Sabato della VIII settimana del Tempo Ordinario. Commento completo











"Andarono di nuovo a Gerusalemme", perché era lì che Gesù avrebbe dovuto compiere "sino alla fine" la sua missione d'amore. Mosso dunque dall'amore geloso e dallo zelo per la salvezza di ogni uomo, come appare sovente nei vangeli, Gesù "si aggirava per il Tempio", come scrutando gli effetti dei gesti e delle parole con le quali aveva sconvolto quel luogo santo. "Uno sguardo critico sul Tempio permette sicuramente di constatare l'esistenza di numerosi abusi" in quello che era diventato il "centro economico del paese" che "aveva anche un ruolo nelle decisioni politiche... Religione, commercio e politica, tutto si mescolava in un destino unico" (Frederic Manns). Quel giorno non potevano non risuonare ancora le parole di Gesù. Colpiti e affondati dinanzi al popolo sul quale esercitavano un'autorità assoluta, così dovevano sentirsi quel giorno "i sommi sacerdoti", detentori del potere economico e politico, "gli scribi", di quello religioso, e "gli anziani" che erano i responsabili del popolo legati anche loro al potere politico. Le parole e i gesti di Gesù avevano smascherato l'equivoco di fondo che spesso inganna coloro che hanno "autorità": la stessa domanda rivolta a Gesù, "Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l'autorità di farlo?", riguardava anche e soprattutto loro. Quel giorno, infatti, Gesù aveva rovesciato molto più dei tavoli dei cambiavalute; con quel gesto profetico aveva posto Lui la stessa domanda ai "sommi sacerdoti, agli scribi e agli anziani", e per di più di fronte al popolo: "con quale autorità fate queste cose, lasciate cioè che il Tempio di Dio, invece di casa di preghiera per tutti i popoli, divenga una spelonca di ladri? Chi vi ha dato l'autorità per autorizzare i cambiavalute e i venditori di colombe a vendere e comperare nel Tempio, e per concedere di portare cose nel luogo santo, facendo della dimora di Dio un mercato?". In altre parole, "chi vi ha dato l'autorità per far soldi nel nome di Dio? E' questa l'autorità che voi dite venire direttamente da Dio? Così servite e fate rispettare la Torah, amministrate la giustizia e insegnate al popolo?". Uno tsunami di proporzioni mai viste si era abbattuto su di loro. Gesù li aveva smascherati, minando così le fondamenta della loro autorità presso il popolo che, non dimentichiamolo, "pendeva dalle labbra" di Gesù. E questo si sa, crea sempre problemi. Chi, tra quanti detengono il "potere" e l' "autorità", è così libero da lasciarsi giudicare serenamente e, se colto in errore, ha il coraggio e l'umiltà di accettare il giudizio e cambiare? Pochissimi, forse nessuno. Eppure l'autorità è profondamente legata alla libertà. In greco, infatti, il termine "exousia" tradotto con "autorità" - "potere", deriva da "exestin" - "ciò che è libero" - e significa "libertà incondizionata di azione", e anche "potere di disporre". Ma sappiamo dalla tradizione biblica che ogni autorità viene da Dio: "Ascoltate, o re, e cercate di comprendere; imparate, governanti di tutta la terra. Porgete l'orecchio, voi che dominate le moltitudini e siete orgogliosi per il gran numero dei vostri popoli. La vostra sovranità proviene dal Signore; la vostra potenza dall'Altissimo, il quale esaminerà le vostre opere e scruterà i vostri propositi; poiché, pur essendo ministri del suo regno, non avete governato rettamente, né avete osservato la legge né vi siete comportati secondo il volere di Dio. Con terrore e rapidamente egli si ergerà contro di voi, poiché un giudizio severo si compie contro coloro che stanno in alto. Con terrore e rapidamente egli si ergerà contro di voi, poiché un giudizio severo si compie contro coloro che stanno in alto. Il Signore di tutti non si ritira davanti a nessuno, non ha soggezione della grandezza, perché egli ha creato il piccolo e il grande e si cura ugualmente di tutti. Ma sui potenti sovrasta un'indagine rigorosa. Chi custodisce santamente le