potremo "credere" quando Gesù "ci parla delle cose celesti"? Come potremo credere alla "testimonianza di Gesù", a quello "che ha veduto", alle parole di Colui che ha "conosciuto" il Regno di Dio? Come potremo credere alla promessa che esso è preparato per noi, che Lui ci vuol donare la vita eterna preparata? Come potremo credere al perdono dei peccati e alla possibilità di rinascere a una vita nuova, primizia di quella celeste? Non possiamo credere perché non crediamo d'essere peccatori incapaci di cambiare vita, di liberarci dalla menzogna del demonio. Non possiamo credere perché non pensiamo neanche di averne bisogno... cambiare qualche cosetta sì, una limatina al carattere, ricordarci dell'anniversario di matrimonio, un po' più di pazienza con i figli, ma null'altro... No, quello di cui Gesù ci "parla" e ciò che ci "testimonia" è infinitamente più grande, è la vita nuova, è un cuore nuovo che ama donandosi senza riserve. E' l'opera della Grazia in noi sulla quale saremo giudicati, e in virtù della quale potremo salvarci.

Dai, siamo tutti così duri da non accettare la raltà. E per questo arrivano i "serpenti", come accadde nel deserto. Arrivano e ci mordono, e moriamo, senza poter fare nulla. Arriva una malattia, un licenziamento, lo sfratto; si rompe la macchina, tuo marito si innamora di un'altra, tua figlia resta incinta. Arrivano i serpenti, immagine della falsa sapienza che uccide l'anima. Per la concezione orientale, il serpente vive in contatto con il mondo divino. E 'associato con la vita e la saggezza. E' la creatura più astuta, capace di vivere tra le rocce, scalare le mura e vivere a contatto con le forze misteriose della terra. Ma non solo in Oriente... La sapienza della carne della quale è immagine il serpente, ci seduce, come ha sedotto Adamo ed Eva: "Tu non morirai". E invece eccoti morto. Dov'è la tua sapienza? Non eri un "maestro in Israele"? E' bastato un serpentello per far crollare tutte le tue certezze? Sì, un morso mi ha gettato a terra, KO. Benissimo, fantastico, ora, a terra, comincerai a capire le "cose della terra", e a "credere" che tu non sei dio, che non sai nulla, che tutta la tua sapienza non ti ha salvato. Stai soffrendo? Hai qualche problema che ti angoscia e non sai come risolvere? Accettalo, è il segno dell'amore di Dio! Ma dai, non bestemmiare, non mi puoi dire che Dio vuole questo cancro che mi sta uccidendo! No certo che non lo vuole come un castigo, ma il male esiste, e Dio ha il potere di trasformarlo in un'occasione di umiliazione. Umiliarsi, infatti, è l'unica risposta alla domanda di Nicodemo: "Come può avvenire di nascere dall'alto?". Umiliandoci, accettando di essere terra che per vivere ha bisogno dello Spirito Santo e dell'acqua... 

Ehi ehi, che religione è questa, che follie mi stai dicendo? Che Dio vuole il male? No, perdonami, ma ti sto annunciando la Parola di Dio, quello che è accaduto al Popolo di Israele. Dio t ama come ha amato il Popolo, e l'unico modo per salvarli è stato aprire loro gli occhi su se stessi per aprirli sul Salvatore. Come fa con noi. Dio ti ama infinitamente. Sei puro e innocente? No che non lo sei. Forse hai dentro un rancore sordo da anni. Forse stai giudicando. Forse non hai mai amato davvero tua moglie. Forse il denaro, la carriera, forse il prestigio di prete. Di sicuro qualche peccato ti stava uccidendo ben prima del cancro, e non te stavi accorgendo. E non potevi credere davvero a Cristo, come Nicodemo. Forse hai passato la vita avvicinandoti al Signore di notte, come lui. Ma non sei rinato dall'alto, mai. Allora il morso di questo serpente non è per la morte, ma per la vita, perché tu possa finalmente "credere in Cristo e avere la vita eterna". Perché finalmente tu possa svestire la sapienza della carne, i criteri umani infarinati di religione, accettare le tue debolezze, e fissare Cristo, accogliere il suo amore gratuito, il suo Spirito Santo che vuole effondere su di te al culmine del suo amore. 

