Giovedì della V settimana del Tempo di Pasqua


La gioia di Gesù in noi




αποφθεγμα Apoftegma


Vivendo in Dio, dunque, non si può avere alcuna amarezza,
perché Dio è delizia, dolcezza e gioia infinita!
È questa la ragione per cui gli amici di Dio sono sempre felici!
Anche se malati, indigenti, afflitti, tribolati, perseguitati, noi siamo nella gioia.

Santa Caterina da Siena, lettera n. 165 a Bartolomea, moglie di Salviato da Lucca



Non è vero che non potremo mai essere felici. Siamo nati per una gioia piena, da pregustare qui ed ora, che sarà poi colmata in Cielo. Ce lo dice oggi Gesù: non ti abbattere, ho compiuto tutto perché "la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena". Lo sappiamo, qualcosa in noi protesta dinanzi a questa affermazione: il dolore, soprattutto quello degli innocenti, le angosce, le pene, le malattie, l'orrore per la violenza, le cronache che ci mostrano un mondo sporcato sin dentro al divertimento e allo sport. Per questo la "gioia" che Gesù ci promette finisce con il sembrarci un'utopia. Fateci caso, in questa società non c'è spazio per la gioia; tutti adirati, indignati, impegnati solo per ottenere giustizia e per fuggire ogni sofferenza. Il piacere a tutti i costi è l'unica forma di felicità consentita... Ma Gesù oggi ci parla di un'altra gioia, ben diversa da quella effimera del mondo: la "sua gioia", sorella della "sua pace". Una gioia che non si è assopita neanche sul Calvario, la gioia crocifissa, l'unica piena e incorruttibile, perché non dipende dalle circostanze, dal piacere, dal realizzare progetti e ideali, dalle buone relazioni con gli altri, dalla propria soddisfazione. Una gioia che non ci appartiene, e che ci deve essere donata. Essa, infatti, coincide con la volontà di amore e salvezza che Dio ha per ogni uomo. E' dunque la gioia di chi si sente amato da Gesù nello stesso amore con il quale il Padre ama il Figlio. E come lo ama? Donandogli tutto, senza riserve. Ogni cosa del Padre è del Figlio, e tra queste il suo potere sulla morte. Ascolta: Gesù ci ama di questo identico amore, facendoci partecipi di tutti i suoi beni: "Quindi nessuno ponga il suo vanto negli uomini, perché tutto è vostro: Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro. Tutto é vostro, e voi siete in Cristo e Cristo è di Dio" (1Cor 3,22). Siamo coeredi di Cristo, figli nel Figlio, nulla ci può più fare paura, anzi; proprio se partecipiamo delle sue sofferenze gusteremo già oggi la "sua gioia". Lo stesso potere sulla morte ricevuto da Gesù, infatti, è consegnato e affidato ai suoi discepoli: anche in noi vi è una sorgente inesauribile di vita che ci fa camminare sulle acque della morte. Come una luce per il mondo, possiamo avere relazioni stabili e autentiche perché l'amore riversato in noi è così sovrabbondante da renderci immuni a qualunque tradimento, rancore, gelosia. Ne soffriamo certo, non siamo mica angeli, gli schiaffi ci feriscono, ma non perdiamo la pace e la gioia. 