cose sante sarà santificato e chi si è istruito in esse vi troverà una difesa" (Sap 6, 1-10). Ebbene, questa Parola si è compiuta nel Tempio: Gesù è l'uomo autenticamente libero, che "non si ritira" neanche dinanzi a chi ha autorità sul Popolo; "non ha soggezione della grandezza" dei sommi sacerdoti, degli scribi e degli anziani; Gesù è libero perché "viene dal Cielo", dal Padre, è suo Figlio, è Dio! Per questo "con terrore e rapidamente egli si erge contro" di loro, "ministri del suo regno che non hanno governato rettamente, né hanno osservato la legge, né si sono comportati secondo il volere di Dio". Gesù poteva e doveva farlo, ne aveva l'autorità perché era il Messia, e stava rivelando in se stesso che l'inviato di Dio era Dio stesso fatto carne. "I sommi sacerdoti e gli scribi" avevano compreso bene il suo gesto, e per questo ,interrogandolo sulla sua "autorità", volevano spingerlo ad affermare pubblicamente di essere Dio; "cercavano", infatti, il modo di farlo morire", ma avevano bisogno di trovare un capo d'accusa contro di Lui, perché "avevano paura di lui, perché tutto il popolo era ammirato del suo insegnamento". Gelosi della propria "autorità" avevano preventivamente rifiutato perfino l'ipotesi che Gesù fosse davvero quello che diceva di essere con la sua nuova dottrina e testimoniava con i segni che compiva,; "amavano infatti più la gloria degli uomini che quella di Dio" e per questo, aggrappati alla loro "autorità" che veniva da "dottrine che sono precetti di uomini", erano incapaci di aprirsi umilmente alla conversione. Ma Gesù, svelando l'ipocrisia del loro cuore corrotto, aveva dimostrato che a smentirli erano la stessa Torah dalla quale dicevano di aver ricevuto l'autorità, e Mosè, dal quale la tradizione biblica fa risalire l'istituzione del Sinedrio. Gesù aveva smascherato il clericalismo che si annida nei vescovi, nei preti, ma anche nei laici, quando nel cuore si insedia la menzogna demoniaca che illude l’uomo di essere diventato come Dio perché ha potuto mangiare il frutto riservato a Lui; il clericalismo di quelli che pervertono l’autorità che viene da Dio e che per questo è sempre un servizio alla sua volontà, facendone un alimento per la superbia dell’uomo vecchio.

Per questo anche oggi Gesù "si aggira" nel Tempio di Dio che siamo ciascuno di noi. Scruta la sua Chiesa, la nostra comunità, la nostra famiglia, il nostro cuore. Viene cioè, con amore, a vedere l'effetto delle sue parole e dei suoi gesti nella nostra vita. Ti sei convertito accogliendo la sua autorità, oppure, come i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani, ti sei chiuso difendendo gelosamente la tua presunta autorità sulla tua vita, la libertà cioè di fare quello che ti sembra giusto e conveniente? Per intenderci, quella maschera beffarda della libertà che il serpente ha proposto ad Adamo ed Eva che, sedotti dall'autorità divina che gli era capitata a pochi centimetri, hanno prontamente indossato... Dunque vediamo: siamo realmente liberi al punto di sottometterci a Dio e alla sua volontà, oppure crediamo che l'autorità di Gesù, alla fine, ci condiziona, ci stringe in un angolo sottraendoci appunto, la libertà? Dietro alla domanda sull'autorità vi è quella più profonda sul destino dell'uomo, sul suo rapporto con Dio. La risposta di Gesù illumina questo dilemma. Essa ci riporta con i piedi per terra, ci mostra un fatto e ci invita a giudicarlo. Il "battesimo di Giovanni" era lì, davanti ai capi, mentre il popolo recava, sigillata, l'esperienza di quell'immersione. Di fronte a questo fatto dovevano prendere posizione, e si sono visti incapaci. Quel "non sapere" esprimeva l'infondatezza della loro autorità, quella di chi, cieco e sordo, pretende di essere guida di altri. Come spesso accade anche a noi, quando, tra mormorazioni e giudizi, stretti nei lacci della superbia, poniamo a Dio la stessa domanda: "con quale autorità fai queste cose nella mia vita?"; mio figlio innocente è malato, mi hanno