"Bisogna", infatti, che anche oggi "sia innalzato il Figlio dell'Uomo", per te, per me, che siamo stati morsi dal serpente. Bisogna che la Chiesa ci mostri l'amore infinito di Dio che arriva a innalzare suo Figlio sulla Croce, a farsi maledizione e peccato. A farsi cancro, e sfratto, e tradimento, e fallimento, e licenziamento, e omicidio. A farsi serpente per te oggi. Guardalo, inginocchiati davanti a Lui, e "credi", appoggiati cioè a Lui e rigetta tutte le false sicurezze che non ti stanno salvando dal veleno. Implora misericordia, aggrappati a Lui e vedrai scendere su di te un fiume di Grazia, lo Spirito di Vita, di Vita eterna, la certezza che Cristo è risorto, per entrare anche tu, da risorto, in questo cancro, nelle visite, nella chemio, nel dolore. La "Vita Eterna" con cui entrare ogni giorno nella storia che ci umilia per indurci a credere alle "cose della terra" che riguardano la nostra debolezza, per "credere a quelle del Cielo" dal quale Gesù è "disceso" per prenderci per mano e, attraverso la Croce, farci "salire" con Lui alla vita piena e beata alla destra del Padre. 


Così la Croce, quella di ogni giorno diviene il sigillo evidente dell'irruzione dello Spirito. La Croce innalza sino al cuore di Dio, al suo amore. La Croce è l'abitacolo dello Spirito, è lei che spira ai quattro angoli del mondo, che scende nelle profondità occulte delle angosce e dell'inferno del peccato. E' lei che si estende oltre ogni barriera a est e a ovest, a nord e a sud, abbracciando nella misericordia chiunque incontri, amici e nemici. E' la Croce che catapulta le nostre esistenze alla destra di Dio. Crocifissi con Cristo ora e qui siamo misteriosamente avvinti al suo stesso Spirito, ne riconosciamo le orme che spingono all'amore più folle; liberati perché crocifissi nel cuore di Dio possiamo vivere la vita su questa terra come un anticipo del Cielo, dove tutto ci appare nella luce della Verità, il Destino incorruttibile che ci attende. Anche il morso del serpente, in un cristiano che ha fede adulta, diviene l’occasione per rendere testimonianza a Cristo. E’ vero, sono debole come ogni altro uomo,è difficile accettare la realtà e umiliarmi, ma, ferito dagli eventi, fisso Lui, come i martiri di ieri e di oggi fissano Cristo mentre vengono uccisi. Fisso Lui e la gioia del suo amore colma il mio cuore, e la sua Vita esplode nella mia morte.


Benedetto XVI. Nicodemo e Gesù
Omelia nella Veglia di Pentecoste, Sabato, 3 giugno 2006

A Nicodemo che, nella sua ricerca della verità, viene di notte con le sue domande da Gesù, Egli dice: "Lo Spirito soffia dove vuole" (Gv 3, 8). Ma la volontà dello Spirito non è arbitrio. È la volontà della verità e del bene. Perciò non soffia da qualunque parte, girando una volta di qua e una volta di là; il suo soffio non ci disperde ma ci raduna, perché la verità unisce e l'amore unisce. Lo Spirito Santo è lo Spirito di Gesù Cristo, lo Spirito che unisce il Padre col Figlio nell'Amore che nell'unico Dio dona ed accoglie. Egli ci unisce talmente che san Paolo poteva dire una volta: "Voi siete uno in Cristo Gesù" (Gal 3, 28). Lo Spirito Santo, col suo soffio, ci spinge verso Cristo. Lo Spirito Santo opera corporalmente; non opera soltanto soggettivamente, "spiritualmente". Ai discepoli che lo ritenevano solo uno "spirito", il Cristo risorto disse: "Sono proprio io! Toccatemi e guardate; un semplice spirito – un fantasma – non ha carne e ossa come vedete che io ho" (cfr Lc 24, 39). Questo vale per il Cristo risorto in ogni epoca della storia. Il Cristo risorto non è un fantasma, non è semplicemente uno spirito, un pensiero, un'idea soltanto. Egli è rimasto l'Incarnato – è risorto Colui che ha assunto la nostra carne – e continua sempre ad edificare il suo Corpo, fa di noi il suo Corpo. Lo Spirito soffia dove vuole, e la sua volontà è l'unità fatta corpo, l'unità che incontra il mondo e lo trasforma.  




