Lunedì della VII settimana del Tempo Ordinario



αποφθεγμα Apoftegma

San Massimo il Confessore afferma che 
dal momento della creazione dell’uomo e della donna, 
la volontà umana è orientata a quella divina 
ed è proprio nel “sì” a Dio che la volontà umana 
è pienamente libera e trova la sua realizzazione. 
Purtroppo, a causa del peccato, 
questo “sì” a Dio si è trasformato in opposizione: 
Adamo ed Eva hanno pensato che il “no” a Dio fosse il vertice della libertà, 
l’essere pienamente se stessi. 
Gesù al Monte degli Ulivi riporta la volontà umana al “sì” pieno a Dio; 
in Lui la volontà naturale è pienamente integrata nell’orientamento 
che le dà la Persona Divina. 
Gesù vive la sua esistenza secondo il centro della sua Persona: 
il suo essere Figlio di Dio. 
La sua volontà umana è attirata dentro l’Io del Figlio, 
che si abbandona totalmente al Padre. 
Così Gesù ci dice che solo nel conformare la sua propria volontà a quella divina, 
l’essere umano arriva alla sua vera altezza, diventa “divino”; 
solo uscendo da sé, solo nel “sì” a Dio, 
si realizza il desiderio di Adamo, di noi tutti, 
quello di essere completamente liberi.

Benedetto XVI











L'ANNUNCIO


Dal Vangelo secondo Marco 9,14-29

In quel tempo, Gesù sceso dal monte e giunto presso i discepoli, li vide circondati da molta folla e da scribi che discutevano con loro.
Tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?».
Gli rispose uno della folla: «Maestro, ho portato da te mio figlio, posseduto da uno spirito muto. Quando lo afferra, lo getta al suolo ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». Egli allora in risposta, disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». E glielo portarono.
Alla vista di Gesù lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava spumando. Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall'infanzia; anzi, spesso lo ha buttato persino nel fuoco e nell'acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». Il padre del fanciullo rispose ad alta voce: «Credo, aiutami nella mia incredulità».
Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito immondo dicendo: «Spirito muto e sordo, io te l'ordino, esci da lui e non vi rientrare più». E gridando e scuotendolo fortemente, se ne uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «E' morto». Ma Gesù, presolo per mano, lo sollevò ed egli si alzò in piedi.
Entrò poi in una casa e i discepoli gli chiesero in privato: «Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?». Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera».