licenziato, il fidanzato mi ha lasciato, quel collega trama sempre contro di me, i superiori non mi comprendono e continuano a umiliarmi, questo fallimento che è la mia vita inutile di cinquantenne senza nulla tra le mani, i figli che si ribellano... E, immancabilmente, rimaniamo senza risposta, con la vita che ci sfugge senza poter dare ad essa un senso nel quale riposare e trovare pace e felicità. Quante domande recano, celata, la stessa malizia sei capi del popolo, che, come una trappola, vorrebbe giustificare le ribellioni, il rifiuto, l'assoluta difesa di se stessi e delle proprie posizioni! Quante domande apparentemente ingenue e logiche nascondono il veleno dell'ipocrisia, e quante volte vi cadiamo, intrappolati nella carne e nei criteri mondani, nel sentimentalismo e nel moralismo giustizialista che trasforma la vita in un perpetuo ricorso al tribunale, dove conduciamo Dio stesso, nelle sembianze del prossimo o degli eventi, dei superiori e di chi ha "autorità" su di noi... Per questo oggi Gesù mette, con "il battesimo di Giovanni", davanti a noi anche la nostra storia. Come ha fatto quel giorno nel Tempio. La Parola che abbiamo ricevuto, l'annuncio che ha mosso la nostra vita iniziando a cambiarla, i segni compiuti da Gesù, sono parte della nostra esperienza. E' a questa che dobbiamo tornare per giudicare e discernere. Ai fatti che hanno compiuto nell'amore la Parola di Dio dobbiamo andare per crescere nella fede che si appoggia saldamente all'autorità di Cristo sulla propria vita. Se anche noi "non sappiamo" e non riconosciamo in ogni evento e in ogni persona che ci è accanto la presenza di Dio che, attraverso la storia esercita su di noi la sua "autorità" d'amore, significa che qualcuno ha rapito dal nostro cuore la verità, e con essa la libertà che da essa scaturisce. "Il battesimo di Giovanni veniva dal Cielo", ed era la veritàallo stesso modo, i segni d'amore deposti nella nostra vita testimoniano che Dio esiste e ci ama, e anche questa è la verità. Accoglierla significa riconoscere a Gesù l'autorità riservata a Dio. Significa credere in Dio e sottomettersi liberamente al suo amore. Se è vero che Dio ha operato in mio favore, se è vero che Lui mi ama, se il mio destino è la felicità in Lui, allora Dio è libero di condurre la mia vita, ha l'autorità di purificare il mio cuore la mia mente come e quando vuole, come ha fatto quel giorno nel Tempio. Se il suo amore mi ha riscattato e se gli appartengo, allora l'unica e autentica libertà si esprime proprio nel lasciarmi amare, nel consegnare la mia vita alle sue mani, alla sua volontà: "La più grande espressione della libertà è la capacità di decidersi per un dono definitivo, nel quale la libertà, donandosi, ritrova pienamente se stessa" (Benedetto XVI). "Sapere" in virtù di un'esperienza illuminata dallo Spirito di Verità, che la nostra vita, in ogni suo aspetto, in ciascun evento, dalla famiglia nella quale siamo nati, alla scuola che abbiamo frequentato, al lavoro, è una meravigliosa opera di Dio, ci conduce a riconoscere che tutto di noi "viene dal Cielo" per compiere in noi "il battesimo di Giovanni"ovvero per indurci alla metanoia, alla penitenza, che significa cambiamento di mentalità. La storia di oggi e di ogni giorno ci accoglie nell'amore celeste come un battesimo nel quale diviene naturale consegnare le chiavi della nostra esistenza al Signore. IL Vangelo di oggi ci annuncia una verità assoluta che solo la fede adulta può accogliere: nella nostra storia nulla viene dagli uomini. Certo che questo contrasta eccome con la mentalità mondana, ma anche con quella religiosa che fa del Tempio un luogo di mercato, e, peggio, una "spelonca di ladri". Non a caso il mondo e la religione si sono alleati per uccidere Gesù di Nazaret, insidiati entrambi dalla sua "autorità". Non si tratta di comprare e rubare la salvezza, ma di accoglierla nella storia che Gesù ha rivelato essere il Tempio di Dio dove offrirsi per amore. Non a caso, infatti, è