Gesù era "fuori di sé"; non viveva in se
stesso, per se stesso, ma totalmente “fuori”, consegnato agli uomini. L'amore
che lo rendeva pane gli impediva di prendere pane. Si nutriva della volontà del Padre, un
cibo che l’uomo vecchio non conosce perché è incapace di comprendere le ragioni dello Spirito, anzi, vi muove guerra; e ci
muove per saziarsi, non per saziare. Per questo "i suoi" - che
potrebbero essere i preti, le suore, quelli a Lui più vicini giuridicamente e sentimentalmente ma non esistenzialmente - gelosi e invidiosi, non potevano accettare la follia di un amore che lo
sospingeva ben oltre i limiti della carne, dando la sua da mangiare
nei luoghi che tutti evitavano, per le persone che tutti ritenevano ormai
spacciate. Gesù era la gratuità totale, mai vista prima in un uomo. Non è possibile che sia reale un amore così, il nostro cuore
non lo ha conosciuto. Ci deve essere qualcosa sotto, non si può vivere e amare
così. Come uscire da noi stessi se “fuori” abbiamo conosciuto solo la morte della frustrazione? Come fai a donare la tua vita se essa è solo un pugno di giorni amari da difendere con i denti? Per questo i suoi cercano di "prendere" Gesù e riportarlo alla ragionevolezza della sapienza carnale. Dovevano addomesticarlo per renderlo
innocuo e non contraddicesse le loro convinzioni mettendo in crisi equilibri
faticosamente acquisiti. Così, spesso accade che i nemici dei cristiani siano
proprio i familiari più stretti, la carne della tua
carne. O l’amico del cuore, il fidanzato, per cui ci troviamo infilati in
rapporti morbosi e pieni di compromessi, cercando inutilmente di saziare la fame di amore. Accettiamolo, anche noi siamo tra i parenti di Gesù, impigliati nelle stesse debolezze affettive.
Per amare bisogna essere passati oltre il mare che ci inchioda in Egitto schiavi
del faraone. Ama solo chi, ormai libero, vive ogni evento nella Pasqua di
Cristo! Ma coraggio, nella Chiesa che ci sazia con il cibo della vita eterna, possiamo accogliere Cristo che esce "fuori di sé" per essere amore "dentro" la nostra carne, e così trasformare noi egoisti in agnellini umile che si offrono a chi li conduce al mattatoio.
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