Santa Teresa Benedetta della Croce [Edith Stein] 

« Non sai di dove viene e dove va »


Chi sei, dolce luce che mi colmi
e illumini le tenebre del mio cuore ?
Mi guidi come la mano di una madre,
e se mi lasciassi,
non potrei fare un solo passo di più.
Sei lo spazio
che avvolge il mio essere e lo mette al tuo riparo.
Se fosse abbandonato da te,
sprofondarebbe nell'abisso del non essere,
dal quale l'hai tirato per sollevarlo verso la luce.
Tu, più vicino a me
di me stessa,
più intimo dell'intimo della mia anima,
e tuttavia inafferrabile e ineffabile,
al di sopra di ogni nome,
Spirito Santo, Amore eterno

Non sei forse la dolce manna
che dal cuore del Figlio
trabocca nel mio cuore,
cibo degli angeli e dei beati ?
Lui che si è rialzato dalla morte alla vita
ha svegliato anche me dal sonno della morte per una vita nuova.
E giorno dopo giorno
continua a darmi una vita nuova,
la cui pienezza, un giorno, mi inonderà interamente,
vita nata dalla tua vita, si, te stesso,
Spirito Santo, Vita eterna ! 




Le parole di Papa Benedetto XVI su Barnaba e Nicodemo, al centro della liturgia odierna

La liturgia odierna ci propone due figure: Barnaba e Nicodemo. Il primo, grande evangelizzatore dell’epoca apostolica, il secondo, un fariseo, membro del Sinedrio, attratto da Gesù ma bloccato da paure e condizionamenti.

Barnaba dà tutto per Gesù. Vende quello che ha e consegna il ricavato agli apostoli: è la prima comunità  cristiana che aveva un cuore solo e un’anima sola, aveva tutto in comune e nessuno era povero. Ma non mancavano le controversie. Barnaba entra in contrasto con Paolo, l’apostolo delle Genti:

“Quindi ci sono anche tra Santi contrasti, discordie, controversie e questo a me appare molto consolante, perché vediamo che i Santi non sono caduti dal cielo, ma erano uomini come noi, con problemi ed anche con peccati. Ma la santità consiste non nell’aver mai sbagliato o peccato, la santità cresce nella capacità di conversione, di pentimento, di disponibilità nel ricominciare e soprattutto nella capacità di riconciliazione e di perdono. Questo ci fa Santi e tutti possiamo imparare questo cammino di santità”. (Udienza generale del 31 gennaio 2007)

Nicodemo si reca da Gesù di notte. Non capisce come fa a nascere di nuovo, lui che è vecchio. Si tratta di un uomo per bene, attirato dalle parole e dall’esempio del Signore, ma che ha paura degli altri ed esita a compiere il salto della fede:

“Avverte il fascino di questo Rabbì così diverso dagli altri, Gesù, ma non riesce a sottrarsi ai condizionamenti dell’ambiente, dove si è contrari a Gesù, e resta titubante sulla soglia della fede. Quanti, anche nel nostro tempo, sono in ricerca di Dio, in ricerca di Gesù e della sua Chiesa, in ricerca della misericordia divina e attendono un segno che tocchi la loro mente e il loro cuore e apra la porta! ... il solo segno è Gesù innalzato sulla croce: Gesù morto e risorto … in Lui possiamo  comprendere la verità della vita e ottenere la salvezza”. (Omelia del 26 marzo 2006)





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