stato crocifisso fuori da Gerusalemme, al Calvario, insieme ai peggiori criminali. Dio ha deposto cioè la sua "autorità" fuori dalla santità della Città che Lui steso aveva eletto come segno profetico della sua dimora. E in quel luogo maledetto accade l'impensabile: non è il peccatore che compra l'agnello per il sacrificio, ma è Dio stesso che, nella carne del suo Figlio, si fa Agnello che offre se stesso per riscattare e comprare il peccatore al caro prezzo del suo sangue: "Cristo invece, venuto come sommo sacerdote di beni futuri, attraverso una Tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano di uomo, cioè non appartenente a questa creazione, non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue entrò una volta per sempre nel santuario, procurandoci così una redenzione eterna. Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsi su quelli che sono contaminati, li santificano, purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo, che con uno Spirito eterno offrì se stesso senza macchia a Dio, purificherà la nostra coscienza dalla opere morte, per servire il Dio vivente?" (Eb 9, 11-14). Sulla Croce, dunque, nel corpo di Cristo appare il nuovo Tempio ormai purificato da ogni traffico e divenuto finalmente "casa di preghiera per tutte le nazioni"; proprio nel luogo più lontano dalla santità il Padre depone il Santo dei Santi per dischiuderlo dinanzi al peccatore inchiodato al supplizio più atroce, immagine di ogni pagano lontano da Dio, perché, "con piena libertà" potesse "entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, per questa via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne" (Eb 10,19). Fratelli, "dagli uomini" vengono i peccati, che ci fanno soffrire, ma non hanno l'autorità, il potere e la libertà che ha Dio, perché possono essere assorbiti e dissolti nella sua misericordia. La sofferenza, i fallimenti, anche le situazioni difficili che, invece di essere sanate, sembrano giungere senza soluzione al loro epilogo più doloroso, tutto viene dal Cielo perché fa parte di un disegno misterioso di amore con il quale il Padre ci conduce a sé: la nostra vita è immersa in un battesimo che viene dal Cielo, ancor più grande di quello di Giovanni. Ogni evento ci accompagna nel cammino della conversione alla Verità e all'amore, e costituisce la piscina battesimale dove lasciare senza vita il nostro uomo vecchio per rinascere come nuova creatura. Tutto è Grazia, perchè tutto è amore, anche quello che appare più assurdo, anche quando la nostra vita è messa sottosopra dallo zelo infinito del Signore. Così "l'autorità" di Gesù, la sua libertà assoluta manifestata nel dono gratuito di se stesso, "l'autorità crocifissa", ci incontra negli eventi di ogni giorno, e "libera" la nostra libertà in forza del suo amore; riconoscendo e accogliendo l'autorità del Signore, la nostra libertà ci consegna al nostro unico ed autentico destino, quello d'essere Tempio vivo di Dio in questa generazione, oblazione santa per la salvezza di ogni uomo, carne e sangue dove Gesù esercita la sua autorità per salvare chi ci è accanto. Essa non dispensa risposte a gettone, non si risolve in un ansiolitico che ci strappi al dramma fondamentale dell'esistenza. L'autorità di Cristo attira l'uomo nella sua libertà, e lo crocifigge sulla sua stessa Croce, svelando l'unico senso che dà valore e sostanza alla vita: il dono senza riserve che scaturisce dall'amore, il sale di ogni istante: "Il dolore è una presenza ed esige, perciò, la nostra presenza. A questo terribile problema solo Dio era in grado di rispondere: “Non sono venuto a spiegare, dissipare dubbi con una spiegazione, ma a riempire il vuoto, a sostituire con la mia presenza il bisogno della spiegazione”. Il Figlio di Dio non è venuto a distruggere la sofferenza, ma a soffrire con noi. Non è venuto a distruggere la croce, ma a distendersi sopra". (Paul Claudel, Lettere sul dolore).









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