IN CRISTO NESSUN "SE", SOLO LA CERTEZZA GRANITICA DEL SUO AMORE ONNIPOTENTE

Ogni giorno, come un fiume carsico, scorre in noi una sottile sofferenza; spesso non ne comprendiamo l'origine, siamo tristi e basta. Spesso ne imputiamo le cause a chi ci sta intorno, ai fatti del presente o del passato, perché non crediamo che l'unica ragione di ogni nostra sofferenza è il peccato, generato in noi dall'ascolto che abbiamo prestato al "se" insinuatoci dal demonio. "Se tu puoi qualcosa" è figlio del "se" sibilato dal serpente mentre ipnotizzava le debolezze di Adamo ed Eva: "se Dio ti ama" perché ti proibisce di mangiare questo frutto? Perché è geloso e sa che, "una volta che ne mangiaste, diventereste come Lui"... Così, con un "se" gonfio di invidia la morte è entrata nel mondo, ed è giunta sino a te e a me. Lo stesso "se" ci attende per sporcarci lo sguardo su chi ci è accanto, stravolgendo le sue parole, seminando pregiudizi sulle sue intenzioni. Soffriamo perché i "se" ci succhiano le energie, spogliando la vita della sua autenticità, per catapultarci in una selva di dubbi e angosce che ci impediscono di entrare nella storia. Per questo, di fronte all'incredulità, Gesù ci chiede oggi da quanto tempo siamo incapaci di perdonare, la minima avvisaglia di umiliazione ci riempie di spavento e cominciamo a tremare e ci difendiamo. Da quanto tempo non possiamo fare a meno di essere al centro dell'attenzione? Soffriamo dall'infanzia, da quando cioè il demonio ci ha ingannato. Il figlio del Vangelo è immagine di ogni uomo che, concepito nel peccato fin dal grembo materno, è parte della generazione incredula, stirpe di Adamo ed Eva. Anche noi sperimentiamo le conseguenze che appaiono nel ragazzo, magari le vedi oggi in tuo marito o tua moglie, nei tuoi figli: tutto si fa ostile, mentre il rancore getta nel fuoco delle passioni o nell'acqua melmosa della depressione. Il demonio afferra con i pensieri, getta al suolo incapaci di perdonare, pazientare, scusare; e si comincia a schiumare ira di fronte ai torti e alle ingiustizie, si digrignano i denti pieni di sdegno per le debolezze dell'altro, ci si irrigidisce nelle proprie posizioniE non possiamo farci nulla perché, ingannati, lottiamo contro le creature di carne e di sangue o gli eventi per cambiarli, e non ci abbandoniamo all'unico che può scacciare dalla nostra vita il demonio. Sino a quando Gesù, stanco di stare"accanto e sopportare tanta incredulità, pieno di gelosia e per i suoi fratelli presi al laccio dei "se", non ci viene incontro. La sua sola presenza nelle liturgie dove ci conduce la Chiesa scuote il cuore perché sia svelato lo spirito muto che ci isola dagli altri e dalla storia. Eppure, proprio le convulsioni provocate dalla Parola predicata dalla Chiesa sono il segno che si comincia a guarire. E quando sembra che neanche i preti e i catechisti possano nulla, il Signore può annunciarci le stesse parole rivolte dall'angelo a Maria: Tutto è possibile per chi crede. Parole che, rispondendo con amore alla nostra incredulità, illuminano il "se" nascosto nel cuore per aprirci a Lui con l'umiltà della fede. Pur nell'apparente contraddizione, credere innanzitutto che siamo increduli, per credere poi che Gesù, oggi e ogni istante della nostra vita, può aiutarci nella nostra incredulità. "Credo", ed è un dono del Cielo; "aiutami nella mia incredulità", e siamo noi che accettiamo di essere, atterriti dal male impossibile da sconfiggere, incapaci di tutto, perfino di appoggiarci a Lui. Scacciare un demonio installato nel cuore infatti, è l'impossibile per eccellenza. Solo la preghiera insistita della Chiesa che siamo chiamati a fare nostra, può innescare il potere infinito di Gesù. Chi ama prega, non si perde in chiacchiere e ricorsi umani, perché amare è conoscere l'origine della sofferenza dell'altro e sapere che solo un esorcismo può salvarlo. Se non preghi è perché non ami davvero, neanche tuo figlio. Forse hai a cuore la sua salvezza umana, non certo il suo destino eterno con Cristo. Per questo, chi ama sua moglie, suo marito, i suoi figli, le pecore affidategli, si lascia assorbire nell'intimità di Cristo dove può consegnargli, nella preghiera, anche i casi più disperati, nella certezza della fede della Chiesa, che a Lui nulla è impossibile. Ma può pregare solo chi, ascoltando il Signore ordinare allo spirito malvagio di uscire da lui, ha sperimentato la morte dell'uomo vecchio e la liberazione dal demonio, autentica perché non è più rientrato nel suo cuore. Allora non nevrotizzeremo somatizzando interiormente le convulsioni dei figli o di chi ci è accanto, ma sapremo riconoscere in esse il demonio che, uscendo, li lascia come morti perché non possono fare quello che la carne esigerebbe facendosi del male. E discernere nella pace la mano di Cristo che, per mezzo della Chiesa, li sta sollevando rimettendoli in piedi, ovvero risuscitando nella dignità dei figli di Dio

COMMENTO COMPLETO

Ogni giorno, come un fiume carsico, scorre in noi una sottile sofferenza; spesso non ne comprendiamo l'origine, siamo tristi e basta. Più spesso imputiamo le cause della sofferenza e della frustrazione a chi ci sta intorno, ai fatti del presente o del passato. Ma, sia che lo psicologo ci abbia illuminato la sorgente, sia che brancoliamo nel buio, continuiamo a soffrire e non sappiamo come uscirne, perché non crediamo che l'unica ragione di ogni nostra sofferenza è il peccato, generato in noi dall'ascolto che abbiamo prestato al "se" insinuatoci dal demonio. "Se tu puoi qualcosa" è figlio del "se" sibilato dal serpente mentre ipnotizzava le debolezze di Adamo ed Eva: "se Dio ti ama" perché ti proibisce di mangiare questo frutto? Perché è geloso e sa che, "una volta che ne mangiaste, diventereste come Lui"... Così, con un "se" gonfio di invidia la morte è entrata nel mondo, ed è giunta sino a te e a me. Lo stesso "se" ci attende per sporcarci lo sguardo su chi ci è accanto, stravolgendo le sue parole, seminando pregiudizi sulle sue intenzioni. Soffriamo dunque perché i "se" ci succhiano le energie, spogliando la vita della sua autenticità, per catapultarci in una selva di dubbi e angosce che ci impediscono di entrare nella storia. Soffriamo perché "dall'infanzia" abbiamo accolto il "se" che ci ha sottratto la Verità. Per questo, di fronte all'incredulità, Gesù ci chiede oggi "da quanto tempo" siamo incapaci di perdonare. "Da quanto tempo" la minima avvisaglia di umiliazione ci riempie di spavento e cominciamo a tremare e ci difendiamo, magari attaccando gratuitamente chi ci è accanto? "Da quanto tempo" non possiamo fare a meno di essere al centro dell'attenzione? Soffriamo "dall'infanzia", quando il demonio, ingannandoci, ha conficcato la menzogna nel nostro cuore e nella nostra mente. Prendendo spunto da una sofferenza, da un'ingiustizia, dalla croce con la quale ogni uomo è segnato sin dalla nascita, il demonio ci ha reso schiavi dei suoi desideri che cercano, sempre, di uccidere Cristo. Il figlio del Vangelo è immagine di ogni uomo che, fin dal grembo materno, è stato concepito nel peccato. Siamo tutti figli di una "generazione incredula", stirpe di Adamo ed Eva. Il demonio esiste, e si frappone sempre tra noi e Dio, e insinua il dubbio, agita lo spettro della sofferenza, della solitudine, e ci spinge a farci dio, a stabilire le regole del gioco, per decidere che sono un bene gli appetiti da lui suscitati, mentre è male quanto proviene da Dio. Per questo, credere al demonio è non credere a Dio. Le conseguenze appaiono nel ragazzo del Vangelo: tutto si fa ostile, ci getta nel fuoco delle passioni, nell'acqua melmosa della depressione: non lo sperimentiamo ogni giorno? Il demonio ci "afferra" con i pensieri, ci "getta al suolo" incapaci di perdonare, pazientare, scusare; e cominciamo a "schiumare" ira di fronte ai torti e alle ingiustizie, "digrigniamo i denti" pieni di sdegno per le debolezze dell'altro, e ci "irrigidiamo" nelle nostre posizioni, nei criteri e giudiziE non c'è verso, non possiamo farci nulla perché, ingannati, lottiamo contro le creature di carne e di sangue, muoviamo guerra agli eventi per cambiarli, e non ci abbandoniamo all'unico che "può scacciare" dalla nostra vita il demonio. 



