Martedì della VII settimana del Tempo di Pasqua


Dare Gloria a Dio in Cristo con la nostra vita




L'uomo ha trovato la vita, 
quando si attacca a Colui
che è Egli stesso la vita. 

Benedetto XVI
Ci siamo, mancano pochi giorni al "compimento dell'opera di Cristo sulla terra", ovvero cercare e salvare la pecora perduta per riportarla all'ovile. Per questo nel Vangelo di oggi appare con gli occhi "alzati verso il cielo" indicando a tutti noi il posto che ci ha preparato. E' tutto pronto, basta solo accogliere la sua "Gloria" nella nostra povera carne, la Gloria dell'amore. Amore al Padre, ai discepoli, ad ogni uomo, amore compiuto nell' "ora" della Croce, nella quale la Gloria di Dio è scesa sul Figlio perché Egli potesse, nella sua carne, glorificare il Padre. Non era mai successo che un uomo potesse rendere pienamente Gloria a Dio. Non a noi, che, come ogni uomo, siamo stati creati proprio per essere il riflesso della sua Gloria, ovvero la dimora del suo Spirito vivificante che, secondo il disegno del Creatore, avrebbe dovuto colmare ogni nostro pensiero, parola e gesto. Ma, per l'inganno del demonio a cui abbiamo creduto, ciò non è accaduto. Quante mormorazioni, quanti giudizi, quanti peccati hanno sottratto la Gloria a Dio... Quando? Vent'anni fa quando togliemmo il saluto a quella persona che ci aveva offeso, o ieri, quando abbiamo chiuso il cuore a nostra moglie. Insomma, ogni volta che abbiamo peccato. Ma se non diamo gloria a Dio significa che la stiamo dando a qualcun altro. A chi? Al demonio e a noi stessi. E si tratta di "vana-gloria", fumo senza arrosto, come il vuoto e l'insoddisfazione che genera in noi l'ira e il risentimento. Sì fratelli, soffriamo perché non possiamo rendere gloria a Dio con la nostra vita che, per questo, si trasforma in un caos che anticipa l'inferno. Ma proprio qui Gesù ha "compiuto l'opera che il Padre gli aveva dato da fare" manifestando nell'ultimo posto del mondo la Gloria di Dio. Anche nel peggior pezzo della nostra storia, nell'anfratto più oscuro del nostro cuore Gesù è sceso per deporvi la "Gloria del Padre", che significa la sua presenza misericordiosa. Come, infatti, la sua "Shekinà" accompagnò il Popolo d'Israele nelle angosce dell'esilio a Babilonia, essa non ha mai abbandonato l'esilio dal paradiso di ogni uomo, scendendo sino ai bassifondi più corrotti. La "Gloria del Padre", infatti, si è manifestata nel suo Figlio crocifisso, umiliato, disprezzato, rifiutato per raccogliere dalla discarica della storia la carne di ogni peccatore e riscattarla, facendone di nuovo una dimora per lo Spirito Santo. Così Gesù stesso è stato "glorificato dal Padre con la stessa Gloria che", nella sua intimità, "aveva prima che il mondo fosse": proprio per essere entrato nella morte, infatti, Gesù è stato risuscitato e accolto nel Cielo dove si è presentato "davanti" al Padre insieme a coloro che hanno accolto il suo sacrificio. 