Non è stupendo? Tutto possiamo in Colui che ci dà forza. Lui è vivo in noi, e proprio nella nostra totale debolezza compie prodigi. Allora anche oggi in ufficio, in famiglia, ovunque siamo chiamati a "custodire i suoi comandamenti" come l'opera reale e concreta del suo amore. E' un segreto essenziale per vivere nella Pace: proprio "custodendo" la gioia del suo amore possiamo sbarrare la strada ai tanti pensieri malvagi e tristi che tentano di corrompere la nostra anima; la "tristezza secondo il mondo", infatti, che crediamo derivare dal non essere amati, compresi, rispettati e considerati, è sempre frutto del peccato generato dall'incredulità. Per questo, la "prima e massima preoccupazione" di San Francesco d'Assisi, "è stata il possedere e conservare sempre all’interno e all’esterno la gioia spirituale. Egli affermava che se il servo di Dio si sforza di possedere e di conservare la gioia spirituale interiore e esteriore che procede dalla purezza del cuore, non potranno fargli alcun male i demoni, costretti a riconoscere che “Poiché quel servo di Dio conserva la sua pace nella tribolazione quanto nella prosperità, non possiamo trovare nessun accesso per nuocere alla sua anima”. Così, nella storia di ogni giorno, in mezzo a quello che vivrai oggi, la gioia si fa "piena", perché in essa si compie la pienezza dell'amore di Gesù. E' tutto pronto, ma è anche vero che possiamo rifiutarlo, chiudendoci in un orgoglio stolto e insipiente. Per questo, "osservare i comandamenti" è già una Grazia! E' la vita nuova che si manifesta in chi ha ricevuto un cuore e uno Spirito nuovi: "Devi divenire amore, guardando l’amore di Dio, che ti ha così tanto amata, non per qualche obbligo che avesse con te, ma per puro dono, spinto soltanto dal suo ineffabile amore. Non avrai altro desiderio che quello di seguire Gesù! Come inebriata dall’Amore, non farai più caso se ti troverai sola o in compagnia: non preoccuparti di tante cose, ma solo di trovare Gesù e andargli dietro!" (Santa Caterina). La "gioia di Gesù" è un dono, non implica alcuno sforzo, ma solo la stanchezza e la debolezza con cui distendiamo la mano per accoglierla. Per questo possiamo gioire d'una gioia indicibile, anche se siamo provati in ogni modo, anche se non sentiamo l'amore di Dio. Esso, infatti, è molto più di un sentimento, è carne nella carne, realtà nella realtà. Quando camminiamo crocifissi con Cristo "rimaniamo nel suo amore" perché è su quel Legno che esso si è rivelato e consegnato ai peccatori. Sotto le onde, anche le più tempestose, nel fondo del mare vi è sempre una pace infinita, immagine della "gioia piena" del suo amore riversato copiosamente in noi. Quante onde stanno sconvolgendo oggi la tua vita? Non aver paura, ma immergiti nel mare, nella storia, sino in fondo dove ti aspetta Cristo che vi si è gettato per mettere pace proprio alla radice di ogni nostro turbamento. Vedrai che, a poco a poco, tornerà la luce nel tuo sguardo, come un segno di speranza per chi ti è accanto: “Perché manifestare così la tristezza e il dolore che provi a causa dei tuoi peccati? Questo tocca Dio e te. Pregalo di renderti, per la sua bontà, la gioia di essere salvato. Davanti a me e davanti agli altri, sforzati di mostrarti sempre lieto, perché non conviene che un servo di Dio si faccia vedere con il viso triste e accigliato”. Il mondo, infatti, aspetta di vedere nei figli di Dio la gioia che non ha mai conosciuto! Tuo figlio che la cerca allo stadio, in discoteca, al pub con amici, cannabis e alcool; il tuo collega a cui è morta la moglie giovanissima e conosce solo lacrime disperate e bestemmie contro Dio; tuo marito che l'ha dimenticata stressato da mille impegni; tutti cercano in te la "gioia" che offra una ragione per vivere. Coraggio, perché la puoi sperimentare nella comunità dei discepoli, dove Cristo risorto appare accogliendoti nelle sue piaghe, nella Parola e nei sacramenti che sigillano il perdono e nutrono con la sua stessa vita. Accoglila, ed essa si riverbererà in te raggiungendo e lenendo il dolore di chi ti è accanto.








    






L'ANNUNCIO
Dal Vangelo secondo Giovanni 15,9-11.

Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perche' la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.