Sino a quando Gesù, stanco di "stare" accanto e "sopportare" tanta incredulità, pieno di gelosia e zelo per i suoi fratelli presi la laccio dei "se", non ci viene incontro; e comincia a "scuotere" il nostro cuore perché sia svelato l'inganno, lo "spirito muto" che, con la menzogna, ci ha chiusa mente, cuore e bocca di fonte alla Verità. E allora, anche questo lo sperimentiamo, anche da bambini come no..., ci prendono le "convulsioni" e cominciamo a "spumare" bugie e giustificazioni grottesche, perché è dura per l'orgoglio scoprirci peccatori. Ma Lui ci ama davvero, ci ha visti già liberati nell'estasi della Trasfigurazione da cui è appena disceso; non si scandalizza e non si ferma, ma ci annuncia le stesse parole rivolte dall'angelo a Maria: "Tutto è possibile per chi crede". Parole d'amore che schiudono le labbra e il cuore alle parole della fede: "credo, aiutami nella mia incredulità". E' l'apparente contraddizione che ci apre alla conversione e alla salvezza: credere innanzitutto che siamo increduli, per credere poi che Gesù, oggi e ogni istante della nostra vita, può aiutarci nella nostra incredulità. "Credo", ed è un dono del Cielo; "aiutami nella mia incredulità", ed è la nostra povera carne mendicante di vita. In questa preghiera c'è tutta la nostra vita, il cammino di fede a cui siamo chiamati. Il poco che siamo non è l'inizio della fine, ma l'aurora della salvezza. Basta solo una parola, l'annuncio amoroso che Dio può tutto, soprattutto l'impossibile. E scacciare un demonio installato nel cuore di una persona è l'impossibile per eccellenza. Solo la preghiera robusta di fede adulta può innescare il potere infinito di Gesù. Per questo chi ama prega, non si perde in chiacchiere e dolcinerie; chi ama conosce l'origine della sofferenza dell'altro e sa che solo un esorcismo può salvarlo. Per questo, chi ama sua moglie, suo marito e i suoi figli, chi ama le pecore affidategli, si lascia assorbire nell'intimità di Cristo dove può vedere trasfigurata ogni situazione e discernere le primizie del Cielo in ogni dolore. E così consegnargli, nella preghiera, anche i casi più disperati, nella certezza che nulla è impossibile a Dio. Solo chi, guarito dai demoni muti e sordo ai "se" satanici, prega incessantemente e vive la propria vita come una liturgia di lode, non ha paura di ripetere l'unico annuncio che può salvare: "spirito muto e sordo, io te l'ordino, esci da lui e non vi rientrare più"; solo chi è risuscitato con Cristo sa che nell'incontro con Lui l'uomo vecchio è destinato a "morire". Nessun timore allora se, consegnato a Cristo, il figlio comincia a "gridare" e a ribellarsi "scuotendosi" perché non vorrebbe abbandonare i peccati. E' proprio il segno che il demonio sta "uscendo", lasciandolo "come morto". E' triste forse per non poter più uscire con quella ragazza o quegli amici, a buttar via la sua gioventù. E' allora che, senza nevrosi di fronte alla morte dell'uomo vecchio, occorre prestare la propria "mano" a Cristo, lasciando che Lui, pieno di misericordia, ci ispiri parole e amore con cui "sollevare" e "rimettere in piedi" nostro figlio. E questo siamo chiamati a viverlo con chiunque, perché così, attraverso la Chiesa, Gesù ha fatto con noi, ridonandoci la dignità di persone e la Grazia per entrare laddove i "se" ci avevano impedito di donarci.



QUI IL COMMENTO COMPLETO E GLI APPROFONDIMENTI





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