Per questo il Padre gli ha "dato potere sopra ogni carne, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli ha dato". E oggi ancora una volta quel "potere" di dare la vita giunge sino a noi per "farci conoscere l'unico vero Dio, e colui che il Padre ha mandato, Gesù Cristo". Coraggio fratelli, perché possiamo ricevere di nuovo la "vita eterna" perduta con il peccato "conoscendo l'unico Dio" nel "potere" del suo Figlio sui nostri peccati. Apriti a Lui, lascia che prenda su di sé l'invidia e la gelosia che ti corrodono il cuore; consegnagli senza timore ogni giudizio sui fratelli, anche quelli più radicati; permetti al suo "potere" di strapparti alla schiavitù al denaro che ti fa così avaro da non riuscire più a dialogare con il tuo coniuge e i tuoi figli; non vergognarti di confessare la tua concupiscenza, vedrai che Lui saprà come tirarti fuori dalla dipendenza alla pornografia, all'alcool, al gioco, alla droga. Guarda che sei un'opera del Padre e Lui ti ha già "dato" al Figlio. Non devi far altro che "osservare", custodire cioè le Parole che la Chiesa oggi ti annuncia, perché esse sono proprio quelle che il Padre ha dato al Figlio e che Egli vuol dare a te nella comunità cristiana. Ascoltale e "accoglile" per "sapere veramente", sperimentando cioè nella tua vita, che Gesù è "uscito dal Padre" e "credere che Egli lo ha mandato" a te per salvarti. Allora giungerà anche per te, come per ogni cristiano, l' "ora" in cui saprai che "tutte le cose che" il Padre "ha dato" al Figlio vengono da Lui"; e quali sono queste "cose" se non gli istanti, le relazioni e gli eventi della tua vita? Capisci? Non c'è nulla che ti riguardi che non "venga" dal Padre e non sia "dato" a Cristo. Perché allora continuare ad aver paura? Il tuo matrimonio, la tua famiglia di origine, magari povera e debole, divisa e incapace di amarti come desideravi, la scuola e il lavoro, gli amici e il fidanzato, il tuo fisico e il tuo carattere, la tua debolezza, tutto è un dono del Padre che, "dato" a Cristo, diviene l'occasione per "conoscere l'unico e vero Dio e Colui che ha inviato", e sperimentare così la "vita eterna". Coraggio allora, non temere, perché è Gesù stesso che "si glorifica in te", nella vita nuova e santa che ricevi nel grembo materno della Chiesa. Non solo, Lui "prega il Padre" perché "custodisca nel suo nome (nella sua stessa persona) coloro che gli ha dato dal mondo", tu ed io "perché siamo una cosa sola" con i fratelli, come il Padre e il Figlio. Certo, "siamo nel mondo", e per questo non sarà una passeggiata, neanche oggi, ma, "custoditi" dalla Gloria del Padre che ci avvolge passo dopo passo, e uniti a Cristo nella comunità potremo entrare anche noi con il suo "potere" nella storia che ci attende, cogliendo ogni occasione per amare. Non c'è infatti altro modo per dare gloria a Dio che offrire se stessi per amore. Lo può fare solo chi ha la vita eterna dentro, perché come fu in Gesù, lo Spirito del Padre muove ogni sua fibra, non è schiavo di nessuno e di nulla, non difende se stesso ma può donarsi senza riserve. Preghiamo allora fratelli perché lo Spirito Santo scenda copioso su di noi in questa Pentecoste. 



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L'ANNUNCIO
Dal Vangelo secondo Giovanni 17,1-11a.

Così parlò Gesù. Quindi, alzati gli occhi al cielo, disse: «Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l'opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse. Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. 







La Gloria dell'amore. La preghiera sacerdotale di Gesù è come un elettrocardiogramma fatto sotto sforzo; durante l’esame lo sforzo è progressivo, aumentando costantemente il carico di lavoro si tiene sotto controllo la frequenza cardiaca attraverso un monitor e viene rilevata, durante i vari carichi di lavoro, la pressione arteriosa. Questo elettrocardiogramma sotto sforzo serve a diagnosticare una sospetta  cardiopatia coronarica, ed è una metodica estremamente sicura. Le parole della preghiera di Gesù disegnano le curve del diagramma dell'attività cardiaca durante la sua Passione: abbiamo così dinanzi a noi un monitor che ci informa con estrema sicurezza sui moti del cuore del Signore, man mano che il carico della Croce lo schiacciava. Sino alla sua morte, il segno della cardiopatia di Gesù: troppo amore, come scrive San Paolo nella lettera agli Efesini (cfr. Ef. 2, 4). Esattamente come è accaduto ad alcuni santi, a San Filippo Neri per esempio, alla cui morte scoprirono che due costole si erano spostate per fare posto al cuore dilatato. 

Ogni parola di questa preghiera trasuda amore. Amore al Padre, amore ai discepoli, amore ad ogni uomo. Gesù sta per inoltrarsi nella notte della Passione, della Croce e del Sepolcro e fissa una sola cosa, la Gloria di Dio; essa si manifesta nella glorificazione del Figlio che diviene la gloria dei discepoli. La Gloria della Croce, il cuore di Dio. L'ultimo posto del mondo, il più malfamato, l'angolo più sporco, la feccia della storia, la discarica di ogni peccato, qui è apparsa la Gloria di Dio. "La croce di Cristo, sulla quale il Figlio, consostanziale al Padre, rende piena giustizia a Dio, è anche una rivelazione radicale della misericordia, ossia dell'amore che va contro a ciò che costituisce la radice stessa del male nella storia dell'uomo: contro al peccato e alla morte" (Giovanni Paolo II, Dives in misericordia). E' nel peggior pezzo della nostra storia, nell'anfratto più oscuro del nostro cuore che è scesa la Shekinà, la Gloria di Dio. La sua presenza colma di misericordia infinita accompagnò il Popolo d'Israele tra le angosce dell'esilio a Babilonia; allo stesso modo essa non ha mai abbandonato l'esilio dal paradiso di ogni uomo, scendendo sino ai bassifondi più corrotti. Non vi è luogo di dolore, di morte, di peccato, dove non sia giunta la Gloria di Dio. Proprio laddove la carne di ogni uomo lo rigettava come nemico, il Signore ha voluto deporre la sua carne, mostrando così il suo potere sopra ogni carne: Lui era, ed è malato d'amore, una cardiopatia inguaribile, un cuore dilatato all'infinito, ad abbracciare, perdonare, riscattare il peccatore più grande. 