Non e' vero che non potremo mai essere felici. Non e' vero che ci sara' sempre e solo da soffrire. No. Siamo nati per una gioia piena, qui ed ora, che sara' poi misteriosamente e infinitamente colmata in Cielo. Oggi Gesu' ci dice che proprio per le sue parole possiamo essere felici di una gioia vera e piena, che nessuno potra' mai toglierci. Eppure qualcosa in noi protesta dinanzi a questa affermazione. Il dolore, le angosce, le pene, le malattie, l'orrore per la violenza, le cronache che ci mostrano un mondo sporcato sin dentro al divertimento, lo sport, lo svago, siamo accerchiati e le parole di Gesu' stonano. Inizialmente forse le accogliamo con gratitudine ed entusiasmo, ma poi, la realta' delle nostre esistenze ci fa ripiombare nel pessimismo, in quella sottile accidia che invelenisce le nostre ore. La gioia ci sembra pura utopia. Nel mondo sembra che l'uomo sia impegnato solo per la giustizia e per fuggire ogni sofferenza. In questa societa' non c'e' spazio per la gioia, siamo tutti adirati, costantemente. Il piacere a tutti i costi e' l'unica forma di felicita' consentita, che, una volta raggiunto, mostra il suo sorriso satanico. Ma Gesu' oggi ci parla di gioia, della sua gioia. Ecco il punto. Probabilmente non l'abbiamo mai conosciuta. Non sappiamo di che cosa si tratti, una gioia che non si e' assopita neanche sul Calvario. Una gioia crocifissa. L'unica gioia piena. L'unica che non dipenda dalle circostanze, dal piacere, dal realizzare progetti e ideali, dalle buone relazioni con gli altri, dalla propria soddisfazione. Una gioia che non ci appartiene, che ci deve essere donata ed essere da noi accolta. La gioia di Gesu' per noi. Essa coincide con la volonta' di Dio, la verita' che illumina e da senso a ogni istante della nostra vita. E' la gioia di chi si sente amato da Gesu' dello stesso amore con il quale il Padre ama il Figlio. E come lo ama? Donandogli tutto, senza riserve. Ogni cosa del Padre e' del Figlio, e tra queste la piu' grande, il suo potere sulla morte. E' questa la fonte della gioia infinita ed eterna di Gesù, partecipare dei beni del Padre. 