La Gloria del Padre si è manifestata nel suo Figlio crocifisso, umiliato, disprezzato, rifiutato. Come il figliol prodigo, esule dalla casa paterna, al culmine della disfatta è rientrato in se stesso mosso interiormente dalla Gloria di Dio che non lo aveva lasciato, anche noi possiamo conoscere il Nome di Dio, il suo amore, al fondo dei nostri fallimenti, nel perdono dei nostri peccati. La Parola di misericordia ci è stata svelata in Cristo crocifisso. Come il figliol prodigo eravamo del Padre, lo abbiamo sfuggito, e il Signore ci ha ricondotti a casa, sulle spalle della sua misericordia. Conoscenza crocifissa, mistero insondabile di un legame indissolubile. Oggi, nelle ore dure e dolorose che ci accompagnano, possiamo ancora vedere la sua Gloria, la Presenza ineffabile del suo amore. Nella morte che ci ghermisce sperimentare la vita eterna, la conoscenza intima di Cristo, l'amore del Padre più forte di ogni peccato. Frutti maturi della preghiera del Figlio, siamo chiamati anche noi a guardare ad ogni evento come all'ora che giunge perchè il Padre glorifichi il Signore in noi. Ogni situazione, ogni relazione è la terra che accoglie la nostra vita che vi cade come un seme: la morte che sembra inghiottirci - l'umiliazione, l'insignificanza, la contraddizione, la solitudine, il fallimento, l'impotenza - è il passo al frutto maturo, la salvezza di chi ci è accanto. Nella Chiesa, nella piccola comunità, nella famiglia, ovunque, la salvezza delle persone che Dio lega alla nostra vita, passa per il cammino angusto che ci scioglie nella terra, nell'oscurità dell'impotenza. Brucia certo, non poter parlare al figlio, non poter spiegare al marito, non poter fare quello che siamo persuasi si dovrebbe fare; ma quando ogni porta si chiude inesorabilmente, quando pungente giunge la frustrazione che taglia le ali ad ogni slancio, idea, progetto o ispirazione, è proprio allora che su ciascuno di noi sta per scendere la Gloria di Dio! I momenti che sanno di morte sono i più fecondi! Dare Gloria a Dio e ricevere la sua significa accogliere la storia così come si presenta, con il suo carico di fatti incomprensibili che urtano violentemente con la nostra ragione; significa offrire, proprio laddove tutto ci appare assurdo e addirittura contro le ragioni di Dio, la propria vita. 

Il segreto dell'opera che Gesù ha compiuto e con la quale ha glorificato il Padre è nel potere che gli è stato dato: nessuno gli toglie la vita, ma è lui che la offre, perchè ha il potere di darla e di riprenderla. Gesù ha la vita eterna dentro, lo Spirito del Padre muove ogni sua fibra, non è schiavo di nessuno e di nulla, non difende se stesso. Gesù offre la sua vita! E' questo il segreto per vivere pienamente, per compiere l'opera che ci è affidata, in famiglia, a scuola, al lavoro, ovunque e con chiunque; offrire la propria vita perchè essa è eterna, non ha fine, è la vita di Dio! Si può perdere la vita eccome, ed essere sempre tristi, pieni di mormorazioni, obbligati a vederci strappare quanto ci è di più caro. Oppure vivere in Cristo ed offrire tutto se stessi, nel potere che la vita celeste infonde in noi. Nessuna ci ruba nulla, perchè siamo noi ad offrire tutto! Così cambia radicalmente la prospettiva, e ogni istante diviene un'occasione per amare gratuitamente, per dare gloria a Dio. Usciamo dalla trincea per avviarci incontro alle persone e alla storia disarmati, come agnelli, per offrirci con amore a Cristo, attraverso le situazioni e le persone che il Padre ci dona. La stessa vita di Cristo, il cuore del Padre nel Figlio,e noi in loro, e loro in noi, oggi, ora, per mostrare al mondo la Gloria pronta ad abbracciare ogni uomo. Questa è la vita che non muore, che nulla può distruggere, conoscere Dio nella Verità, che Lui è l'unico perchè unico è il suo amore manifestato in Colui che ha inviato, Cristo Gesù nostro Signore. 



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