E Gesù ci ama di questo identico amore, facendoci partecipi di tutti i suoi beni: "Quindi nessuno ponga il suo vanto negli uomini, perche' tutto e' vostro: Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro. Tutto e' vostro, e voi siete in Cristo e Cristo e' di Dio" (1Cor 3,22). Siamo coeredi di Cristo, figli nel Figlio, nulla ci puo' piu' incutere paura, anche se partecipiamo delle sue sofferenze. Lo stesso potere sulla morte e' consegnato e affidato ai suoi discepoli, possono bere veleni senza che rechino loro alcun danno. Amati cosi' scopriamo in noi una sorgente inesauribile che ci fa camminare sulle acque della morte, possiamo avere relazioni stabili e autentiche perche' l'amore riversato in noi e' così sovrabbondante da renderci immuni a qualunque tradimento, rancore, gelosia. Soffriamo, gli schiaffi ci feriscono, ma non perdiamo pace, gioia e speranza. Tutto possiamo in Colui che ci da' forza. Lui e' vivo in noi, nella nostra totale debolezza compie prodigi, manifesta pienamente la sua potenza. In ufficio, in famiglia, ovunque "custodiamo i suoi comandamenti" come l'opera reale e concreta del suo amore; proprio custodendo la gioia del suo amore possiamo sbarrare la strada ai tanti pensieri malvagi e tristi che tentano di corrompere la nostra anima; la tristezza secondo il mondo, infatti, quella che deriva dal non essere amati, compresi, rispettati e considerati, e' sempre il sintomo di un virus latente, l'incredulita'. Per questo, la "prima e massima preoccupazione" di San Francesco, "e' stata il possedere e conservare sempre all’interno e all’esterno la gioia spirituale. Egli affermava che se il servo di Dio si sforza di possedere e di conservare la gioia spirituale interiore e esteriore che procede dalla purezza del cuore, non potranno fargli alcun male i demoni, costretti a riconoscere: “Poiche' quel servo di Dio conserva la sua pace nella tribolazione quanto nella prosperita', non possiamo trovare nessun accesso per nuocere alla sua anima”. cosi', nella storia di ogni giorno, la gioia si fa "piena", perche' il tutto di Gesu' e' gia' un'opera che si compie naturalmente, come il frutto nasce dall'albero. E' tutto pronto, e' tutto per noi, possiamo solo rifiutare il suo amore, chiudendoci in un orgoglio stolto e insipiente. Osservare i comandamenti e' gia' una Grazia, e' la vita nuova che si manifesta perche' si e' ricevuto un cuore e uno Spirito nuovi. Compiere la volonta' di Dio e' amare, e' una vita donata: "Devi, poi, divenire amore, guardando l’amore di Dio, che ti ha cosi' tanto amata, non per qualche obbligo che avesse con te, ma per puro dono, spinto soltanto dal suo ineffabile amore. Non avrai altro desiderio che quello di seguire Gesu'! Come inebriata dall’Amore, non farai piu' caso se ti troverai sola o in compagnia: non preoccuparti di tante cose, ma solo di trovare Gesu' e andargli dietro!". Cosi' scriveva Santa Caterina. La gioia di Gesu' ci e' donata, non implica alcuno sforzo, e' la gioia del suo amore, lo stesso fuoco che ha mosso la sua vita, la certezza dell'amore di suo Padre, di nostro Padre. Non vi e' alcun moralismo, solo un amore infinito che brucia dal desiderio di donarsi, in ogni istante. Per questo possiamo gioire d'una gioia indicibile, anche se siamo provati in ogni modo, perche' dentro di noi il suo amore ci colma, anche se non ce ne rendiamo conto, anche se non lo sentiamo. Non sono, infatti, sentimenti, è la più pura realtà. Quando camminiamo crocifissi con Cristo - attraverso gli eventi che ci contraddicono e mostrano i nostri limiti, o per mezzo del prossimo che ci rifiuta, tradisce e non ci comprende - "rimaniamo nel suo amore", il cuore e' pacificato, anche se la carne e i sentimenti sono agitati. Sotto le onde, anche le piu' tempestose, al fondo del mare vi e' sempre una pace infinita, immagine della "gioia piena" del suo amore riversato copiosamente in noi. Potremo allora vivere seguendo le parole con cui San Francesco rimprovero' un suo compagno che aveva un’aria triste e il viso malinconico: “Perche' manifestare cosi' la tristezza e il dolore che provi a causa dei tuoi peccati? Questo tocca Dio e te. Pregalo di renderti, per la sua bonta', la gioia di essere salvato. Davanti a me e davanti agli altri, sforzati dimostrarti sempre lieto, perche' non conviene che un servo di Dio si faccia vedere con il viso triste e accigliato”. Il mondo aspetta, infatti, dai figli di Dio di vedere la gioia di un amore che ha varcato le soglie della morte, capace di fare giustizia e verita' della gioia effimera e "triste" generata dalla carne, e cosi' cominciare a sperare: "La pace inizia con un sorriso" (Madre Teresa di Calcutta).



APPROFONDIMENTI


Vita di San Francesco d’Assisi detta “Anonimo perugino” (13° secolo)
§97


« Rimanete nel mio amore »


Dall’inizio della sua conversione fino al giorno della sua morte, il beato Francesco è sempre stato duro nei confronti del suo corpo. Eppure la sua prima e massima preoccupazione è stata il possedere e conservare sempre all’interno e all’esterno la gioia spirituale. Egli affermava che se il servo di Dio si sforza di possedere e di conservare la gioia spirituale interiore e esteriore che procede dalla purezza del cuore, non potranno fargli alcun male i demoni, costretti a riconoscere: “Poiché quel servo di Dio conserva la sua pace nella tribolazione quanto nella prosperità, non possiamo trovare nessun accesso per nuocere alla sua anima”.

Un giorno, egli rimproverò un suo compagno che aveva un’aria triste e il viso malinconico: “Perché manifestare così la tristezza e il dolore che provi a causa dei tuoi peccati? Questo tocca Dio e te. Pregalo di renderti, per la sua bontà, la gioia di essere salvato (Sal 50,14). Davanti a me e davanti agli altri, sforzati di mostrarti sempre lieto, perché non conviene che un servo di Dio si faccia vedere con il viso triste e accigliato”.




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